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“Sono incinta e voglio abortire”, disse Gabriella 30 anni fa. Ma ora il suo Tommaso diventa papà!

FATHER WITH NEWBORN SON
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Paola Bonzi - pubblicato il 16/01/19
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“Sono un’artista, recito, dipingo. E sono sola. Non posso avere un bambino”…Un’altra storia difficile e bellissima dal CAV Mangiagalli: una delle prime mamme a rivolgersi a Paola Bonzi, determinata a liberarsi del figlio fino a che non ha visto che non era un grumo di cellule: “se mi aiuterete lo farò nascere”.Oggi ho aperto il libro dei ricordi e immediatamente scivola fuori una ecografia, che novità!
Da noi le ecografie sono all’ordine del giorno, ma questa…
Una delle nostre prime mamme, forse di 32 o anche 33 anni fa era arrivata da noi dicendo schiettamente:

Sono incinta e voglio abortire. Io sono un’artista, recito, dipingo, sono specializzata in miniature (lo dice con un’aria di sussiego, evidentemente per guadagnarsi una certa stima da parte nostra).
Il padre del bambino che aspetto mi ha abbandonata alla notizia della gravidanza, lasciandomi sola con l’affitto da pagare e senza risorse per vivere.
Come farei con un bambino? Non posso!

Io a quel tempo mi recavo al CAV di pomeriggio e Gabriella era invece arrivata di mattina.
Matteo, obiettore di coscienza, era presente invece tutto il giorno e quindi, sperando che io arrivassi presto per fare il colloquio, ha cominciato ad offrire a Gabriella, oltre al suo ascolto, anche un bel panino col salame.

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Shutterstock


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Una storia di relazioni familiari difficili e nessuno spazio per il bambino che cresce in lei. Fino a che…

Le parole di Gabriella sono state tante; gli ha raccontato della compagnia con cui aveva recitato cose di cui non so e purtroppo anche di due aborti precedenti.
Ho fatto di tutto per arrivare in fretta; nella stanza si respirava un’aria piuttosto greve, poiché la storia di Gabriella iniziava con relazioni familiari molto difficili.
Il colloquio è stato impegnativo; sembrava che l’intento di Gabriella fosse quello di mettersi in luce senza nessun posto, nella sua mente e nel suo cuore, per quel piccolo bimbo che cresceva dentro di lei.
Dopo un’ora abbondante in cui sono stata praticamente zitta, ascoltandola con grande attenzione, triste per tutto ciò che mi andava raccontando, le ho mostrato la fotografia del nostro magico libretto che raffigura le fasi dello sviluppo intrauterino del bambino.
Un singhiozzo soffocato.

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Whitetherock Photo/Shutterstock

Non è un semplice grumo di cellule, nessuno glielo aveva mai detto. Gabriella vuole farlo nascere.

Ma è proprio già così formato? Mi hanno sempre parlato di un grumo di sangue e di cellule, ma questo è proprio un bambino e se mi aiuterete lo farò nascere.

I mesi passavano e per Gabriella arrivò anche il momento del parto.
Poiché aveva dato alla luce suo figlio in Mangiagalli, siamo saliti per salutarla, ma non c’era. Abbiamo cominciato a chiedere notizie e grande è stata la meraviglia nel sentirci rispondere che si trovava nel reparto infettivi.


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Gabriella è affetta da HIV e anche Tommaso, suo figlio. Seguono mesi di controlli e tenace speranza

Aveva il virus HIV.
Tommaso ne era naturalmente infetto, ma la speranza era che crescendo si negativizzasse.
Facevano questo controllo ogni due mesi  dichiarando che probabilmente sarebbe successo attorno al nono mese ma che, se non fosse stato così, sarebbe cresciuto con questa spada di Damocle sulla testa.
La paura dilagava dentro di me e a ogni controllo speravo nella buona notizia.
E invece no, il virus continuava a essere presente.
I medici però sembrava non si volessero arrendere ed ecco che finalmente Tommaso risultava sano.

Passano anni prima del nuovo incontro con Gabriella. Un giorno squilla il telefono

Sono successe tante cose negli anni fino a che un giorno, al telefono, riconosco immediatamente la voce di Gabriella che, invece, andava sviluppando la malattia.

Ti ho sempre sentita vicina, Paola, anche se non ti ho più telefonato. Ora però c’è una cosa speciale.
Tommaso si è sposato, ha frequentato la facoltà di antropologia con successo e ora mi ha portato una cosa che ti voglio descrivere: l’ecografia del bambino che stanno aspettando.
Ho nel cuore una gioia strana, penso anche ai miei bambini non nati e ho sentito immediatamente il desiderio di comunicare a qualcuno che ora stava per arrivare un bimbo, il mio nipotino.
A chi potevo dirlo, se non a te?


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