Riportiamo gli scritti della santa tedesca in cui rivela la liberazione di molti defunti dalle sofferenze del Purgatorio
La religiosa Maria Anna Lindmayr, nata il 24 settembre 1657 a Monaco ed ivi morta il 6 dicembre 1726, suora del convento delle carmelitane di Monaco, fu una di quelle creature privilegiate che poterono aver frequenti rapporti con delle anime purganti ed offrirono a Dio tutta la propria vita in opere espiatorie di ogni genere per la loro liberazione.
Tutto ciò che sappiamo della sua vita ce l’ha lasciato essa stessa, in obbedienza ad un ordine. Le sue annotazioni si trovano nell’archivio dell’Ordinatario arcivescovile a Monaco, ed in quello provinciale bavarese delle Carmelitane.
Essa scrive: “Nella mia meraviglia per le grandi grazie che Dio mi ha spesso donato, talvolta dissi a Cristo, tra le lacrime: Oh Signore! Perché mi hai dato tali grazie che non ho meritato e delle quali si che sei solito darle a coloro che ti amano nel modo giusto? Ma il Signore disse: “Non sono così’ buono con te perché lo meriti, ma ti do la grazia di parlare con delle anime del ,Purgatorio per migliorarti e condurti a me attraverso questi avvenimenti straordinari”.
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E ancora annota: “Per obbedienza verso il mio padre spirituale, il carmelitano P. Candidus di S. Elesaeo (morto il 23 novembre 1720) al quale ho affidato la mia anima, scrivo, come posso e con la massima sincerità di fronte a Dio onnipotente, davanti al quale mi trovo, ciò che mi è successo, per quanto riguarda le anime del Purgatorio. Fin dalla prima giovinezza fui portata all’amore per quelle anime, e lo dimostrai già nella fanciullezza recitando il Rosario per loro, il sabato. Quando ebbi raggiunta una maggior comprensione, offrii ai cari defunti le mie azioni a compenso delle lo mancanze, li tenni presenti in tutti i miei esercizi e per molti anni feci per loro delle opere espiatorie. Tra gli altri insegnamenti dovevo ,propormi una certa virtù, ed esercitarmi in essa, davanti a Dio ed agli uomini, intimamente ed esteriormente, a seconda delle occasioni che mi si sarebbero offerte, volgendo il merito acquisito con queste azioni a favore delle anime purganti; ad esempio offrendo l’umiltà alle anime che soffrono e sono trattenute in Purgatorio per la,loro superbia, per non aver esercitato molto questa virtù, ed essersi troppo valutate, disprezzando gli altri. Già a 12 anni ho percepito la presenza delle anime purganti, senza però rendermene conto. Da diversi anni ricevo da loro delle esortazioni di diversa specie a seconda della misura del mio miglioramento ed esercizio delle virtù. Pregai sempre Dio di evitarmi questi fatti, perché temevo che il maligno potesse immischiar visi ed ingannarmi. Il mio rapporto intimo con le anime del Purgatorio è iniziato poco dopo la morte di mio padre”.
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La santa narra tra i primi casi più precisi l’apparizione della sua amica Pecher. “non pensai assolutamente che sarebbe venuta da me dopo morta, ma ben presto attraverso diversi segni ebbi coscienza della sua presenza. Dato che non avevo la minima esperienza in tali cose, ed ancor meno immaginazione, essa ottenne ben poco aiuto da me. Alcuni giorni dopo, era il 1° dicembre, venerdì, mentre recitavo le preghiere della sera davanti alla mia immagine della Madonna, mi fu detto ad alta voce: Prega per me!”, e mi parve di udire il canto dei morti. Poi un vento freddo mi passò sul viso e mi vestii. Quando poi, di notte, mi mossi per la stanza con un lume vidi passare davanti a me come un’ombra, ma anche allora non ci pensai più”.
Infine il giorno dell’Immacolata Concezione di Maria del 1690, “mi successe quanto segue: tutte le feste della Madonna, se non ero ammalata, andavo alla cappella della Vergine ad ascoltare la S. Messa delle 4 e mezzo, e fare le mie devozioni. Quella mattina mi affrettavo per la Messa, tutta sola nella strada e con una lanternina. A metà del vicolo dei carmelitani vidi davanti a me una figura vestita di bianco, dalla statura della giovane Pecher. Non ci pensai, altrimenti avrei avuto una gran paura. La figura mi precedette per tutto il vicolo, e per la strada larga, fino alla chiesa dei gesuiti di Munchen. Se aguzzavo gli occhi per vedere chi fosse, non vedevo nessuno. Soltanto quando fui nella cappella mi venne in mente chi era la persona che mi aveva preceduta e ne ebbi l’intima certezza. In seguito essa si fece sentire anche di notte e mi destò a mezzanotte. Dopo questi indizi, sentii un affetto particolare per lei e durante le devozioni della sera pregai con grande fervore davanti alla immagine della Vergine: “Se è per rendere onore a Dio e per la salvezza di quest’anima, venga e si faccia vedere, di modo ch’io, non abbia io dubbio d’esser ingannata”.
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La stessa notte, alle 12, ricorda Maria Anna, “la sua anima venne: mi sembrò che qualcuno mi toccasse un piede con un dito bruciante, in un modo così doloroso come se fossi rimasta ferita. Mi alzai subito ed andai al mio altarino, dove Dio mi fece rimanere per tre ore in uno stato particolare in cui non ero in me, senza tuttavia aver perso coscienza. Mi feci molto attenta e quindi mi fu chiarito ciò che quest’anima voleva. Mi fu anche spiegato che quest’anima era destinata alla verginità e che il Signore l’aveva chiamata a sé così presto perché essa era fidanzata, ed avrebbe dovuto sposarsi presto”.
“Mai avrei immaginato che nell’aldilà vi fossero leggi così rigide; nessun uomo avrebbe potuto concepirlo, ma ne sono stata informata da quest’ultima, così che in seguito ho potuto credere cose che altrimenti non avrei mai creduto. Il giorno dopo mi si presentò la madre della Pecher, anch’essa morta, e sentii una scottatura proprio come il giorni prima, ma molto più dolorosa. Anche allora dovetti passare tre ore in preghiera, e star bene attenta a ciò che sentivo. Mi fu spiegato che anche la madre di M. A. Pecher aveva dovuto morire così prematuramente solo perché aveva fatto di tutto per trattenere la figlia dal farsi suora, ragion per cui doveva soffrir moltissimo in Purgatorio. Provai grande consolazione a queste apparizioni, ma mi costarono anche molto”.
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Dopo aver fatto per loro tutte le opere di penitenza che le erano state richieste, “ambedue, madre e figlia, vennero ancora una volta nella mia camera il 13 dicembre 1690, festa della S. Martire Lucia, ed intonarono un magnifico canto con le parole del Salmo “Sono lieto dell’annuncio, andremo nella casa del Signore”, che mi riempì di una gioia indicibile. Dio mi ha anche illuminata circa le anime che hanno accettato in vita di luteranesimo,e sono morte con quella convinzione; moltissime di loro non sono state dannate, ma sono giunte alla salvezza perché non hanno avuto intelligenza sufficiente o erano del tutto innocenti. Dio, alla fine della loro vita li ha ringraziati per un semplice atto di pentimento, sufficiente per divenir beati e sono morti in grazia di Dio. Mi fu rivelato che queste erano anime che durante la vita cedettero alla verità, perché nulla che non sia puro può salire al cielo. Le ho viste in un luogo del tutto diverso ed hanno spalancato verso di me la loro bocca come degli affamati, lamenta dosi che io mi sia dimenticata di loro. Dapprima non sapevo che anime fossero, ma dopo aver pregato mi fu rivelato che queste anime non avevano alcun aiuto. Esse mi dissero ch’io dovevo e potevo aiutarle; non avendo fatto parte della vera Chiesa, erano escluse da tutti i suoi aiuti ed avevano solo me come scampo. Chiedevano specialmente la S. Messa e la S. Comunione. Cristo, durante la S. Comunione , mi disse: “Fai bene a pregare per queste anime!”.
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Poi Anna Maria Anna parlò della durata della dimora in Purgatorio: “E’ molto faticoso giungere alla liberazione per quelli che sono stati duri versoi il prossimo: ciò che è duro procede con durezza”.
Nel 1704 venne da lei l’anima di una persona morta già da 15 anni e che in vita era stata considerata molto devota. Essa disse: “Non si va così i fretta in Paradiso; anche l’esser considerato santo dalla gente è una specie di punizione particolare, perché nessuno prega per quell’anima”.
Secondo la Lindmayr, i buoni, i teneri di cuore, i misericordiosi e coloro che muoiono volentieri vengono trattenuti poco tempo in Purgatorio. Le apparizioni erano diverse, come aspetto. Come apparivano a Maria Anna le anime purganti? Padre Barnabas, confessore delle Clarisse del convento sull’Anger, il quale nel 1704, per incarico del Principe Vescovo sottopose Maria Anna ad un profondo esame, scrisse il 6 giugno al Principe Vescovo di Freising, riguardo le anime del Purgatorio: “A partire dal venerdì precedente il Natale (22 dicembre) 1720, sono venute spesso da Maria Anna. Essa le ha viste in un modo che caratterizzava particolarmente il loro stato.
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Essa scrive ad esempio: “Sempre mi è stato fatto sapere che come si pecca, così si deve espiare. Dio mi ha insegnato ciò di cui le anime hanno bisogno e come si sarebbe potuto aiutarle. Sono venute delle anime con gli occhi rossi di pianto, che mi hanno pregata di far penitenza per loro, padroneggiando, i miei sguardi ed evitando qualsiasi indiscrezione. Altre mi sono apparse affamate, consumate, con u aspetto indescrivibile; queste mi pregarono di aiutarle con digiuni a pane ed acqua per compensare i peccati fatti in vita, abusando nel mangiare e bere. Altre col loro aspetto mi hanno fatto capire la rabbia ed impazienza da cui si sono lasciate trasportare da vive, pregandomi di aiutarle con atti di pazienza e mitezza. Le anime di coloro che peccano con la lingua mi furono mostrate con la bocca chiusa da un chiodo, e mi fu fatto capire che per loro dovevo osservare particolarmente il silenzio. Anime che sulla terra furono dure di cuore e senza misericordia possono essere aiutate soltanto con opere di misericordia e bontà”.
Se un’anima indicava col dito la propria fronte, il gesto significava l’ostinazione avuta durante la vita. Essa riconosceva la permalosità dal viso girato dall’altra parte , e la poca voglia di lavorare dalle mani ridotte in stato pietoso. Se Maria Anna vedeva un’anima che se ne stava a pregare in un angolo, era certa che durante la vita quella aveva trascurato l’obbedienza e capovolto il giusto ordine. “Il 16 settembre 1704”, scrive la Lindmayr, “mi apparve la contessa Sternberg. Essa doveva soffrir moltissimo a causa della nudità, avendo portato in vita degli abiti molto scollati. Essendo stata totalmente dimenticata dai suoi, mi parve spaventosamente invecchiata e la sentii dire tristemente: “Per molto tempo ancora non andrò in Paradiso”.
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Che molte anime debbano la liberazione dalle pene del Purgatorio alla beata Maria Anna Lindmayr, risulta dalle sue annotazioni, come possiamo constatare. Ad un certo punto essa dice: “Avrei molto da scrivere, ma voglio solo far sapere che ho visto tra le fiamme del Purgatorio, e liberato, una quarantina di anime solo tra i miei parenti, che avevano sofferto per 50 anni e anche più”. Poi dal gennaio al marzo 1691 sono nominate più di 400 anima di persone di ogni località (ma particolarmente di conventi austriaci e bavaresi, soprattutto tirolesi) che sono giunte all’eterna beatitudine per suo intervento. Quando le anime del Purgatorio sono liberate dal loro carcere, quando si sono realizzate per loro le parole del regal cantore: “Ed il loro luogo è in pace e la loro dimore a Sion”, esse non dimenticano i loro benefattori , perché sono grate. “Nessun periodo della mia vita fu per me più felice e ricco di grazie di quello che passai con e per le anime del Purgatorio. Ho poi saputo da Dio che con l’amore per le anime del Purgatorio gli si fa il massimo piacere, perché queste anime gli stanno molto a cuore, ma sono anche le più misere, non potendo più far nulla per se stesse”.
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