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La mia bimba come “un’appestata”. La caccia all’untore non risparmia i più piccoli

LITTLE GIRL, PROTECTIVE MASK,

Pressmaster | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 29/02/20

Padova. Lo sfogo di un padre ai tempi del Coronavirus: "Capisco l'emotività del momento ma qualcuno dovrebbe anche provare a mettersi nei nostri panni prima di scrivere o dire certe cose".

I contagi da Coronavirus aumentano di giorno in giorno in Italia, così come peraltro i casi di guarigione, ed ora è arrivata la notizia dei primi bambini positivi a questa infezione. Ma tranquillizza il fatto che i virologi di tutto il mondo hanno più volte affermato che i bambini appaiono più resistenti alla malattia.

Pochi i casi registrati in Cina, come sappiamo epicentro dell’epidemia, e nessun decesso è stato registrato fra i più piccoli secondo gli studi scientifici internazionali. Come conferma Alberto Villani, Presidente della Società Italiana di Pediatria:

Finora non c’è stato nessun decesso sotto i 10 anni e il virus avrebbe solo lo 0,2% di letalità tra i 10 e i 19 anni e resta stabile fino ai 39 anni. Ad oggi è stato segnalato solo un caso critico di un ragazzo di 15 anni. (Corriere)

Pur in assenza di una risposta certa sul perché i bambini sembrano maggiormente protetti dal Covid-19, così come avvenuto nel recente passato per la Sars e la Mers, non possiamo che gioirne insieme ai nostri cari angioletti.

Il caso di Piacenza

Anche la buona notizia del parto avvenuto a Piacenza, in cui il neonato di una madre positiva al virus è risultato immune dall’infezione, rafforza questo cauto ma fondato ottimismo. Purtroppo questo dato confortante non è bastato ad immunizzare almeno i bambini dagli effetti della psicosi collettiva che si è scatenata con progressione esponenziale nel nostro Paese.


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Padova: bambina di 8 anni positiva

Il quotidiano Repubblica nell’edizione di ieri riporta infatti la storia non certo edificante di quanto sta capitando ad una famiglia di Curtarolo in provincia di Padova. Mercoledì scorso ai genitori è arrivata la comunicazione dall’Ospedale che la primogenita di otto anni risulta positiva al virus, ma a questa informazione, ovviamente angosciante, si è aggiunta, amplificandone la risonanza emotiva, quella che già prima del contatto da parte del laboratorio d’analisi i nomi di tutti i componenti della famiglia, compreso quello della piccola, giravano in rete.

Le gravi condizioni di salute del nonno

Oltre tutto questo nucleo si trova ad affrontare le gravi preoccupazioni per il nonno della bambina, ricoverato in terapia intensiva a causa dell’infezione, e per la sorellina di 3 anni attualmente negativa. Sappiamo che il virus, osservato al microscopio sembra la corolla di un fiore con tanti petali rossi, e questo ha ispirato il papà per spiegare alla figlia la positività al virus:

(…) ho detto alla mia bambina, di non preoccuparsi, perché dentro di lei c’è un fiorellino che non le farà male in alcun modo. (Repubblica)

La quarantena

Viene in mente Roberto Benigni nel film “La vita è bella”, che si ingegna in tutti i modi a far sembrare al figlio una sorta di gioco la loro prigionia nel campo di concentramento nazista. E una specie di detenzione è anche quella in cui si trova questa famiglia:

Noi siamo in quarantena, tutti insieme. Ovviamente facciamo attenzione a ogni minimo segnale, per cogliere ogni eventuale evoluzione. (Ibidem)

Ma per fortuna la bambina è asintomatica e spensierata:

È assolutamente serena. Gioca e basta: ai compiti per casa non ci pensa neanche lontanamente. (Repubblica)

La triste e ingiusta caccia all’untore

La scuola elementare che frequenta è stata chiusa e i compagni che sono venuti a contatto con lei devono ovviamente fare il tampone, e di questo il papà della bambina certamente si rammarica. Ma questo non giustifica quanto avvenuto:

Qualcuno del paese ha messo in rete i dati sensibili dei miei, della mia famiglia, di mia figlia. Non può essere dignitosa una cosa del genere. Non ci può essere una simile caccia all’appestato. (…) C’è gente irresponsabile che sui social, specie sui gruppi facebook dei paesi, fomenta odio e paura. Ho già contattato i carabinieri. Le indagini sono in corso. (Ibidem)



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Anche se l’unico interesse di questo padre è per la salute dei suoi familiari, egli intende così con forza:

(…) ribadire un concetto fondamentale, che è quello del rispetto nei confronti delle persone che soffrono, che hanno problemi di salute. Le situazioni non sono sempre tutte uguali. Capisco l’emotività del momento ma qualcuno dovrebbe anche provare a mettersi nei nostri panni prima di scrivere o dire certe cose. (Repubblica)

Come a dire: non fare al prossimo ciò che non vorresti venisse fatto a te, ma in questi tempi di psicosi collettiva, che ci auguriamo passeggera, dove l’egoismo prende il sopravvento, la tentazione della caccia all’untore non sembra risparmiare purtroppo nemmeno i nostri bambini.

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