Nemici, pentimento, Dio, amore: ecco come star meglio in vista della Pasqua
Sette buone azioni da fare durante la Quaresima. Aleteia le ha selezionate tra le “lezioni” proposte da Mariangela Tassielli in “A ritmo di Vangelo – Vivere il tempo di Quaresima e di Pasqua” (edizioni Paoline). Si tratta di buone pratiche ci possono accompagnare verso la Pasqua con una maggiore serenità verso noi stessi e gli altri.
1) Gesti di gratuità anche verso i nostri nemici
“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,44).
Sovvertire le nostre logiche: questa, oggi, è la parola d’ordine. Convergere su Dio significa abbandonare decisamente le nostre vie e assumere le sue. Quali?
Quelle del Dio che all’onnipotenza ha preferito l’incarnazione, con tutte le sue conseguenze: amare e salvare chi lo ha crocifisso, tradito, abbandonato e ucciso. Non c’è poesia o simbolismo in queste parole, ma una chiamata irriducibile a inventare, ogni giorno, gesti di gratuità.
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2) Aprirsi ad una relazione con Dio
“Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia” (Ger 17,7).
Quando nella vita è notte, la fiducia in Dio è come la stella polare che orienta colui che naviga. Quando tutto attorno a noi è brullo e riarso, la fiducia in lui è ciò che ci fa andare in profondità per cercare acqua. Confidare in Dio è segreto di felicità, perché significa smettere di contare su se stessi e aprirsi a una relazione che tocca e cambia.
3) Perdonare il tuo prossimo
“Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?” (Mt 18,21).
Eccola, una delle più belle e lungimiranti modalità per donare speranza: per- donare chi ha effettivamente commesso una colpa. Perdonare sempre, e più di sempre. Il perdono risolleva il caduto, ridona dignità umana a chi si è macchiato di disumanità; rende più umano colui che lo dona e spalanca per il mondo un nuovo futuro di pace e riconciliazione.
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4) Donare e amare senza pregiudizi
“Il Signore verrà a noi come pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra” (Os 6,3).
Quanto è intensa questa immagine! Dio ci raggiunge, penetra le profondità del nostro cuore, entra nelle pieghe più oscure della nostra esistenza e ci prepara alla vita. Non ci chiede cose, ma amore; non pura e ferrea adesione a principi, ma radicale e appassionata adesione alle sue logiche, al suo donare, al suo salvare sempre e comunque.
5) Non farci bloccare dalla incomprensioni
“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,15).
«Mai!». Dio non si dimentica mai di noi. Custodisce ogni nostro passo, ci difende, ci guida, ci accompagna alla sorgente della vita, ci nutre con la sua parola e ci avvolge con la sua misericordia. Quando il mondo ci rende invisibili, bloccati in sepolcri d’incomprensione, lui fa risuonare la sua voce, liberandoci e riaprendoci alla vita.
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6) Immedesimarsi nel Calvario di Gesù
“È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri” (Sap 2,14-15).
La Quaresima scorre, decisamente, verso quel luogo di dono, detto Calvario. Tutto sembra diventare chiaro, anche il procedere di Gesù verso Gerusalemme. Le sue parole e i suoi gesti sono sempre più tersi e trasparenti: raccontano l’amore con cui Dio vuole amare l’umanità.
Quanto sono lontane le nostre vie dalle sue! Quanto immensa la distanza tra il suo amore e la nostra misura!
7) Un pentimento sincero
“Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11).
Peccato, perdono, invito alla conversione, e solo dopo, forse, pentimento. Eccola, semplice e chiara: questa è la linea penitenziale del Vangelo. E così dobbiamo prepararci alla Pasqua.
Non una lista infinita di pentimenti, grazie ai quali strappare un perdono – pentimenti che quasi mai diventano vere trasformazioni interiori – ma l’aprirsi radicalmente a un amore che ci incontra proprio nel nostro peccato e ci risolleva solo in forza di un perdono donato senza «se» e senza «ma».
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