Altro che Chiesa contraria a scienza e tecnologia: da Giovanni XXIII fino a Francesco, ecco le parole dei pontefici
“L’Aquila è atterrata”: il 20 luglio 1969 le parole del comandante Neil Armstrong arrivarono nitide al centro di controllo della Nasa a Houston e da lì rimbalzarono sulle tv e le radio di tutto il mondo, in un entusiasmo che molto probabilmente non è stato ancora eguagliato da nessun’altra impresa umana. Quelle immagini in bianco e nero annunciavano il primo sbarco sulla Luna (Ansa, 19 luglio).
Come accolse la Chiesa quell’evento? E più in generale i Papi si sono espressi favorevolmente o hanno osteggiato i viaggi nello spazio e la scoperta del cosmo? Sgombriamo subito un luogo comune: la Chiesa non è mai stato contro la tecnologia e l’ingegneria spaziale. Tutt’altro. E lo dimostrano i fatti.
Giovanni XXIII e l'”omaggio a Dio”
Si pensi alle parole pronunciate a Castel Gandolfo il 12 agosto ’62 da Giovanni XXIII (il papa che la sera dell’apertura del Concilio avrebbe invitato tutti ad osservare la luna), dopo che le prime astronavi sovietiche avevano aperto le porte del cosmo:
«I popoli, e in particolare le giovani generazioni – proseguiva il Papa “buono” – seguono con entusiasmo gli sviluppi delle mirabili ascensioni e navigazioni spaziali. Oh! come vorremmo che queste intraprese, assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo. Questi storici avvenimenti come saranno segnati negli annali della conoscenza scientifica del cosmo, così possano divenire espressione di vero e pacifico progresso, a solido fondamento della umana fraternità» (Vatican News, 19 luglio).
Paolo VI e quegli interrogativi
Si rileggano le parole di Paolo VI nel ’69. Aveva affermato prima dell’allunaggio «Faremo bene a meditare sopra questo straordinario e strabiliante avvenimento; a meditare sul cosmo, che ci apre davanti il suo volto muto, misterioso […]. Che cos’è l’universo, donde, come, perché? […] E chi è l’uomo? Chi siamo noi, capaci di tanto? Faremo bene a meditare sul progresso. […] . E qui è il pericolo […]. È vero che lo strumento moltiplica oltre ogni limite l’efficienza dell’uomo; ma questa efficienza è sempre a suo vantaggio?”. E aggiungeva “Tutto ancora dipende dal cuore dell’uomo».
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“Onore, saluto e benedizione”
E in occasione dell’allunaggio, invece, lanciò una vera e propria benedizione agli astronauti:
«Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini del buon volere! Noi, umili rappresentanti di quel Cristo, che, venendo fra noi dagli abissi della divinità, ha fatto echeggiare nel firmamento questa voce beata, oggi vi facciamo eco, ripetendola come inno di festa da parte di tutto il nostro globo terrestre, non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini. Gloria a Dio! E onore a voi, uomini artefici della grande impresa spaziale! Onore agli uomini responsabili, agli studiosi, agli ideatori, agli organizzatori, agli operatori! Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l’audacissimo volo! (…). Onore, saluto e benedizione! (…) Noi siamo a voi vicini con i nostri voti e con le nostre preghiere. Vi saluta con tutta la Chiesa cattolica il Papa Paolo sesto”.
Il Papa ricevette i cosmonauti nell’ottobre successivo e contraccambiò il dono di un ciottolo lunare con una ceramica raffigurante i Magi.
Giovanni Paolo II e i “nuclei delle galassie”
Giovanni Paolo II, il 2 ottobre 1984, disse agli scienziati riuniti alla Pontificia Accademia delle scienze:
«Oggi, il vostro sguardo è diretto ai cieli, non soltanto per studiare e contemplare le stelle create da Dio, come fecero i grandi personaggi ricordati poco fa, ma per parlare degli esperimenti spaziali, delle stazioni e dei satelliti spaziali costruiti dall’uomo. Sono con voi nel vostro lavoro, perché considero la presenza nello spazio dell’uomo e delle sue macchine con la stessa ammirazione che ebbe Paolo VI al tempo dell’impresa dell’Apollo 13, quando invitò i partecipanti alla settimana di studio su “I nuclei delle galassie” a “rendere omaggio a coloro che, col loro studio, con la loro azione e autorità hanno ancora una volta mostrato al mondo gli illimitati poteri delle scienze e della tecnologia moderna. Insieme a noi anche voi eleverete un ardente inno di gratitudine a Dio, il Creatore dell’universo e Padre dell’umanità, che anche in questi modi desidera essere cercato e trovato dall’uomo, adorato e amato dall’uomo».
«Ora che lo spazio è visitato dall’uomo e dalle sue macchine, la domanda è ineludibile – aggiunse Giovanni Paolo II – a chi appartiene lo spazio? Non esito a rispondere che lo spazio appartiene all’umanità intera, che esso è qualcosa a vantaggio di tutti» (Avvenire, 19 luglio).
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Benedetto e gli astronauti
E come dimenticare il colloquio tra Benedetto XVI e gli astronauti della Stazione spaziale internazionale in collegamento fra terra e cielo, il 21 maggio 2011:
«Cari astronauti, sono molto lieto di avere questa straordinaria possibilità di una conversazione con voi durante la vostra missione (…) Tutti ammiriamo il vostro coraggio, la disciplina e l’impegno con cui vi siete preparati per questa missione. Noi siamo convinti che siete animati da nobili ideali e che volete mettere i frutti delle vostre ricerche e delle vostre imprese a disposizione di tutta l’umanità e per il bene comune».
https://www.youtube.com/watch?v=82G1AqDM6w4
Francesco il “romantico”
Infine nel 2017 si è assistito all’ultimo dialogo tra il pontefice e gli astronauti: è accaduto con Papa Francesco, che ha dialogato con l’equipaggio di’”Expedition 53” – tre statunitensi e due russi, oltre all’italiano Paolo Nespoli.
Un dialogo “romantico”, per certi versi, in cui il Papa ha sollecitato gli astronauti a spiegare cosa rappresenti per loro l’amore, la vita nello spazio, la collaborazione durante la missione (Aleteia, 26 ottobre 2017)
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