La sua disarmante bellezza è splendore del Vero. Ha solo 20 anni, viene dalla Nuova Zelanda ed è la seconda suora di questo ordine carmelitano irlandese: oltre al voto di obbedienza, castità e povertà, è chiesta una vita di preghiera e assoluto silenzio. Il silenzio ti fa bella, è proprio il caso di dirlo e con tutta la portata rivoluzionaria che implica. Riferita alla donna, la bellezza si accompagna – oggi più che mai – al verbo aggiungere; e non mi riferisco esclusivamente alle protesi di silicone e iniezioni di botulino. Parlo anche dell’idolatria per il makeup e, allargando il discorso, a un certo tono di voce impostato. Quello della intellettuale arrabbiata, padrona del suo corpo, inquisitrice del mondo maschile.
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Bellezza, splendore del Vero
Imbattersi in un volto in cui la luce della bellezza deriva dal verbo sottrarre, nella sua migliore accezione, non lascia indifferenti. Il sorriso di Suor Anne Marie, al secolo Hannah Loeman, è attraente. L’ho fissato a lungo, quasi per essere contagiata dalla gioia appagante che indubitabilmente ha incontrato. Occhi trasparenti, puri come la sua pelle senza un filo di trucco eppure radiosa; un sorriso che parla di felicità incarnata. Si è spogliata di tutto e ha guadagnato uno splendore che nessun cosmetico (o filtro fotografico) può regalare. Care influencer, non vi sorge una domanda spontanea? A me sì. Ed è la stessa del salmista «C’è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?» … vi prego, donne illuminate, non impuntatevi inopportunamente su quel “uomo”!
Ci sono figure nascoste che passeranno alla storia come vere rivoluzionarie. Ma non alla storia dei libri di testo, a quella umana complessiva che solo gli occhi del Padre contemplano in pienezza. Sono ribelli invisibili a cui il mondo non bada, impegnato ad ascoltare lo starnazzare gridato di femmine arrabbiate e vendicative. Quali frutti buoni lascerà il #metoo? Facile: nessuno. Molto rumore per nulla, perché il rumore non aggiunge senso alle parole e serve solo a catturare l’attenzione degli sciocchi.
«Una cosa morta va con la corrente, solo una cosa viva sa andare controcorrente» disse Chesterton e si riferiva a gesti ben più umanamente audaci di quelli dei salmoni. La corrente ha una direzione, ma non è detto che abbia uno scopo; i veri rivoluzionari vanno controcorrente perché hanno una meta.
Come Maria, la sorella di Marta, la giovanissima Hannah Loeman ha scelto per sé la parte migliore: Gesù intero. Meta più definitiva e compiuta non c’è. Chi è dunque questa giovane appena ventenne neozelandese?
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Coraggiosa
Hannah Loeman proviene da una famiglia cattolica e numerosa della Nuova Zelanda, ha maturato una chiarezza di vocazione giovanissima che ora la porta a vivere in Irlanda e ad essere parte di un convento carmelitano di cui fa parte una sola altra suora, Sister Irene, che da 30 anni vive da eremita. L’ordine è quello delle suore Carmelitane del Sacro Volto di Gesù a Cork (Irlanda meridionale), a cui Hannah si è unita lo scorso 13 maggio prendendo i voti come Suor Anne Marie:
Sono arrivata dalla Nuova Zelanda a marzo del 2017 e a Settembre ho ricevuto l’abito da novizia; oggi ho fatto la mia prima professione di voti per i prossimi tre anni. Ho scelto questo ordine perché è devoto a Nostra Signora e si legge la vita di Santa Teresa e si prega per discernere la volontà di Dio. (da Irish Times)
Vivrà in una cella di legno e oltre al voto di obbedienza, castità e povertà sarà chiamata a vivere la contemplazione nel silenzio quasi totale.
«Siamo un ordine che vive nel silenzio, ma abbiamo un’ora al giorno di ricreazione e possiamo parlare. La preghiera in comune è in latino, ma quando preghiamo in privato possiamo scegliere tra il latino e l’inglese. Le nostre messe sono sempre in rito latino tradizionale» (Ibid)
È un nuovo alfabeto di vita, una comunicazione che si ribella all’egoismo e mette al centro l’ascolto. Incuriosita dalle parole di Anne Marie, sono andata a informarmi meglio sulle regole di vita di questo ordine, venendo così a scoprire una ritualità rigorosissima e perciò ricca. Sì, ricca di nutrimento che per osmosi spirituale passa alla nostra tempra ben più mondana e infiacchita.
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Il deserto fiorisce
Deserto è una di quelle parole che merita di essere riabilitata, non ha ragione di esistere solo in frasi nichiliste e tristi. Certo, è senz’altro vero che – guardandoci attorno – possiamo dire di vedere un deserto di valori, una distesa di anime aride e cuori secchi. Ma deserto è anche, biblicamente, luogo di chiamata e prova; anticamera della fioritura di una vocazione. Tutta questa nuova tendenza minimalista che ci circonda non è forse un istintivo bisogno di essenza e essenziale che ha come unico e povero intelocutore l’arredamento? Rendiamo essenziali le nostre case, e spesso sono lo specchio del vuoto che abbiamo dentro.
Invece, chi fa tabula rasa di tutto per fare spazio a Dio abita un deserto che fiorisce; chi azzera la voce, i borbottii, le ansie, per tacere e incontrare il Verbo ha il volto segnato dalla gioia. Le giornate al convento Carmelitano di Cork sono segnate da attività solitarie, silenziose, devote. La sveglia è alle 4, dopo le preghiere e devozioni mattutine si lavora, a ciascuna una mansione. Mi colpisce che prima del pranzo delle 12. 30, oltre alla preghiera, ci sia un momento di esame di coscienza: solo 5 minuti ed è richiesto il concentrarsi su un solo aspetto della propria condotta.
Piccoli passi, uno sguardo orientato all’essenziale. E noi che c’illudiamo di guarire le ferite della nostra anima sbrodolando infiniti flussi di coscienza alle amiche o agli psicoterapeuti. Lo sfogo fa bene, indubbiamente; gli amici sono preziosi, ci mancherebbe. Ma la solitudine di un esame di coscienza al giorno, cinque minuti spesi bene a meditare su un frammento del nostro io, quanto è rivoluzionario?
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Anche durante i pasti le suore come Anne Marie stanno in silenzio. Nel pomeriggio riprende la preghiera e il lavoro, fino al momento di grande silenzio che precede il ritiro serale in cella. L’unica consorella della giovane è Suor Irene, trent’anni di vita claustrale eremita. Vederle insieme è dare un volto alla speranza cristiana, umile e bella. Sono visi accarezzati da un vento che pulisce e colora la pelle. E spira da dentro. Non hanno rughe d’espressione, loro. Ce le siamo guadagnate noi a pieno titolo, imparentandoci con lo stress di chi dimentica la sua dipendenza totale da un Padre buono.
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Anime in battaglia
Ma sarebbe riduttivo parlare di queste suore in termini soavi e delicati. Sono anime in battaglia, anche per il nostro bene. La loro vocazione è una prova durissima, non interamente affidata alle forze personali. Lo steretipo moderno vuole associare alla donna sicura e forte lo stile militaresco di Soldato Jane, ma è un abbaglio di vanità e solipsismo. La vera rivoluzione femminile non la troveremo urlata nei cortei, ma custodita nei conventi. C’è più condivisione tra queste due suore che tacciono tutto il giorno, di quella solidarietà inconsistente a suon di hashtag e magliette che riempie gli schermi. Perché Suor Anne Marie e Suor Irene non si sentono donne soldato, ma sono in trincea e sono in comunione d’intenti anche tacendo. Non ostentano virilità a muso duro, perché hanno il coraggio di mettere braccia e anima nel proprio compito, lasciando la forza a Chi spetta:
“Se dovessi dare consigli a qualcuno sulla sua vocazione, non oserei mai suggerire di resistere alle buone intenzioni sulla base della paura che può sorgere al pensierio di non riuscire ad adempierle. Perché so per esperienza che se io persevero risoluta nello scopo, la Sua Maestà mi premierà” (Santa Teresa d’Avila)