La psicologa Passarello (Meter): sintomi ambigui, ci vogliono prudenza e fiducia. Alcuni non raccontano mai nulla, sopratutto se minacciati.Un episodio sconvolgente di qualche tempo fa, riguardava la morte di una bambina napoletana, Fortuna, precipitata dal balcone del palazzo in cui abitava in circostanze oscure. La piccola era stata sottoposta ad un abuso sessuale «cronico» come scriveva l’anatomopatologo Nicola Balzano nella perizia autoptica depositata alla Procura di Napoli Nord.
Il perito, rispondendo ai quesiti posti dai pm, si addentrava inoltre nella descrizione degli abusi subìti dalla piccola durante un lungo lasso di tempo. La morte, scriveva poi Balzano, «fu dovuta ad una grave lesività toraco addominale con lesione degli organi interni, fratture vertebrali e fratture del bacino e di entrambi i femori», lesività «compatibile con una caduta da oltre 10 metri».
Prudenza
Aleteia ha chiesto alla psicologa e psicoterapeuta Adriana Passarello, responsabile del centro d’ascolto dell’associazione Meter, l’associazione di don Fortunato Di Noto che si batte contro gli abusi sessuali sui minori, quali sono le cause che certificano l’esistenza o meno di abusi. «La certezza matematica dell’abuso subito – spiega – non c’è mai, se non nel caso in cui si viene scoperti in flagranza di reato o se c’è una confessione dell’adulto. Invece sulla versione dei bambini, sopratutto se sono piccoli, c’è sempre il dubbio sulla veridicità».
Sintomi generici
Alla base dell’abuso «c’è una paura dei bambini verso persone o determinate azioni, incubi notturni che prima non erano presenti. In essi c’è l’evento dell’abuso, un mostro, figure che nella vita reale non esistono. Ma come cause ci possono essere anche la mancanza di appetito, la perdita di interesse per il gioco, la mancanza di socievolezza. Parliamo di indicatori di disagio generico, che possono essere determinati da altri fattori».
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Masturbazione compulsiva
Le “prove” di un abuso aumentano «se il bambino presenta dei comportamenti stereotipati come la masturbazione, anche se piccolo, cioè dai 3 anni in su. Parliamo di comportamento sviluppato in maniera compulsiva, cioè continua. Quando il bambino è davanti al televisore, o si sta riposando, o è a letto, insomma nei momenti in cui non è impegnato, si masturba di continuo. Quello è un segnale che potrebbe essere seriamente associato all’abuso».
Pratiche sessuali di adulti
Nei bambini, puntualizza Passarello, «il modo di toccarsi è diverso da quello degli adulti, invece i bambini abusati ripetono nella masturbazione le stesse modalità dell’adulto, perché gli sono insegnate da lui». E cita il caso di una bambina di 6 anni con masturbazione compulsiva «ma non c’era stata una storia di abuso. Ecco perché dico che bisogna parlare con i bambini per avere la certezza». Un’altra situazione di possibile abuso «è quando un bambino conosce le pratiche sessuali degli adulti: in quel caso ha visto o ha subìto quelle pratiche e solo parlando con il bambino si capisce se è avvenuto o meno».
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Giocare per costruire fiducia
Ma il piccolo come arriva a “confessare” l’abuso? «Nella mia esperienza cerco di ottenere la fiducia dei bambini, parlo e gioco molto con loro. Da qui, man mano si sentono liberi di poter raccontare quel loro segreto e attraverso alcune frasi iniziano a parlarne. Alcuni non raccontano mai nulla, sopratutto se minacciati. Mi è successo una volta che una bambina, in un primo incontro mi aveva raccontato delle cose, mentre nel secondo mi raccontò che a casa le avevano vietato di parlarne».
Una “liberazione”
I bambini vivono questo passaggio «come una liberazione. “Finalmente posso raccontare questa cosa brutta che è successa”, questo il loro ragionamento e poco alla volta esce fuori. Quelli più piccoli – conclude la psicologa – non percepiscono fino in fondo la gravità e dicono spesso che non gli piace quel “gioco”. I bambini più grandi sono agitati, non riescono a stare seduti, girano per la stanza. C’è un’agitazione motoria legata all’agitazione emotiva. Alcuni mi ripetono di promettergli di non dirlo a nessuno».
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