Passa la proposta di demandare ad un’ “autorità competente” i criteri per l’ordinazione di diaconi con famiglia. Ma quasi un terzo vota contro. Richiesti più studi su un rito indigeno e donne diacono. Recepite quasi all’unanimità le “aperture” suggerite dal Papa su diaconato permanente e più protagonismo dei laici (anche al femminile)
Cinque capitoli, più un’introduzione ed una breve conclusione: così si articola il Documento finale dell’Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica, diffuso nella serata del 26 ottobre, per volere espresso del Papa. Tra i temi in esame, missione, inculturazione, ecologia integrale, difesa dei popoli indigeni, rito amazzonico, ruolo della donna e nuovi ministeri, soprattutto in zone in cui è difficile l’accesso all’Eucaristia (Vatican News, 26 ottobre).
Tutti i 119 paragrafi del Documento hanno incassato la maggioranza qualificata dei 2/3 dei presenti. Ma, in particolare, sui tre temi “caldi”, che sono stati oggetto di discussione e divisione tra i Padri Sinodali durante il dibattito nelle Congregazioni Generali e nei Circoli Minori – apertura a rito amazzonico, diaconato femminile, e sacerdoti sposati – il Sinodo ha riportato le stesse tendenze nelle votazioni del documento finale: una larga maggioranza a favore delle tre aperture, ma anche una consistente fronda di Padri contrari (nel caso dei sacerdoti sposati, quasi 1/3 dei votanti).
Mentre l’assemblea ha ritrovato la sua compattezza su due argomenti sollecitati dal Papa: potenziare il diaconato permanente, e dare più spazio e responsabilità ai laici.
Ma vediamo più precisamente cosa è scritto nel Documento finale, che ora dovrà essere analizzato e valutato dal pontefice. Sarà lui a prendere eventuali decisioni sui temi affrontati dall’assemblea straordinaria per la Regione Panamazzonica.
1) Celibato è disciplina “non richiesta dalla natura stessa del sacerdozio”
Il Sinodo ha aperto uno spiraglio ai preti sposati. La parola ‘viri probati’ non compare mai nel documento finale, ma al paragrafo 111 – che ha incassato 128 voti con 41 contrari (è stato il paragrafo che ha raccolto il maggior numero di ‘non placet’) ottenendo la maggioranza qualificata dei 2/3, i Padri sinodali hanno scritto:
«Molte delle comunità ecclesiali del territorio amazzonico – si legge al paragrafo 111 – hanno enormi difficoltà di accesso all’Eucaristia. A volte non passano solo mesi, ma anche diversi anni prima che un sacerdote possa tornare in una comunità per celebrare l’Eucaristia, offrire il sacramento della riconciliazione o ungere i malati nella comunità. Apprezziamo il celibato come un dono di Dio nella misura in cui questo dono consente al discepolo missionario, ordinato al presbiterato, di dedicarsi pienamente al servizio del Santo Popolo di Dio. Stimola la carità pastorale e preghiamo che ci siano molte vocazioni che vivono il sacerdozio celibe. Sappiamo che questa disciplina “non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio … sebbene abbia molte ragioni per praticarla”. Nella sua enciclica sul celibato sacerdotale, San Paolo VI sostenne questa legge e presentò motivazioni teologiche, spirituali e pastorali che la sostengono. Nel 1992, l’esortazione post-sinodale di San Giovanni Paolo II sulla formazione sacerdotale ha confermato questa tradizione nella Chiesa latina».
Sacerdoti sposati che siano diaconi permanenti con famiglia
Pertanto, i Padri Sinodali propongono «di stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente, nell’ambito di Lumen Gentium 26, di ordinare sacerdoti uomini adatti e riconosciuti della comunità, che abbiano un proficuo diaconato permanente e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legalmente costituita e stabile da sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti nelle aree più remote della regione amazzonica» (Adn Kronos, 26 ottobre).
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2) Ministeri lettorato e accolitato anche per le donne
Sul ruolo delle donne nella Chiesa, i Padri Sinodali hanno dato un’ampia apertura su due aspetti. Al paragrafo 102 scrivono:
«Nei nuovi contesti di evangelizzazione e di pastorale in Amazzonia, dove la maggior parte delle comunità cattoliche sono guidate da donne, chiediamo che venga creato il ministero istituito di ‘donna dirigente di comunità’, dando a esso un riconoscimento, nel servizio delle mutevoli esigenze di evangelizzazione e di attenzione alle comunità».
I Padri sinodali chiedono la «revisione del motu proprio Ministeria quaedam di San Paolo VI, affinchè anche donne adeguatamente formate e preparate possano ricevere i ministeri del lettorato e dell’accolitato, tra gli altri che possono essere svolti». Il paragrafo ha ottenuto 160 ‘placet’ e 11 ‘non placet’.
Confronto con la Commissione sul diaconato femminile
Al paragrafo 103 (137 sì – 30 no) – non si parla della creazione di un ministero per istituzionalizzare il ruolo delle donne in Amazzonia come era stato sollecitato su più fronti, ma di approfondire la questione del diaconato femminile:
«Nelle numerose consultazioni che si sono svolte in Amazzonia è stato riconosciuto e sottolineato il ruolo fondamentale delle religiose e delle laiche nella Chiesa amazzonica e nelle sue comunità, visti i molteplici servizi che offrono. In molte di queste consultazioni è stato sollecitato il diaconato permanente per le donne. Per questo motivo il tema è stato anche molto presente durante il Sinodo».
«Già nel 2016 – si legge ancora nel paragrafo dedicato alle donne – papa Francesco aveva creato una commissione di studio sul diaconato delle donne che, come Commissione, è arrivata ad un risultato parziale su come era la realtà del diaconato delle donne nei primi secoli della Chiesa e sulle implicazioni attuali».
Da qui la proposta dei Padri sinodali: «Vorremmo condividere le nostre esperienze e riflessioni con la Commissione a attenderne i risultati».
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3) Istituire una Commissione per studiare un rito amazzonico
Il terzo argomento caldo del Sinodo è stato la creazione di un “rito amazzonico” da affiancarsi ai 23 riti diversi già presenti nelle liturgie della Chiesa Cattolica.
Al paragrafo 119 i Padri scrivono:
«Il nuovo organismo della Chiesa in Amazzonia deve costituire una commissione competente per studiare, dialogare, secondo gli usi e i costumi dei popoli ancestrali, l’elaborazione di un rito amazzonico che esprima il patrimonio linguistico, teologico, disciplinare e spirituale dell’Amazzonia, con particolare riferimento a quanto afferma la Lumen gentium per le Chiese orientali».
«Questo – osservano – si aggiungerebbe ai riti già presenti nella Chiesa, arricchendo l’opera di evangelizzazione, la capacità di esprimere la fede in una cultura propria, il senso di decentralizzazione e di collegialità che la cattolicità della Chiesa può esprimere».
Il paragrafo ha incassato 140 ‘placet’ e 29 ‘non placet.
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4) Più forza al diaconato permanente: tutti compatti sul tema caro al Papa
Il Sinodo ha invece sostenuto all’unanimità il potenziamento del diaconato permanente, una sollecitazione che era venuta sopratutto da Papa Francesco. I paragrafi dedicati a questo tema hanno incassato una manciata irrisoria di “non placet” (2 il 104, 8 il105, 4 il 106).
In particolare i Padri definiscono «urgenti» la «promozione, la formazione ed il sostegno ai diaconi permanenti. Il diacono, sotto l’autorità del vescovo, è al servizio della comunità ed è oggi tenuto a promuovere l’ecologia integrale, lo sviluppo umano, la pastorale sociale e il servizio a chi si trova in situazioni di vulnerabilità e povertà, configurandolo a Cristo».
«Occorre quindi insistere – affermano i Padri – su una formazione permanente, scandita da studio accademico e pratica pastorale, nella quale siano coinvolti anche moglie e figli del candidato. È da incoraggiare la formazione di futuri diaconi permanenti nelle comunità che abitano sulle rive dei fiumi indigeni.
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5) Più forza ai laici: incarichi a rotazione affidati dai vescovi
L’assemblea sinodale si è ritrovata pressoché unanime anche su un altro argomento sollecitato sempre da Papa Francesco: coinvolgere di più i laici nella vita della Chiesa amazzonica.
I Padri sono convenuti che la partecipazione del laicato, sia nella consultazione che nella presa di decisioni nella vita e missione della Chiesa – va rafforzata a e ampliata a partire dalla promozione e dal conferimento di «ministeri a uomini e donne in modo equo».
Evitando personalismi, magari con incarichi a rotazione, «il vescovo può affidare, con un mandato a tempo determinato, in assenza di sacerdoti, l’esercizio della cura pastorale delle comunità ad una persona non investita del carattere sacerdotale, che sia membro della comunità stessa». La responsabilità di quest’ultima, viene specificato, resterà a carico del sacerdote. Il Sinodo scommette poi su una vita consacrata dal volto amazzonico, a partire da un rafforzamento delle vocazioni autoctone: tra le proposte si sottolinea l’itineranza insieme a poveri ed esclusi.
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