Milionario, insieme alla diagnosi di fibrosi cistica scopre di essere sterile dalla nascita e che, quindi, i suoi tre figli sono frutto dell’infedeltà della moglie. E così, nel tempo dei rapporti liquidi e del genere X, l’opinione pubblica si trova a discutere del legame padre-figlio. Quando la pentola scotta, usi le presine per tenerla in mano. Vale in cucina, ma non sempre vale nel mondo della cronaca: quando una notizia si fa scottante, è meglio cambiare discorso, perché tenerla in mano è impossibile.
La storia di Richard Mason gira in rete già da qualche settimana ed è finita per essere etichettata in termini di corna, tribunali, soldi. Quest’ultimi argomenti sono il tipo di materia scottante e accettabile, che può andare benissimo per catturare click, ma in realtà il nucleo incandescente della faccenda è esploso e scomparso. All’inizio qualche redattore ha osato titolare: cos’è il padre? E sembrava finalmente di essere nella aperta e soleggiata realtà. È stato bello, è stato breve.
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E io chi sono?
A quanto pare il signor Richard Mason scriverà un libro sulla sua vicenda; e ci mancherebbe. È un uomo d’affari, sa come cavalcare l’onda. Personalmente, gli suggerirei un gesto rivoluzionario: leggere un libro, Pirandello in particolare. Nessuno più del drammaturgo siciliano ci ha accompagnato a sostenere la vertigine dell’identità, a chiederci chi siamo, spogliati di ogni maschera. Possiamo trattare la nostra vita come un copione, di cui ci illudiamo di scrivere a puntino le parti, finché la realtà – e il suo Creatore – non reclama il mestiere che è suo.
Richard Mason fino al 2016 teneva in mano le redini della propria storia molto bene, padrone del suo destino: uomo d’affari milionario, co-fondatore della catena MoneySupermaket, padre di tre figli avuti dalla prima moglie Kate, divorziato e risposato con l’amatissima Emma. Una perfetta immagine di successo e autodeterminazione: successo sul lavoro e affetti fluidamente soddisfacenti.
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A rovinare il quadro idillico arriva la scoperta di una malattia, che gli porta in dote lo sgretolamento totale di ciò che era il suo mondo. Nel 2016 gli viene diagnostica la fibrosi cistica che comporta sterilità dalla nascita: oltre a scoprirsi malato Mason scopre di non essere padre biologico dei suoi figli, che la moglie ha concepito da una relazione extraconiugale. In realtà, quando la scoperta avviene, Richard è già separato da questa prima moglie, ma la sostanza sconvolgente non cambia.
«All’apparir del vero, tu misera cadesti» scrive Leopardi riferendosi a Silvia, ma anche alla Speranza. All’apparir del vero crolla un mondo di maschere, ma il brutto di questa vicenda è che la cruda verità butta al macero anche una buona dose di realtà. Lo sguardo di Mason si fa ancora più cupo del previsto:
«Non sono loro padre: non sono neppure un amico di famiglia. Sono solo un tizio che era lì mentre crescevano. Il futuro è deprimente: aspettavo le gioie di lauree, matrimoni, nipoti, le speranze e le paure nell’aiutarli e guidarli lungo il cammino. Tutto ciò mi è stato rubato nel modo più brutale possibile». (da Corriere)
Ecco, da queste parole è nato il primo contraccolpo che si è riverberato su tutti i media: allora cosa è che fa di un uomo un padre? E sarebbe stato interessante approfondire, davvero, la questione. Perché innanzitutto la vicenda ci ricorda che non è indifferente chi genera un figlio. Molto spesso, ultimamente, ci viene insinuata la bugia che «chi cresce e ama i figli è genitore» e quindi si può crescere senza difficoltà emotive in gruppi domestici in cui s’ignora il padre-donatore di sperma o la madre-fornitrice di utero. Mason testimonia che il legame biologico non è un dato indifferente, tanto che la sua reazione è così spropositata da diventare addirittura esagerata: «Sono solo un tizio che era lì mentre crescevano». Falso.
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L’assenza di un legame biologico non cancella gli anni di rapporto tra padre e figli, che in questo caso specifico sono un ragazzo di 23 anni e due gemelli di 19. Il rapporto di paternità non è solo un seme, ma una relazione che cresce nel tempo. Il genitore adottivo non è un tizio, è padre davvero.
Nessuno nega il trauma subito dal signor Mason, ma se andiamo a guardare le conseguenze che si sono generate possiamo ben dire che quel trauma avrebbe chiesto – e chiede ancora – una via per guardare con occhi nuovi qualcosa che non è maschera e menzogna in toto. Padre e figli hanno costruito nel tempo un rapporto vero che esiste tuttora, e che non scompare perché la madre ha mentito ha tutti. Significativo è il fatto che il figlio maggiore non abbia voluto fare il test del DNA.
Soldi, corna, tribunali
È dura sostenere il peso di quella domanda: allora, cos’è un padre?
Noi apparteniamo a una società che non riconosce la propria identità fondativa: siamo tutti figli di un Padre. Mancandoci questa coscienza originaria, sentendoci completamente autonomi e autodeterminati, andiamo in tilt appena il nervo scoperto della paternità salta fuori. Il caso Mason ne è un esempio perfetto. Poteva davvero essere una storia pirandelliana, un personaggio che si mette in cerca del suo Autore paterno per poter ricostruire il suo legame coi figli. Poteva essere un’occasione di pubblico dibattito in cui – anche – scannarsi a suon di ragioni opposte su quanto sia carnalmente necessaria la presenza di un padre o sul fatto che possiamo farne a meno e ci può bastare genitore 2. Se le cose avessero preso questa piega, avrei benedetto questa discussione.
Invece, si è trasformato tutto rivedicazione cinica e gossip di bassa lega. Richard Mason ha portato in tribunale la ex-moglie per frode e per farsi restituire i soldi degli alimenti versati in questi anni; che è tutt’uno col dire-senza-dire che quei figli non li sente più affatto figli. E poi sta facendo di tutto per scoprire chi è l’amante incriminato; ma davvero riempire questo tassello gli sarà di qualche giovamento? Per dare un volto al nemico? Per esercitare una qualche forma di vendetta?
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I commenti dei giornali hanno deviato su altri aspetti succulenti per le chiacchiere: Vittorio Feltri ha esplorato il deplorevole mondo sotteraneo dei tradimenti nelle coppie; le Iene hanno dedicato un servizio a chi si trova cornuto e mazziato (quei padri separati che devono pagare le spese per figli frutto di relazioni extraconiugali). E poi tutto è finito in caciara con appellativi espliciti sulla leggerezza femminile.
Ognuno si è messo a remare nell’affluente in cui meglio sguazza e che non lo porterà da nessuna parte. Il corso principale del fiume è stato abbandonato, ma non da tutti. Uno dei figli di Mason, come un coraggioso salmone, si è messo a risalire la corrente. Ed è l’unico che dimostra di aver a cuore la propria sorgente, o Origine.
Il figlio che non ti aspetti
Giusto ieri a Messa abbiamo ascoltato il Vangelo del Battesimo di Gesù. Dio che apre i cieli …. che immagine potente! … per dire che quello lì è suo Figlio, in cui si è compiaciuto. Tutto il nostro io sussiste in questo compiacimento del Padre verso di noi; non saremo mai indegni o inutili, anche se diventassimo dei falliti. Siamo il compiacimento di un Padre. Vivere senza questa coscienza ci ha portato a parlare di soldi e corna quando la realtà ci scaraventa addosso chili di domande sulla paternità.
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Ma, come una mosca bianca o come un salmone in piena risalita, uno dei gemelli Mason ha detto la sua sulla vicenda. Mentre tutti i protagonisti della storia parlavano o agli avvocati o ai giornali, il figlio si è rivolto all’uomo che credeva suo padre e resta tale:
“Papà, come ti ho spiegato dall’inizio tu non potrai mai essere un non-padre per me, a prescindere da quanto è successo. Senz’altro rimarrò in contatto, niente cambierà mai … sarò sempre qui per te e tu sarai sempre mio papà. Ti voglio bene” (da The Sun)
Parole semplici, perché poi la verità del cuore sa leggere la verità dei fatti senza troppi giri di parole. E questo giovane ragazzo ci riporta alla sorgente che dà acqua e vita a noi tutti: che sia problematico o meno tutta la nostra persona non sta in piedi autonomamente, ma grazie a una relazione originale con un Padre. A taluni è dato averne uno biologico fantastico, altri pessimo; altri ne trovano uno adottivo; altri ne patiscono la mancanza per sempre. In qualunque forma, è da lì che l’anima si spalanca al resto della vita.