Si è ammalata quando aveva 6 anni e per quattro anni e mezzo ha lottato senza mai smettere di pregare. Prima di morire ha chiesto alla madre di donare i suoi giochi ai bambini bisognosi.La fede è una cosa da piccoli. Ho pensato questo dopo aver letto la storia di Giulia Zedda apparsa sul sito de L’Unione Sarda in un articolo a firma di Sara Marci.
Tumore, la parola più terribile per una bambina
10 anni, di Cagliari, è morta dopo aver combattuto coraggiosamente per quattro anni e mezzo contro un tumore. Il giornale ha intervistato sua mamma Eleonora Galia che con il cuore pieno di dolore e gratitudine ha raccontato qualcosa della sua piccina e della sua incrollabile fede. Eleonora ricorda il giorno in cui i dottori la informarono della malattia della figlia:
“(…) Il 6 febbraio del 2014, ci dissero che l’encefalogramma era disastroso, il 12 che aveva un tumore di sei centimetri. La parola più terribile, quella inaccettabile a qualsiasi età. Figurarsi per una bambina. Per tua figlia di sei anni” (Ibidem).
Non hai mai smesso di affidarsi alla Madonna
Il 12 febbraio del 2014 cominciò il percorso di Giulia che, nonostante la paura e la sofferenza, ha affrontato il tumore con forza e tenacia senza mai perdere la speranza. Le cure pesanti, la chemioterapia, le analisi, gli aghi, le visite, tutto troppo impegnativo e doloroso per una bambina così piccola eppure, racconta sua mamma, non ha mai smesso di pregare Gesù e invocare Maria che teneva sempre con sé (Unione Sarda.it). Voleva guarire e nelle sue preghiere lo chiedeva al Signore con la fede che solo i bambini posseggono.
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Mamma, vorrei donare i miei giocattoli ai bambini bisognosi
Prima di morire ha confidato alla madre il suo ultimo desiderio:
“Mamma, vorrei che prendessi tutti i miei giocattoli e li regalassi ai bambini bisognosi. Io voglio fare del bene al prossimo” (Unione Sarda.it)
Quanta tenerezza e struggimento! Una testimonianza grandissima e commovente: Giulia prima di noi tutti ha capito che non rende felici accumulare tesori sulla terra dove tignola e ruggine consumano ma accumularli in cielo. Come? con l’amore che è dono totale, senza trattenere nulla per sé. E così la mamma, che ha preso a cuore il suo testamento, ha creato insieme ad alcune amiche, un gruppo chiamato “Il sogno di Giulia”.
Il sogno di Giulia
La comunità Papa Giovanni XXIII ha dato loro la possibilità di usare uno stanzino dove il mercoledì e il venerdì si riunisco per raccogliere e distribuire giocattoli, seggiolini, passeggini, abbigliamento ma anche corredi, che giungono a Cagliari da ogni angolo della Sardegna. Una generosità incredibile che ha stupito la signora Eleonora.
“Giulia aveva due sogni: diventare veterinaria e aiutare le persone bisognose. Il primo non lo ha potuto realizzare perché la malattia se l’è portata via prima. Il secondo lo sta realizzarlo attraverso me, grazie alle volontarie che mi aiutano e alla generosità dei benefattori che ci fanno offerte da tutta l’Isola” (Ibidem).
Il dolore di una madre per la morte della sua bambina
La mamma di Giulia racconta nell’intervista il grande conforto che la fede e il dialogo con Dio le donano:
“Esistono tanti modi per superare il dolore, ma per quello di una madre che perde un figlio purtroppo non ci sono cure né antidoti. Si cerca di farsi forza e andare avanti, soprattutto quando hai un altro figlio che ha già subìto la perdita della sorellina. E poi si prega. Si prega tanto (…) La fede aiuta, è indispensabile. È l’unica strada a disposizione per riuscire ad accettare qualcosa di così innaturale”. (Unione Sarda.it)
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Ringrazio Dio ogni giorno per avermi lasciato in prestito Giulia
Una sofferenza indicibile eppure nelle sue parole non c’è rancore, traspare al contrario profonda gratitudine nei confronti del Signore che l’ha benedetta con il dono della maternità:
“(…) Lo ringrazio ogni giorno per averla fatta nascere e per avermela lasciata in prestito per dieci anni” (Ibidem).
La grazia più grande che vive mamma Eleonora è quella di non aver maledetto la sua storia, di aver accolto la volontà di Dio e di aver mantenuto con umiltà la promessa fatta a sua figlia. Colui che è umile è obbediente scrive Kiko Argüello in una delle sue meditazioni.
“(…) ho visto mamme e bambini andare via con le lacrime agli occhi per la felicità” (Unione Sarda.it)
Il più grande insegnamento di mia figlia
Oggi sulla pagina facebook “Il sogno di Giulia” desidera…
“(…) sensibilizzare la gente. Vorrei far capire che bisogna vivere i nostri figli attimo per attimo e che fare del bene al prossimo è fondamentale. È questo il grande insegnamento che mi ha lasciato la mia piccola” (Ibidem)
Mi viene in mente il salmo: Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza…
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