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Le voci delle anime del Purgatorio durante il Rosario recitato da San Pompilio Pirrotti

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 01/03/19
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Un fatto straordinario accadeva nella chiesa dove celebrava il santo, alla presenza di numerosi fedeliUn santo che fu straordinario nell’apostolato del Rosario per le anime purganti fu senza dubbio san Pompilio Pirrotti, sacerdote piissimo e grande apostolo, vissuto nel secolo XVIII. Certamente la pratica di pietà mariana da lui preferita fu il Rosario, ed egli stesso si preoccupava di costruire molte corone del Rosario anche per distribuirle agli altri, incitando a recitare il Rosario per suffragare le anime purganti. La sua specialità in questa pratica mariana consisteva nel fatto che egli recitava il Rosario non soltanto dovunque e con chiunque, ma anche con le stesse anime purganti. Parrebbe incredibile, eppure le testimonianze a riguardo non ammettono dubbio o incertezza.

Nella Chiesa del Purgatorio, a Montecalvo Irpino (Avellino), infatti, dove il Santo officiava, non raramente avveniva che recitando egli il Rosario si udivano con chiarezza le voci delle anime defunte che rispondevano la seconda parte dell’Ave Maria. Stupore e meraviglia colpivano tutti i presenti, ma anche una grande commozione spingeva ad un impegno generoso nella recita dei Rosari per suffragare quelle anime penanti in attesa del sollievo che arrecano a loro i nostri Rosari.


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Domenico Pirrotti nacque nel 1710 a Montecalvo Irpino, da una famiglia benestante e antica, e ricevette una educazione adeguata.  Riguardo l’obiezione del padre alla sua decisione di diventare un religioso, Domenico scrisse: “Sono deciso a mantenere la mia decisione di servire Dio, e di non cambiare la mia idea di compiere il volere di Dio, abbandonando il mondo, se è ciò che Egli vuole e, a rassegnarmi alla perdita di parenti e amici”. Aveva già deciso di dedicarsi all’insegnamento, nel tentativo di rimediare alla mancanza di fondi per l’istruzione, specialmente per i poveri.

Lasciò casa sua per entrare nei Chierici Regolari delle Scuole Pie (conosciuti anche come piaristi o scolopi), fondati da S. Giuseppe Calasanzio (25 agosto), facendo professione solenne nel 1728 prendendo il nome di Pompilio Maria. Insegnò per alcuni anni in diverse scuole, facendosi conoscere per la santità e l’erudizione.



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Ordinato sacerdote nel 1732, lavorò poi come missionario itinerante in varie zone dell’Italia, concentrandosi sulla predicazione e ascoltando confessioni; ricevette così il titolo di “apostolo dell’Abruzzo”, dato che svolse la sua attività principalmente in questa regione. Mentre si trovava a Napoli, le calunnie inventate da una parte del clero locale, invidioso del suo zelo e dell’ovvio successo, convinsero l’arcivescovo a revocare le sue facoltà di confessione, poiché, in base alle accuse principali, era troppo pronto ad assolvere i penitenti e troppo tenero nelle penitenze. I nemici lo denunciarono anche al re, accusandolo di ricercare la popolarità mondana, e affermando che perciò era politicamente pericoloso; quindi fu esiliato dalla città. Una protesta pubblica per l’ingiustizia di questa sentenza costrinse il re a richiamarlo.


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Pompilio fece tutto il possibile per diffondere la devozione del Sacro Cuore per tutta l’Italia: fondò una confraternita di devoti a Montecalvo in suo onore e compose una novena di preghiera per dare impulso a questa devozione. Era anche molto devoto alla Madonna e, si afferma che abbia salvato una città dagli effetti di un terremoto con le sue preghiere alla “Mamma bella”, uno dei miracoli attribuiti alla sua intercessione mentre era in vita. Nelle sue attività missionarie poneva in rilievo la necessità della preghiera costante: “Più vi troverete nel buio, tanto più persistente nella santa preghiera, perché in questa Dio dona la sua luce per le nostre necessità, vi assicuro che il demonio non otterrà nulla, se non interrompete la preghiera, ma se rinunciate, tutto crollerà, ogni virtù andrà in rovina, proprio come le piante quando non sono annaffiate in modo giusto”.

Nel 1765 fu mandato presso la casa a Campi Salentina, vicino a Lecce, dove morì il 15 luglio dell’anno seguente; fu sepolto nella chiesa degli scolopi, dove i suoi resti sono ancora venerati, beatificato nel 1890 e canonizzato nel 1934.



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