Le educatrici dell’Hakuna Matata, un baby parking di Grugliasco, hanno deciso di restare accanto ai piccoli alunni un po’ spaesati dalla chiusura della loro scuola, confezionando dei video dove leggono i loro libri preferiti. La dilagante preoccupazione per il Coronavirus, che per certi aspetti sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria psicosi collettiva, rischia di contagiare emotivamente in modo grave anche i nostri bambini – specie i più piccoli – creando in loro un’ansia maggiore che negli adulti, anche perché dotati di minori strumenti e risorse cognitivi. Risulta pertanto particolarmente interessante l’iniziativa assunta dalle educatrici di un baby parking per bambini dagli 0 ai 3 anni di Grugliasco in provincia di Torino, l’Hakuna Matata, in coincidenza con l’ordinanza che ha imposto la chiusura di tutte le strutture scolastiche. Come spiegare loro cosa stava succedendo e perché non potevano più giocare con le loro care maestre improvvisamente scomparse? Hanno deciso di pubblicare ogni sera un video in cui, a turno, ognuna di loro intrattenesse i bambini leggendo un libro.
Volevamo essere vicine ai nostri bambini in questo momento difficile
Racconta la direttrice della struttura, Iria Berardi:
Durante i giorni di chiusura abbiamo ricevuto moltissimi sms con foto dei nostri bimbi mentre pitturavano, leggevano, cantavano o facevano attività che fanno di solito con noi maestre (…) oppure messaggi vocali degli stessi bimbi che ci chiedevamo come mai fossimo chiuse, dove eravamo, perché non giocavamo con loro. Tutto questo ci ha commosso e per esser loro vicine in questo momento un po’ difficile e per alcuni anche di paura abbiamo deciso a seguito della seconda ordinanza di pubblicare ogni sera un video dove a turno ognuna di noi intrattenesse i bambini leggendo un libro. (torinoggi.it)
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E poi:
Abbiamo scelto il libro per dar valore alla lettura ad alta voce, di fondamentale importanza nella fascia 0-3 con cui lavoriamo noi, ma anche perché attraverso il libro il contatto emotivo con il bambino è immediato (…). (Ibidem)
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Siamo commosse
I video, caricati sulla pagina facebook Hakuna Matata baby parking Grugliasco, stanno riscuotendo un incoraggiante apprezzamento.
Stiamo ricevendo foto dei nostri bambini incantati mentre ci ascoltano o ci guardano in tv e siamo commosse in quanto ci arrivano video di bimbi di 5 mesi che appena sentono la nostra voce sgambettano felici perché ci hanno riconosciute. Questo per noi è tutto. (torinoggi.it)
Di seguito l’ultimo video “della buona notte” pubblicato da queste maestre speciali!
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Le domande mute dei bambini
Tante sono le domande che i bambini più grandicelli si pongono e non sempre le rivolgono tutte agli adulti, che sono chiamati ad intuirle anche quando non esplicitate verbalmente. Si passa dalla sorpresa per le mascherine – o addirittura i guanti – e per le scuole chiuse, allo sgomento di fronte alla televisione che non parla d’altro, al divieto di baciarsi e stringersi le mani, alla notizia dei decessi, al timore per chi ha i bimbi cinesi in classe o al pericolo percepito per i nonni anziani. Di fronte a questi interrogativi angosciosi, e a mille altri, i piccoli non restano passivamente in attesa che gli adulti spieghino loro come va e cambia il mondo ai tempi del coronavirus, e spesso un’idea cercano di farsela da soli, magari sbagliata e il più delle volte quantomeno confusa. Ecco perché ai bambini, come sottolinea Vania Giacomet, professore associato dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità di Infettivologia Pediatrica al Sacco
(…) dobbiamo parlare in modo schietto, cercando di bilanciare la necessità di spiegare cosa sta accadendo e fornire loro le essenziali regole di prevenzione, con quella di infondere fiducia. (ilfattoquotidiano.it)
Alchimia tra regole e fiducia
Come bilanciare il messaggio sull’importanza di attenersi alle regole per proteggersi e proteggere gli altri con la necessità di non trasmettere ansia? Fornendo contestualmente il messaggio rassicurante che gli scienziati più importanti stanno lavorando a soluzioni per debellare il virus e che in Italia siamo molto fortunati perché abbiamo un’ottima sanità e bravi medici. Per cui, trascorso questo periodo iniziale un po’ più complicato, rispettando le regole e con l’arrivo dei vaccini e delle medicine, tutto tornerà come sempre. Inoltre proprio i bambini sono più forti e resistenti al contagio, e quando si ammalano hanno sintomi molto leggeri. (Ibidem)
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Al di là delle parole
Ma oltre quello che si dice, la cosa più importante per l’impatto che ha sui bambini, è il comportamento dei genitori e le emozioni che essi, anche involontariamente, trasmettono. Al riguardo la neuropsichiatra Maria Antonella Costantino, presidente della Società Italiana dell’infanzia e adolescenza, e direttrice dell’Unità operativa dedicata del Policlinico di Milano, spiega:
Gli adulti devono imparare a gestire l’ansia perché possiamo dire qualsiasi cosa, ma se i nostri figli ci vedono entrare nel panico, capiscono che stiamo nascondendo qualcosa. Spiegazioni semplici, dunque, realistiche e adatte all’età, ma non onnipotenti si direbbe in gergo. (ilfattoquotidiano.it)
Il succo dovrebbe essere che noi dobbiamo fare del nostro meglio ed avere fiducia nei medici e nelle altre persone che stanno lavorando per la nostra salute. E bisogna anche stare molto attenti a non appesantirli troppo con le nostre crescenti preoccupazioni economiche, perché anche questo aspetto è in grado di ingenerare in loro molta ansia.
L’impatto delle immagini
La mascherina è una delle immagini simbolo di questa epidemia, e lo è tanto più per i bambini insieme alle città anche italiane deserte e gli scafandri bianchi del personale sanitario. La neuropsichiatra però ci sensibilizza su un aspetto cruciale di questo sguardo infantile sulla realtà al tempo del coronavirus:
Le immagini che si vedono in tv viaggiano troppo velocemente e rischiano di generare angoscia. Non solo sono più inquietanti della realtà, soprattutto quella che riguarda direttamente il nostro Paese, ma i bambini non hanno il tempo metabolizzare quel tipo di informazioni. Ecco perché sarebbe preferibile che non seguissero, soprattutto da soli, quei programmi nei quali si parla di Coronavirus, né vedessero filmati e servizi giornalistici magari legati all’emergenza cinese. (Ibidem)
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