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Perché le donne sono più resistenti al Coronavirus?

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Dmytro Flisak | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 16/03/20

Il Covid-19 non fa differenze di portafoglio, ma distingue età, genere e compresenza di altre patologie

L’elemento che più ci preoccupa rispetto alle statistiche dell’epidemia da Coronavirus sono certamente i dati relativi alla mortalità. Questi numeri in costante crescita rappresentano per noi il più valido “termometro” della gravità della malattia e condizionano le relative risposte emotive che si attivano in ciascuno, anche se con intensità molto diverse.

L’Oms e l’Iss non riferiscono i dati relativi a sesso e patologie preesistenti dei soggetti deceduti, rispetto alle cui cause di morte si è aperto un dibattito scientifico e non solo: quanti non ce l’hanno fatta “per”  il Coronavirus e quanti “con” il Coronavirus? In questo panorama esistono due studi scientifici, uno della missione dell’Oms in Cina e l’altro del Centro Cinese di Controllo e Prevenzione delle Malattie (Ccdc) che hanno preso in esame decine di migliaia di casi verificatasi in Cina estrapolandone alcune interessanti informazioni.

Lo studio dell’Oms

Lo studio dell’Oms pubblicato il 28 febbraio scorso ha analizzato 55.294 casi di positività confermati in laboratorio. Le percentuali registrate possono risultare sovrastimate visto che moltissimi contagiati delle prime ore sono guariti rapidamente e non sono stati testati. Il tasso di letalità (rapporto fra contagiati e deceduti) è risultato complessivamente del 3,8 %, variando però di molto con l’avanzare dell’età e raggiungendo il 21,9 % per gli ultra 80enni. Questa percentuale è più alta fra gli uomini rispetto alle donne (4,7 % contro il 2,8%), e più bassa in chi non ha patologie concomitanti al Coronavirus: l’1,4%. Questi tassi aumentano nei malati cardiovascolari (13,2%), diabetici (9,2%), ipertesi (8,4%), con patologie respiratorie croniche (8%), oncologici (7,6%). (globalist.it)


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Lo studio del Centro Cinese di Controllo e Prevenzione delle Malattie

Lo studio del Ccdc, condotto su 72.314 casi di cui solo 44.672 confermati, per le patologie concomitanti indica percentuali lievemente minori di quelle dell’Oms, così come per chi era perfettamente sano prima di infettarsi, mentre per quanto riguarda il rapporto uomini/donne riporta un tasso del 2,8% fra i primi e del 1,7 % fra le seconde. Il tasso di letalità medio per i casi confermati è indicato nel 2,3%, variando dallo 0,9% nelle fasce fino a 39 anni al 14,8% negli ultra 80enni. (Ibidem)

In Italia non abbiamo ancora studi analoghi a quelli citati, ma la rilevanza delle due variabili : “età” e “compresenza di altre patologie” sembra comunque confermata anche nel nostro Paese. Il New York Times si è interessato alla disparità tra uomini e donne per quanto riguarda la letalità del Coronavirus prendendo a riferimento lo studio del Cdcc. L’autrice dell’articolo osserva che:

Gli uomini sono stati più facilmente vittime anche delle epidemie del passato, come la SARS, dove il tasso di mortalità maschile fu del 50% maggiore di quello femminile, o la MERS che causò la morte del 32% degli uomini contagiati e di circa il 26% delle donne. (rivista studio.com)

Le donne hanno un sistema immunitario più forte

I fattori che rendono ragione di questa differenza sono diversi e solo in parte conosciuti, ma gli scienziati convengono sul fatto che il sistema immunitario femminile sia più forte di quello del sesso “forte”, in cui fra l’altro la pressione del sangue è maggiore, elemento sfavorevole in presenza di malattie respiratorie (Ibidem).


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Il vizio del fumo

In Cina inoltre la differenza la fa inoltre il fumo:ne fa uso solo il 2% delle donne contro il 50% degli uomini. Cosa dice a tutti noi quanto registrato in Cina? Che dobbiamo proteggere maggiormente le fasce più deboli per età anagrafica e coesistenza di patologie cardiovascolari, oncologiche e metaboliche; che la disparità nella letalità fra uomini e donne sarà molto probabilmente inferiore rispetto alla Cina alla luce della diffusione del tabacco molto simile fra i due sessi nel mondo occidentale; che il tasso di letalità complessivo risentirà del maggiore invecchiamento della nostra popolazione; che i fumatori di entrambi i sessi hanno una ulteriore pressante ragione per contenere il loro rapporto con il tabacco.

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