Segnali importanti in vista dell’assemblea della Pontificia Accademia per la vita. Padre Benanti: andiamo verso una realtà mista macchine-agenti uomini. Focus sulla “roboetica”
«Per la prima volta nella storia abbiamo delle macchine che superano la nostra capacità di controllo». Con queste parole Paolo Benanti, docente di teologia morale ed etica delle tecnologie alla Pontificia Università Gregoriana, ha introdotto il tema della “roboetica”, al centro della prossima assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita, che si svolgerà in Vaticano dal 25 al 27 febbraio.
Il caso Uber
«Siamo in grado di costruire macchine che possono prendere decisioni autonome e coesistere con l’uomo», ha spiegato l’esperto durante la conferenza stampa di presentazione in sala stampa vaticana: «Si pensi alle macchine a guida autonoma che Uber, il noto servizio di trasporto automobilistico privato, già utilizza in alcune città come Pittsburgh, o a sistemi di radio chirurgia come il Cyberknife o i robot destinati al lavoro affianco all’uomo nei processi produttivi in fabbrica».
“Si insinuano nella nostra esistenza”
Queste nuove tecnologie, ha fatto notare Benanti, «sono pervasive: stanno insinuandosi in ogni ambito della nostra esistenza. Tanto nei sistemi di produzione, incarnandosi in robot, quanto nei sistemi di gestione sostituendo i server e gli analisti. Ma anche nella vita quotidiana i sistemi di intelligenza artificiale sono sempre più pervasivi».
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Etica e robot
«Queste macchine non sono mai state costruite per competere con l’uomo ma per realizzare una nuova simbiosi tra l’uomo e i suoi artefatti», ha precisato l’esperto.
Secondo Benanti «esistono sfide estremamente delicate nella società contemporanea in cui la variabile più importante non è l’intelligenza ma il poco tempo a disposizione per decidere e le macchine cognitive trovano qui grande interesse applicativo. Si aprono a questo livello tutta una serie di problematiche etiche su come validare la cognizione della macchina alla luce proprio della velocità della risposta che si cerca di implementare e ottenere».
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Allarme “impreparazione”
Il pericolo maggiore è legato al «non conoscere queste tecnologie e dal lasciare decidere sul loro impiego a una classe dirigente assolutamente non preparata a gestire il tema».
«Se l’orizzonte di esistenza delle persone nel prossimo futuro – in realtà già del nostro presente – è quello di una cooperazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale e tra agenti umani e agenti robotici autonomi diviene urgente cercare di capire in che maniera questa realtà mista, composta da agenti autonomi umani e agenti autonomi robotici, possa coesistere», la tesi del relatore.
«Il cuore della questione sulla gestione e lo sviluppo delle intelligenze artificiali – chiosa Benanti – è un ampio spazio di discernimento etico che deve tener conto dell’effetto potenzialmente dirompente di queste tecnologie legato al loro potenziale di innovazione tecnologica» (Agensir, 16 gennaio).
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