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Il segretario di Stato Parolin: occorre interrogarsi sul celibato, ma non mi aspetto cambiamenti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/10/18
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Preti sposati: il numero due del Vaticano parla di magistero come un monolite “non immutabile”  

Occorre «interrogarsi» sul celibato anche se «non mi aspetterei nessun drastico cambiamento». Lo dice il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in una intervista ad America Oggi (29 settembre).

Il caso delle Chiese orientali

«L’insegnamento circa il celibato ecclesiastico, che risale alla tradizione apostolica, ha trovato nel corso della storia – ricorda Parolin – differenti modalità espressive nella maggioranza delle Chiese cattoliche orientali, dove gran parte dei preti sono già legittimamente sposati. Sono peraltro convinto che occorra oggi interrogarsi se il celibato sia vissuto in tutte le sue potenzialità e se sia apprezzato e valorizzato in ciascuna Chiesa particolare».

“Graduale approfondimento”

«Non mi aspetterei nessun drastico cambiamento su questo aspetto, se non in un’ottica di un suo graduale approfondimento a beneficio del popolo di Dio, e in particolare dell’esigenza principale della fede: l’annuncio del Vangelo all’uomo» (Ansa, 29 settembre).



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“Organismo vivente che cresce”

Secondo Parolin «il magistero non è un monolite immutabile, ma un organismo vivente che cresce e si sviluppa. La sua reale identità non cambia, ma si arricchisce. La Chiesa appassirebbe se non si sviluppasse. In questo senso, le questioni di oggi vanno affrontate facendo tesoro della preziosa eredità della nostra storia per dare ad esse una risposta che permetta al popolo di Dio di crescere e di svilupparsi armoniosamente».

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Le parole del 2013

«Talvolta, poi – prosegue il Segretario di Stato vaticano – sollevare domande è quasi più importante che dare risposte. Come importante è anche capire che non tutte le domande possono ricevere una risposta immediata. Come non dobbiamo intimorirci di fronte a temi che riguardano la disciplina della Chiesa, la quale può subire degli adattamenti».

Già nel 2013 il porporato aveva affermato che «il celibato sacerdotale non è un dogma della Chiesa e se ne può discutere perché è una tradizione ecclesiastica» (Il Fatto Quotidiano, 2 ottobre).



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Il caso dell’Australia

Qualche settimana fa una proposta per l’abolizione del celibato era ufficialmente giunta dall’Australia. I dati della Commissione d’inchiesta sui preti pedofili, che per oltre due anni ha indagato su chiese, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie e polizia, indicano che il 7% dei preti cattolici d’Australia è stato accusato di aver commesso abusi su minori e che dal 1980 in poi 4.444 persone hanno denunciato abusi sessuali su minori, commessi da preti o religiosi di 93 entità della Chiesa cattolica australiana.

La proposta dei preti

Il Consiglio Nazionale dei Sacerdoti, dopo una conferenza che ha esaminato le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione d’inchiesta, ha presentato le sue proposte all’Assemblea Plenaria della Chiesa Cattolica australiana, chiedendo anche che ai preti che hanno lasciato la chiesa per sposarsi sia consentito di tornare al ministero.

Propone in particolare che i preti sposati siano assegnati in aree remote del paese, dove la scarsezza di sacerdoti è cronica.



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Il “no” dei vescovi

La posizione dei sacerdoti è in contrasto con quella della Conferenza Episcopale Australiana, che nella risposta alle raccomandazioni della Commissione d’inchiesta ha accettato di sollevare la proposta del celibato facoltativo con il Vaticano, ma ne difende l’obbligo come «una pratica positiva e da tempo consolidata nella Chiesa» (Lettera43, 17 settembre).

Bergoglio ai seminaristi

Anche Papa Francesco qualche mese fa è tornato a parlare del celibato. In un incontro dei seminaristi lo ha definito una «sfida».

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Antoine Mekary | ALETEIA | I.MEDIA

«Su questo – ha detto Bergoglio – state preparati perché: Se io avessi conosciuto questa donna prima di ordinarmi! In spagnolo si dice: ‘tarde piaste’, cioè te ne sei accorto tardi. Ma voi siete uomini normali, voi avete il desiderio di avere una donna, per amare. E quando venisse questa possibilità, come reagireste? Voi avete il desiderio di generare dei figli? Non solo spirituali, ma degli altri? Questa è una cosa che abbiamo nella nostra natura data da Dio. E poi, la comodità nel proprio ministero: ma, se è un po’ più comodo, non farlo con tanto sforzo….» (Agensir, 6 giugno).



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“C’è sempre una porta aperta”

Nel volo di ritorno dal viaggio in Terra Santa del 2014, parlando del celibato, il Papa aveva ricordato ai giornalisti che la Chiesa Cattolica ha già dei preti sposati, «ci sono nel rito orientale», e che «il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa». Non essendo un dogma di fede, comunque, «c’è sempre una porta aperta» (Corriere della Sera, 18 giugno 2018).

I “viri probati”

Un primo banco di prova è il Sinodo dell’Amazzonia previsto per il 2019: all’ordine del giorno la questione dei “viri probati“, uomini sposati, che potrebbero avere il ruolo di sacerdote nei villaggi più remoti e dispersi, laddove si registra una oggettiva carenza del clero. Un tema delicatissimo su cui tuttora prevalgono posizioni molto diverse all’interno della Chiesa.


BENIAMINO STELLA
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