La Cei ha ufficializzato il riconoscimento! Fra Leopoldo, morto di cancro, ha trascorso l’intera vita ad alleviare, con la preghiera, le sofferenze degli ammalati
Riconosciuto santo in virtù della sua profezia ecumenica e per essere stato modello di riconciliazione, come ha sottolineato papa Francesco, volendo il suo corpo a Roma in occasione del Giubileo della Misericordia, fra Leopoldo Mandic morì nel 1942 per un cancro all’esofago. Di lui si ricorda che per recarsi al capezzale di un malato lasciava anche il confessionale.
E’ per questa sua straordinaria attitudine che l’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha riconosciuto il cappuccino padovano come protettore di chi è colpito da un tumore.
Un riconoscimento che è una vera carezza a sofferenti, familiari, medici e ricercatori, che ogni giorno pregano fra Leopoldo (Avvenire, 23 novembre).
Devozione viva
La designazione a patrono dei malati oncologici è un segno che si aggiunge a una devozione già viva. «Abbiamo accolto con grande gioia la notizia», commenta il rettore del santuario a Padova, padre Flaviano Gusella, che recentemente ha anche annunciato l’ostensione permanente del corpo di san Leopoldo.
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“Ha accettato la sofferenza”
La notizia giunta dalla Cei, attesa, porta l’attenzione su un aspetto meno noto del santo ma estremamente presente nella sua vita: la vicinanza ai malati e al dolore. «È un santo che ha accettato la sofferenza, non ha mai chiesto di essere guarito ma è stato esempio mirabile di accettazione della malattia».
Il conforto della fede
Come ricorda il rettore del santuario padovano, la preghiera è anche per sostenere la ricerca, e per i medici e gli infermieri. «La fede è sicuramente un grande conforto sia per i malati che per gli operatori sanitari», gli fa eco la professoressa Vittorina Zagonel, direttore di Oncologia medica 1 dello Iov-Irccs di Padova (Istituto oncologico veneto, unico in regione destinato in maniera specifica alla ricerca sul cancro, alla prevenzione e diagnosi dei tumori).
«Tutti i giorni – ha detto Zagonel sempre ad Avvenire – noi operatori siamo in contatto con i nostri limiti e spesso ci troviamo ad ‘affidare’ i nostri pazienti e il nostro lavoro. Per noi è un conforto, come per i pazienti e i familiari. Tocchiamo con mano quotidianamente che le persone in situazioni critiche cercano aiuto spirituale in modelli di santi, soprattutto per chiedere di essere sostenuti nell’affrontare questi momenti».
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