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Alessandro Cattelan e la bambina con due papà. Per le tue figlie vorresti lo stesso?

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Paola Belletti - pubblicato il 25/01/19
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Il 24 gennaio ha postato una foto di sé che legge un libro dal titolo La bambina con due papà ad una delle figlie. Che c’è di male? si chiedono in tanti. Anzi “bravo, bravissimo” digitano da tutte le provincie dell’impero…

La notizia non è che ha letto quel libro a sua figlia

La notizia vera è che mentre leggeva o faceva finta di, ha scattato una foto e l’ha pubblicata su Instagram.

Lui è Alessandro Cattelan giovane promessa mantenuta della conduzione tv, radio, (a teatro pare un po’ meno); spigliatissimo, equilibrato, giocherellone e allineato, questo bravissimo ragazzo marito e padre di due fanciulle ha letto alla più grandicella La bambina con due papà, di Mell Elliott, tradotto (addirittura, si vede che da soli non saremmo arrivati a tali altezze) da Valentina Deiana per De Agostini.

La vita vera non è quella che postiamo

Vero che siamo tutti più o meno così (chi più chi meno, chi molto, molto meno) e le cose che ci sembrano essere degne di essere comunicate le documentiamo e le postiamo; soprattutto se hanno quell’aria di cosa familiare, casalinga, fatta con noncuranza come se nessuno ci stesse davvero fotografando o riprendendo (e pensare che spessissimo siamo noi stessi a farlo mette ancora un po’ i brividi. Siamo l’esercito dei selfie e veniamo da una Caporetto).

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Alessandro Cattelan: un campione sprecato, per ora

L’avrà postata sapendo con largo anticipo che avrebbe raccolto qualche migliaio di cuoricini (52.800 alle 20 di ieri sera), centinaia di sperticati apprezzamenti e almeno alcune reazioni scandalizzate dei “soliti bigotti omofobi”. Alcune ben argomentate, altre per niente. E su queste si sarebbero attaccate come mosche alla carta moschicida le vittorie di chi sa di avere ragione per statuto: sta col padrone, sta con quelli che dicono le cose che si devono dire. Sta con il progresso, il politically correct e tutte queste cose che da portarsi dietro, anche solo a parole, stanno diventando pesantissime. Ne parliamo da anni. Eppure, ahinoi, siamo ancora solo all’inizio, forse.

E siccome Alessandro Cattelan non sta solo su Instagram ma anche su Radio Deejay, tra le più apprezzate e seguite, e ne ha parlato anche lì, nel suo programma del mattino: Catteland.

Con calma, senza urlare (se non scherzosamente), senza parolacce e con quel calore umano suo tipico (a me personalmente piace! E’ bravo, ci sa fare. Ha solo sbagliato partita!): diamogliene merito. E forse con un sincero entusiasmo e la superficiale eppure convinta certezza di stare dalla parte del bene. Perché i bimbi sono contenti, vogliono sapere, sono fantastici, non hanno pregiudizi, e via luogocomunicando.

Come se poi ci fossero due parti ben distinte e riconoscibili; buoni di qua, cattivi di là. Uno solo è buono.

La telefonata alla maestra d’asilo. Non avere paura, leggilo quel libro, ti difendiamo noi.

Comunque che fa in diretta, il giorno dopo? Decide di chiamare una maestra d’asilo. La introduce così: c’è un sacco di gente per bene in giro che fa meno rumore di quelli che sbagliano. Tra queste Ilenia, da Ancona, maestra di “scuola per l’infanzia”. La chiama perché è per bene e anche lei vorrebbe tanto leggere questo libro a scuola ma ha paura della reazione dei genitori. Ha paura, sì, delle reazioni bigotte.

E che hanno mai da insegnare a dei bimbetti di 3,4,5 anni? Parecchio, lascia intendere lei; e se noi genitori, che rompiamo le scatole su tutto a prescindere, dice la giovane insegnante, le lasciassimo fare, loro saprebbero bene come istruire i nostri figli.

E Cattelan la incoraggia, la ispira dice lei. Dai, quasi quasi lo leggo questo libro. E racconta di una bimba che le ha chiesto davanti a tutti se due donne è poi vero che non si possano sposare: certo amore che si possono sposare! L’ha fatto, gliel’ha detto, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo (e non solo quello, temo, vista la totale assenza di logica applicata a questa risposta) e ha dato alla bimba innocente quel che il suo cuore già presentiva: basta l’amore.



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Mh mh, ah ah, infatti. Peraltro io credo sinceramente che ci siano coppie di omosessuali più composte di altre, uomini e donne con attrazione per lo stesso sesso e comportamenti omoerotici non troppo sguaiati, pieni di ottime qualità, ben consapevoli della diversità tra una famiglia e una unione di questo tipo; moltissimi e meno rumorosi sono quelli che pur patendo nella carne il dolore di non poter avere figli non lo rivendicano come un inesistente diritto (ci sono tante coppie uomo-donna che invece lo esigono e agiscono di conseguenza). Lo soffrono come un bruciante bisogno.

Non è una gara tra la bravura e la bontà di coppie omosessuali contro quelle imprecisamente dette eterosessuali. Non è quello in discussione, ma la realtà delle cose.

Cattelan ammette pure che questa bambina sia nata dall’unione tra un uomo e una donna, perché la figlia Nina glielo chiede come nascano;ma poi dice che insomma due papà sanno tirarla su. L’avranno adottata, tipo. Basta prendersela con loro. Ma è facile dirlo a questa distanza, dirlo una volta o mille ma senza fare i conti con la vita vera di queste persone.

Come possiamo negare le differenze pensando di fare del bene e quello dei bambini, per giunta?

Ricordo con nostalgia e gratitudine il carissimo Cardinal Caffarra. Vien voglia di piangere davvero, come diceva lui:

Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose. Ad un tale oscuramento del bene comune da confondere i desideri degli individui coi diritti fondamentali della persona. (Tempi)

Ok, infatti, nessuno tocchi i due papà, si sente riecheggiare. E che bello che per i bimbi sia un sollievo sentirsi dire che si vogliono tutti tanto bene, che quella e altre bambine sono amate, coccolate, sgridate come loro, per esempio. Che magari si annoiano perché questi due papà non sono tanto permissivi, vogliono che mangino verdure e che vadano a letto presto…



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Non manca una voce in questo piagnisteo a microfoni aperti?

Manca solo una voce in questo coro. Tutto questo chiasso la sta soffocando.

Non è quella della ragione, ormai eco lontana, non è quella della logica, costola preziosa strappata dal petto di un adamo qualunque e buttata via, non è quella del senso del sacro che vuole la vita frutto misterioso di un’unione piacevolissima. Nemmeno quella della natura: chiamata in causa, derisa e poi riabilitata tutto nel giro di qualche commento. Perché se è contro natura dare l’aspirina per chi ha la febbre, come ha scritto AleCattelan in risposta all’utente che lanciava il monito per cui non viene mai niente di buono andando contro naturaaaaaaa, allora come può essere tanto bello e naturale, come ci assicura @rominabertei, che due uomini siano padri di una bimba?

Manca del tutto la voce della bambina. Non questa, figlia di una grossolana finzione letteraria. Ma quella di bambine vere che poi, con una fatica impari, diventano ragazze e donne. E se non hanno potuto rispecchiarsi nel volto della loro vera mamma, magari scomposta tra donatrice e gestante, o del loro papà seppur ridotto a fornitore di sperma, hanno sofferto dolori intensissimi e spesso senza poter dar loro voce.

Pochi giorni fa la mia collega Annalisa Teggi ha fatto megafono a Millie Fontana e al suo discorso del 2015:

Figlia di una coppia lesbica, atea, 23enne. Pone questa semplice domanda alla comunità LGBT: devo sentirmi omofoba perché guardandomi allo specchio mi chiedo da chi abbia preso i miei occhi verdi?


MILLIE FONTANA
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Ecco cosa manca, soprattutto.

Non basta l’amore, Millie ama entrambe le sue “madri” lesbiche; non basta una casa, non bastano relazioni stabili, non basta l’accudimento, non basta, non basta e non basta.

Serve sapere da dove vengo, a chi assomiglio, con chi caspita me la posso prendere, per poi perdonarlo, se ho il culo basso o le orecchie a sventola. E anche da chi voglio distaccarmi: rispetto a chi posso dire di me: mia madre era così, io invece…

Essere padri e madri pertiene, appunto, all’essere. E nell’adozione, nobilissimo istituto legislativo sotto attacco anch’esso, al centro c’è il bambino e il suo vero interesse e i genitori adottivi suppliscono ad una perdita del bambino e non il contrario.

Quando diventiamo genitori esercitiamo innanzitutto un’ autorità senza competenza, dice Fabrice Hadjadj che quando guarda questi temi ha una vista da dodici decimi. Non siamo profili professionali intercambiabili per cui basta la formazione e chiunque può esercitare la genitorialità.



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A volte occorre pensare più a lungo alle cose e non cedere alla tentazione della risposta acchiappa-like

Carissimo Alessandro, che fai così bene il tuo lavoro; quando vedi che sei troppo apprezzato, quando per esempio una senatrice Cirinnà si spella le mani per il tuo pezzo anti omofobia (quando capiremo di che si tratta forse l’Apocalisse sarà già un ricordo), quando la tua vela si gonfia perché tutti o quasi soffiano da quella parte, fatti qualche domanda sulla rotta che stai seguendo. E soprattutto guarda le tue bambine e chiediti se sarebbe giusto privarle della loro mamma, se davvero sarebbe tutto uguale.

Ora vorrei Costanza Miriano in loop che chiede a gran voce: “dove’è la madre di questi bambini? dov’è la madre?!”

E di nuovo chiederei a chi osasse la boutade: “concetto antropologico” a chi?