Da Teresa d’Avila a Teresa Neumann, da Madre Speranza a Veronica Giuliani: dalla medicina poche certezze che alimentano la soprannaturalità di questi fenomeni
Nel libro “Le anime vittima – I veggenti stigmatizzati” (edizioni Ancilla) Don Marcello Stanzione riporta i verdetti dei medici che hanno esaminato alcune tra le più conosciute mistiche con le stimmate.
Di fronte a un tema che divide ancora oggi scettici e credenti, proviamo a capire come state interpretate dalla medicina questi fenomeni. Ecco i referti.
1) Santa Teresa d’Avila (1515-1582)
Dopo la morte di Teresa d’Avila, il suo cuore venne estratto e conservato in un prezioso reliquiario, esposto alla venerazione dei fedeli nella chiesa del monastero di Alba de Tormes e appare ferito in più punti. Sono i segni della trasverberazione (la trafittura del cuore con un oggetto affilato (freccia o lancia), durante le estasi, da parte di una creatura angelica.
Al processo di canonizzazione di Teresa, si prese atto anche delle dichiarazioni del chirurgo Emanuele Sanchez, il quale vide «un’apertura o lacerazione trasversale nella parte superiore e anteriore del sud- detto cuore»: essa era stretta, lunga e profonda, e aveva penetrato la sostanza e i ventricoli del cuore.
La stessa forma di questa apertura lasciava intravedere che era stata come «eseguita con un’arte estrema e con un ferro molto acuto, forte e lungo». Il chirurgo così la descrive:
«La ferita è fatta sulla parte superiore del cuore e su un lato, in linea orizzontale da destra a sinistra, su una lunghezza di almeno cinque centimetri. Ai lati del cuore, la ferita è più lunga, o, almeno, in tali punti i labbri sono più divaricati che altrove. Quasi al centro di quest’apertura c’è una lacerazione del labbro superiore, cosa che conferisce a questa parte una maggiore apertura. In tutta la lunghezza della ferita, si osservano facilmente delle tracce evidenti di combustione che si constatano soprattutto alle due lacerazioni del labbro superiore. Così queste offrono il quadro di una carbonizzazione per mezzo di un carbone o di un ferro arroventato. I due bordi dei labbri sono arrotondati e contratti; cosa che è più marcata nella parte laterale come al centro del labbro superiore. In questi due posti, l’occhio distingue chiaramente una specie di carbonizzazione».
Oltre la grande ferita, la commissione medica del 1725 constatò sul cuore altre piccole aperture. Se ne distinguono attualmente quattro e le aperture variano da uno a due millimetri di larghezza.
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2) Santa Veronica Giuliani (1660-1727)
Veronica Giuliani morì il 9 luglio 1727 e il giorno dopo il Vescovo ne dispose l’autopsia, che venne eseguita dal professor Francesco Gentili, chirurgo, e da Gian Francesco Bordigia, medico. Erano presenti il governatore Torrigiani, il cancelliere Fabri, don Francesco Maria Pesucci, don Giacomo Gellini, don Giovanni Falconi, don Cesare Giannini, padre Guelfi, il pittore Antonio Angelucci.
All’autopsia, fatta a trentasei ore dalla morte, risultò che le stimmate alle estremità non avevano lasciato traccia di cicatrici. Invece, il rivestimento esterno del pericardio era inspessito, cosparso di grasso, e presentava una piaga a due labbri, corrispondente a quella del petto per dimensioni, posizione e direzione.
Nella cavità del petto non c’era traccia di versamento e di infiammazione. Nell’orecchietta destra del cuore c’erano invece le seguenti formazioni plastiche: una croce con la lettera C, una piccola corona di spine, le due fiamme, le sette spade disposte a ventaglio, la V, la P, la lancia, la spugna, lo stendardo con la bandiera e le due lettere I e M e un chiodo con la punta aguzza. L’autopsia non procedette oltre, perché era già stata lunga.
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3) Santa Gemma Galgani (1878-1903)
In una sola occasione ai detto chiesto al dottor Pfanner, che già conosceva e aveva curato più volte Gemma Galgani, di vedere le stigmate e darne un giudizio tecnico. Gemma non fu avvertita che si preparava questo controllo ma, come scrive nella sua autobiografia, glielo comunicò Gesù stesso durante un’estasi, aggiungendo:
“Di’ al confessore (mons. Giovanni Volpi, direttore spirituale delle Zitine e ausiliare dell’Arcivescovo ndr), che in presenza del medico non farò nulla di tutto ciò che desiderano…”.
Il medico esaminò la santa mentre si trovava in estasi. Lavò via il sangue che era sgorgato dalle ferite e non vide nulla di nulla; la cute era integra. Disse agli astanti: «Vedete, vedete, è tutto effetto dell’isterismo. Hanno bisogno di fare così, in queste malattie. Si bucano con spille, con aghi, ecc». Senza tuttavia dare ulteriori spiegazioni circa quanto aveva affermato.
Gemma languì, continuamente oppressa dai demoni fino all’11 aprile 1903, sabato santo. Prima di morire, prese il crocifisso tra le mani e, tenendolo all’altezza degli occhi, disse guardandolo: “Vedi, o Gesù ora non ne posso più davvero; se è la tua volontà, pigliami”. Poi alzò lo sguardo a un quadro della Madonna appeso al muro e soggiunse: “Mamma, raccomando l’anima mia a te, di’ a Gesù che mi usi misericordia”.
Tredici giorni dopo la morte fu fatta l’autopsia del suo corpo. Il cuore fu trovato ancora fresco e pieno di sangue; un polmone invece apparve intaccato dal morbo diagnosticato dai medici.
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4) Beata Elena Aiello (1895-1961)
La beata Elena Aiello aveva continui sanguinamenti dalla fronte durante le estasi. il venerdì santo dell’anno 1924 (18 aprile), oltre il sudore di sangue dalla fronte, Elena ebbe le stigmate ai piedi e ulcerazioni alle ginocchia. Il dottor Adolfo Turano, che esaminò i sanguinamenti, così riferì:
«Elena giaceva supina, con gli occhi semichiusi, con la testa reclinata da un lato. Dalla fronte gocciolava del sangue, che in piccoli rivoletti si spandeva per le guance, per il collo, ed aveva impiastricciato tutto il cuscino. Le braccia abbandonate, i lineamenti del volto esprimenti una grande tristezza, la testa piegata in avanti e lateralmente, ora si irrigidiva, ora sollevava la testa, spalancava le palpebre, sbarrava gli occhi come se guardasse intensamente in un punto, ed assumeva diversi atteggiamenti. La mimica del volto lasciava facilmente indovinare lo stato emotivo che attraversava quella psiche: lo spavento, il dolore, lo stato emotivo, la contemplazione estatica, il gaudio. Con la contrazione dei muscoli della fronte si accompagnava un gemizio di sangue che veniva fuori dalla pelle. Più numerose le gocciole di sangue erano sulla fronte e propriamente al centro, altre fuoriuscivano dal cuoio capelluto, specie lungo la sutura sagittale».
Dopo l’atteggiamento di estasi, la paziente, con voce fievole ma chiara, narrava di aver visto Gesù sulla croce, di averne contemplato le ferite sanguinanti e di averlo poi visto risalire al Cielo.
«Il fenomeno durò circa tre ore, ripetendosi a brevi intervalli gli atteggiamenti mimici più diversi e lo stillicidio sanguigno. Indi, l’inferma rientrò nello stato normale. Rimase un po’ debole, sfinita, ma si riebbe ben presto, tanto che al mattino seguente si levò dal letto e riprese le sue abituali occupazioni. Tale fenomeno si ripetette uniformemente, ed alla stessa ora, tutti i venerdì di Quaresima, fino al venerdì santo, quando le visioni e lo stillicidio sanguigno, anziché alle tre, cominciarono alle 11, ed ebbero la massima intensità durante la rituale processione che si pratica in tale giorno, dopo di che, oltre alle gocciole di sangue alla fronte, ebbi a notare delle lagrime sanguinolente. Col venerdì santo il fenomeno, complesso e straordinario, ebbe termine e la paziente, ben presto rimessa, non si lamentò di alcun altro fastidio, né ebbe più alcuna visione per un anno intero».
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5) Santa Teresa Neumann (1898-1962)
Nell’aprile del 1926 avvenne la stigmatizzazione di Teresa Neumann. Il dottor Steiner, che visse vicino a Teresa per quarant’anni, racconta:
«Si cercò con l’aiuto del medico di far cicatrizzare le ferite. Il dottor Seidl di Waldsassen constatò che la ferita al fianco era di tre centimetri e mezzo e disse di non aver mai visto nulla di simile nella sua lunga pratica professionale. Prescrisse unguenti, applicò fasciature, ma quanto più venivano curate più le ferite diventavano dolorose. Mani e piedi si gonfiavano (…). Lei allora pregò la piccola Teresa di darle un segno; se le ferite dovevano essere curate con unguenti, bene; altrimenti chiedeva che il Signore rivelasse cosa si doveva fare. Ben presto si accorse che le bende si allentavano. Svegliò la sorella Crescenzia e si fece togliere le fasciature. Col solito bastone che serviva da segnale destarono i genitori, i quali, subito accorsi, videro che le ferite erano diventate di un rosso chiaro, mentre sopra s’era formata una pelle trasparente, di modo che Teresa poteva di novo lavarsi le mani e i piedi».
Il dottore Seidl «rimase molto stupito da quelle ferite che, lasciate stare, non s’infiammavano né suppuravano, ma non appena medicate provocavano atroci dolori. Allora rinunciò a ogni trattamento e da quel momento Teresa usò sempre guanti corti senza dita e maniche lunghe che le coprivano quasi completamente le mani».
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6) Madre Speranza di Gesù (1893-1983)
Una testimonianza significativa circa le stigmate di Madre Speranza di Gesù, ondatrice delle Congregazioni delle Ancelle dell’Amore Misericordioso e dei Figli dell’Amore Misericordioso. è quella del dottor Tommaso Baccarelli, medico della religiosa negli ultimi anni di vita:
«Io sapevo, per voce di popolo, che madre Speranza avrebbe avuto le stimmate. Infatti, indipendentemente dalla mia professione, l’avevo veduta qualche volta con delle bende che ricoprivano il dorso e il palmo delle mani. Quando, come medico curante, ebbi modo di osservare personalmente la Madre da vicino, notai che, prendendola per le mani, queste presentavano una ipertermia eccessiva, così da pensare ogni volta che la Madre avesse la febbre oltre i quaranta gradi; e le prime volte feci controllare questa febbre, ma nel corpo la temperatura era normale. Restando così sorpreso, la suora assistente mi disse che non dovevo farci caso, perché questa temperatura delle mani era per lei abituale».
Tante volte, ammetteva il medico, «ho cercato di ho cercato di esaminare le mani della Madre: non ho mai trovato discontinuità degli strati epiteliali, però ho sempre notato, oltre alla temperatura eccessiva, un colore rosso cianotico, sia a carico del dorso delle mani, sia a carico del palmo. Questo aspetto rosso cianotico non era sempre uniforme, ma dei giorni era più marcato e dei giorni più spento. La cute, anche se non lesionata, si presentava sottilissima, quasi un velo, come se la paziente avesse subìto in precedenza delle ustioni».
La Madre accusava, specialmente quando queste formazioni erano più accese, «un violento dolore alle mani, così da gradire che fossero ricoperte con una benda, ma non so se lo chiedesse per nasconderle o per mitigarne il dolore. Non ho mai osato chiedere il perché di questi segni. Da principio pensai che fosse una forma poliartritica, ipotesi che poi esclusi vedendo che il dolore non si accentuava con i movimenti sia delle dita che delle mani. Non ho mai prescritto farmaci di sorta per queste alterazioni e per mitigarne il dolore – conclude il medico – sapendo ormai bene, per esperienza, che la Madre non avrebbe accettato. Lo stesso fenomeno, anche se un po’ meno appariscente, si verificava anche ai piedi. Certamente la Madre provava un forte dolore ai piedi nel camminare».
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