Leggere ad alta voce, ascoltare storie sono esperienze che i nostri figli bramano. Perché anche se siamo la generazione tablet, apparteniamo ancora a quella stirpe che si radunava attorno al fuoco ad ascoltare gli aedi.Ogni volta che concludo una visita di controllo dal nostro pediatra, l’ultimo consiglio che segna sul libretto è: “leggere libri ad alta voce”. Con me sfonda una porta aperta, ma metterlo – per così dire – a verbale fa sempre bene.
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Infatti, talvolta sono io adulta quella che snobba la lettura coi miei figli. Stanchezza, pigrizia, faccende domestiche sono scuse da cui pesco a volontà giornalmente. Il mio adolescente è in un’età di allergia pesante ai libri, ma ogniqualvolta mi metto a fianco a lui a leggere a voce alta anche solo la pagina di geografia che sbuffa per studiare, accade qualcosa di inaspettato: domande, collegamenti, voglia di approfondire.
I figli più piccoli, invece, mi assalgono con le storie da leggere. Sono loro a richiedere che la lettura sia un’esperienza, vissuta in compagnia e quasi palpabile … niente lettura mentale, vogliono la voce. Nonostante ciò ogni tanto ancora mi scappa quella minaccia tremenda e insensata: “Ora vai in camera tua a leggere!”.
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Perché leggere non è una punizione? Perché il suo bello è che sia un’esperienze condivisa? La storia raccontata da Repubblica, e che viene da Bari, contiene ipotesi concrete di risposta.
A tempo perso, cioè ben speso
Il dottor Rocco Saldutti è un pediatra di Acquaviva delle Fonti, e già questo nome sembra un tassello non casuale in questa storia. In effetti è in gioco dell’acqua viva di cui i suoi piccoli pazienti sono assetati.
ogni settimana, per due volte, organizza incontri di lettura nel suo ambulatorio, dopo le visite. “Di solito ci vengono i miei pazienti – dice – ma spesso qualcuno porta un amichetto”. E si leggono sì testi pensati per l’infanzia, spesso illustrati, ma anche opere di grandi autori come Dante e Shakespeare. (da Repubblica)
Una volta in più è il tempo libero ad essere fonte di ospitalità creativa; non solo la coercizione o la buona volontà in orario di lavoro sono spazio di intraprendenza, ma ciò che l’uomo sceglie di fare del suo tempo… perso. Tempo libero, in cui la libertà di costruire ipotesi nuove che appassionano sboccia e dà frutto.
Dunque il dottor Saldutti ha pensato e dato vita a questo spazio di incontro coi bambini, e anche coi loro genitori. A qualche obiezione sull’orario di ritrovo (dalle 19 alle 20) è stato ribattuto: i piccoli vedranno un’ora in meno di TV. I ritrovi sono diversificati per età e si tratta di leggere ad alta voce e ascoltare:
“L’idea è partita da me, dalla mia passione per i libri – continua il pediatra – e il fatto di fare incontri di lettura non lo vedo del tutto slegato dalla mia professione, magari possono aiutarmi a capire se qualche bambino ha deficit oppure se ci sono problemi di socialità”. Non solo. Dall’iniziativa del dottore è nato un gruppo – Il circolo del grillo parlante – diventato di recente un’associazione culturale”. (Ibid)
C’è dunque uno sguardo anche terapeutico in questi incontri, ma la qualità dell’esperienza è sull’umano a tutto tondo: incontrare un testo è incontrare una voce viva che ci toglie dal nostro guscio di paure, è un invito a mettere a tema dell’ascolto comune tutto ciò che riguarda l’intimo, paure e gioie.
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Dire le cose, pronunciarle è un passaggio di cui sempre più spesso tendiamo a fare a meno. Fare un semplice esercizio di lettura può aiutare a capire che perdita c’è in ballo: scegliamo una o due pagine di un testo a piacere e leggiamole prima solo mentalmente poi, dopo, ad alta voce. Questa seconda lettura ci farà insospettabilmente accorgere di molti elementi che la lettura col pensiero ci fa trascurare ….
Dante e Shakespeare, non sarà troppo? No
Nel nostro passato remoto, remotissimo, ci fu un tempo in cui le comunità si radunavano attorno al fuoco ad ascoltare le storie. Era un momento decisivo nella costruzione dell’identità del singolo. Perché l’io si costruisce al plurale, non al singolare: essere parte di un ascolto comune, significa partecipare a un momento di coscienza di comunità in cui i temi che segnano l’anima di ciascuno non sono materia di reclusione e rimuginamento, ma condivisione.
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L’ascolto di gesta di guerra mette a tema il male e l’eroismo, il tremore dell’uomo e il dubbio sul senso del tutto. L’io immergendosi in questo ascolto comune, fatto poi di scambi personali, impara che la verità si guadagna non in solitaria, ma innanzitutto spalancandosi. Ma guarda, quello che fa stare a bocca aperta me, fa stare a bocca aperta anche te. Perché entrambi piangiamo ascoltando di Ettore ucciso?
Per i bambini piccoli questa dimensione è naturale, molto più che piazzarsi di fronte alla TV a guardare Masha e Peppa. Certo, s’incollano davanti ai cartoni; ma come cambiano nell’entusiasmo e nella partecipazione se leggiamo loro una storia? Loro ci ricordano che anche noi adulti apparteniamo ancora alla stirpe dei racconti davanti al fuoco, piuttosto che alla generazione tablet.
Sì, ma ai bambini bisogna proporre storie adatte all’età. Forse Dante e Shakespeare è meglio riservarli ai grandi. Sentite cosa risponde il pediatra di Bari:
“Ovviamente Dante e Shakespeare vengono semplificati – conclude Saldutti – ma per esempio proprio Shakespeare ci permette di spiegare un tema importante, quello della gelosia” (Ibid)
Esistono edizioni dei classici ottime per essere proposte anche ai più piccoli. Ma soprattutto non è vero che i bambini hanno bisogno di contenuti zuccherosi e semplici. Hanno bisogno di fantasia e immaginazione; soprattutto nei loro cuori albergano già emozioni forti con cui fanno i conti forse in modo più serio di noi. Conoscono la paura, la gelosia, la violenza, così come l’amore, l’amicizia, la compassione. In tempo medievale tutto ciò si chiamava peccato o virtù, gli assi cartesiani della nostra libertà.
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Autori come Dante e Shakespeare hanno avuto il dono di mantenere il cuore prorompente, schietto ed entusiasta dei bambini anche da adulti. Non hanno scritto dei “mattoni”; hanno parlato di ogni uomo e donna possibile, hanno voluto scrivere un’enciclopedia appassionata di tutto ciò che può ferire o esaltare l’essere umano. Introdurre i nostri figli a questi autori è presentare loro un gruppo di amici che non li tradirà fino alla vecchiaia, e li aiuterà a guardare la realtà in tutti i suoi misteriosi risvolti. Senza censure.
Il punto è allora un altro: noi adulti siamo pronti a imbarcarci in questa avventura? Siamo pronti ad accompagnare un uomo che vuole rivedere in Paradiso il sorriso dell’amata Beatrice? E a chiacchierare con il bardo che fece dire ad Amleto “esistono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la tua filosofia”?