Houston, Texas. L’apertura del cyber store del sesso ha scatenato le proteste dei gruppi religiosi e delle associazioni schierate contro il traffico sessuale. Si raccolgono firme per strada.In queste ultime settimane i quotidiani hanno riportato le cronache di tentativi quasi riusciti a Torino e Houston di apertura di bordelli di sexdolls, in cui i clienti possono sperimentare le prestazioni delle cosiddette bambole del piacere.
Houston sì, abbiamo proprio un problema
A Houston l’imprenditore canadese Yuval Gavriel, fondatore della catena KinkySdollS con sede a Toronto, stava per inaugurare la prima delle dieci show-room che intende aprire negli Stati Uniti, dove al prezzo di 60 dollari si possono provare prima di acquistarle le prostitute al silicone dell’era digitale. Il costo della versione più semplice, quella che sussurra e carezza, emettendo qualche gemito al tatto, si aggira intorno ai 2.500 dollari, mentre per le bambole più sofisticate, che parlano e rispondono e non sono provabili, ci vogliono almeno 10.000 dollari. (Il Messaggero)
Per ora resta chiuso
Sembra che per ora il tentativo non sia riuscito per banali errori burocratici commessi dall’imprenditore nelle pratiche di adattamento del locale individuato allo scopo, ma difficilmente l’iniziativa potrà essere bloccata in quanto, come sostengono molti legali, nessuna legge vieta “la prostituzione artificiale”, purché i relativi atti sessuali non siano compiuti in pubblico (Ibidem). Sul sito della società canadese si può leggere questo allettante messaggio di adescamento: “Vogliamo offrirvi qualcosa di unico. Soddisfare le vostre fantasie, senza limiti. Veniteci a provare”. (Leggo). Il progetto ha scatenato rabbia e malcontento tra la popolazione locale, hanno espresso il loro dissenso in modo particolare i gruppi religiosi e le associazioni schierate contro il traffico sessuale. Inoltre si sta firmando una petizione contro l’apertura del cyber store del sesso denunciando la vicinanza di una scuola.
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Le sex dolls bloccate anche a Torino
Anche a Torino era prevista per il 3 settembre l’apertura di una casa di appuntamenti dove ad attendere gli avventori vi erano sexdolls: manichini in elastomero termoplastico simile al silicone curati nei minimi dettagli e personalizzabili dai capelli alla biancheria intima. Si poteva scegliere fra otto esemplari: da Kate, “maneggevole e leggera, perfetta per la prima volta”, alla maggiorata Molly con pupille che si dilatano ed accelerazione del battito cardiaco durante il rapporto sessuale, fino ad Alessandro, l’unico maschio della collezione, “personalizzabile con diverse misure del pene” per offrire un “tocco piccante alla tua vita sessuale” (Il Messaggero). In questo caso la società proponente è la catalana Lumidolls che si racconta abbia già iniziato la sua attività a Barcellona e Mosca. Sul suo sito si può leggere:
“Offriamo servizi unici ed esperienze totalmente nuove, al fine di farvi godere della sessualità in modo completamente diverso, in uno spazio lussuoso, assolutamente riservato e del tutto legale … ci adattiamo completamente alle vostre esigenze per garantirvi intensi attimi di piacere con le migliori ed i migliori sexdolls del mondo, come non avreste mai potuto immaginare”(Ibidem).
Anche a Torino la prima “casa chiusa” italiana del sesso fai da te al silicone è stata al momento bloccata per violazioni di carattere amministrativo e sanitario. Le bambole hot sono state poste sotto sequestro avendo riscontrato la mancanza di etichette con le indicazioni sui materiali di cui sono fatte, ed un livello insufficiente del sistema di igienizzazione necessario ad assicurare la perfetta sanificazione per il cliente successivo (Il Messaggero).
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Che fine fa l’incontro con l’altro?
Non è azzardata la previsione di una prossima ampia diffusione di questa nuova forma di attività commerciale, in cui si esercita un meretricio artificiale dove le prestatrici o i prestatori d’opera non costano praticamente nulla ai loro “sfruttatori” se non la loro iniziale progettazione e produzione, non reclamando alcun compenso per i loro speciali servizi. Dopo il loro varo inaugurale, infatti, necessitano unicamente di periodiche revisioni meccaniche dovute al focoso ardore dei loro teneri amanti, e di subentranti igienizzazioni per evitare che anche attraverso il sesso siliconato costoro possano contrarre pericolose infezioni veneree. Essi non dovranno nemmeno perdere tempo per contrattare il prezzo della prestazione in quanto le tariffe sono rigorosamente predeterminate, o avere la scocciatura di indossare il profilattico (per alcuni un vero problema), oppure ancora temere – per i più perversi – il rifiuto di quanto sarebbe forse “scandaloso” richiedere su strada.
L’atto sessuale così consumato non è più un incontro erotico con un proprio simile altro da sé, ma diventa di fatto una forma di masturbazione con un sembiante umano che non necessita nemmeno del gioco della seduzione in quanto sempre accondiscendente “per costruzione”.
E se giustamente dal mondo femminile si leva un coro di proteste in quanto la donna rappresentata in queste bambole viene simbolicamente ma apertamente offesa, umiliata, stuprata anche se non in carne ed ossa, perpetuando un modello maschile di sessualità predatoria, siamo costretti a riflettere che la desolante prospettiva del sesso siliconato è molto più grave ed ampia, in quanto è illusorio credere che possa alla lunga risparmiare le nuove generazioni di donne, che rischiano anch’esse di essere lentamente contagiate.
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Solo la sessualità correttamente intesa può salvarci
La condizione di sostanziale solitudine in cui molte persone già versano, pur interagendo in modo superficiale con tanti altri simili in questa società del dio consumo, verrà così ulteriormente incoraggiata, in quanto lo stesso potente bisogno istintuale che ci spinge a cercare l’altro viene ad essere soddisfatto masturbatoriamente con il suo surrogato robotizzato. Di fronte a questi scenari, certamente possibili ma non scontati, solo la coraggiosa riscoperta dei valori umani universali difesi in primis dalla nostra religione cristiana – compreso quello della sessualità correttamente intesa – può creare un solido baluardo al processo di “desertificazione” emozionale ed istintuale del genere umano a cui stiamo assistendo.
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