Suor Smerilli avverte: in questo momento di pandemia occorre saper comunicare e coinvolgere tutti. Le donne hanno in questo una marcia in più. Sono loro più degli altri a rischiare di perdere il lavoro
Con le scuole chiuse e la gestione dei bambini che ricade sulle donne, c’è «il rischio che non tornino al lavoro è più concreto. C’è inoltre un problema culturale».
A lanciare l’allarme sulle colonne di La Repubblica (2 maggio) è Suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, consigliera dello Stato del Vaticano, è nel comitato di donne per le Pari Opportunità voluto dalla ministra Elena Bonetti per il dopo emergenza sanitaria.
«In questo momento di pandemia occorre saper comunicare e coinvolgere tutti. Le donne hanno in questo una marcia in più. Sono loro più degli altri a rischiare di perdere il lavoro, o di non inserirsi nel mondo del lavoro vista l’emergenza economica all’orizzonte».
“Le più colpite”
Le donne, avverte la suora economista, sono «da una parte le più colpite, dall’altra sono una risorsa per la ripresa. Dipende sempre dallo sguardo e da come ci poniamo. Non solo in Italia, ma nel mondo. Il rapporto Onu analizza l’impatto della pandemia sulle donne, sulla possibilità di accedere al lavoro. Ricordiamo che in Italia solo il 49% di donne lavora e che il lavoro in casa grava sulle spalle delle donne».
La Chiesa guarda “a chi resta indietro”
In questo contesto «lo sguardo della Chiesa è rivolto a chi rischia di rimanere indietro. Il Papa ha parlato del salario universale che ha scompigliato il dibattito pubblico. Il senso cristiano del lavoro è continuare l’opera della Creazione e tutti lo facciamo e quindi in una emergenza in cui alcuni sono costretti a stare fermi, si può ricorrere a una retribuzione universale».
«La Chiesa – conclude – siamo tutte noi, io, le mie consorelle pienamente attive. Nella Chiesa come struttura gerarchica c’è tanto da fare e ci stiamo muovendo».
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