Milena è incinta ed ha già due figli. Il marito l’ha lasciata per una donna più giovane e non le manda neppure i soldi per aiutarla. Per un momento pensa di abortire ma poi si rivolge al CAV Mangiagalli e lì trova aiuto e amicizia“Ha perfino cambiato numero di cellulare!”
Questa la frase finale del racconto di Milena, arrivata al Centro di Aiuto alla Vita tra il caldo torrido e l’afa, tipici di questi tempi.
E’ incinta alla ottava settimana e molto propensa a interrompere la gravidanza.
Il suggerimento di venire al CAV le è arrivato da una cognata che era stata seguita da noi in passato.
Ci racconta la sua storia, dolorosa e piena di cose cattive:
“Sono stata una bambina abusata, ma nessuno mi ha mai creduto, difeso e tanto meno protetta, così che questa situazione è andata avanti per un certo periodo. Ho sposato l’uomo di cui ero innamorata fin da ragazzina e che probabilmente non mi è mai stato fedele. Ho due figli e, soprattutto la più piccola, è molto attaccata al suo papà.”
Milena si presenta come una donna molto autonoma e volitiva, che ha però sposato l’uomo sbagliato.
Nonostante il suo carattere fermo ha il viso solcato di lacrime.
Cercando di alleviare un pò la sua sofferenza, la faccio parlare di come coraggiosamente sia venuta in Italia da sola, trovando una sistemazione che è diventata continuativa e stabile sia lavorativamente che economicamente, tanto da permetterle il ricongiungimento familiare con il marito rimasto in Perù.
“Sì, è vero, sono stata molto tenace e tutto sommato siamo vissuti abbastanza bene. Poi lui si è messo in testa di andare a cercare fortuna a Barcellona, portandosi il furgone che io gli avevo regalato. Non si faceva sentire frequentemente e negli ultimi tempi è venuto da me solo una volta, durante la quale, purtroppo, sono rimasta gravida.”
A volte penso che le nostre donne, tanto coraggiose, intraprendenti e forti, perdono tutte le loro caratteristiche quando si tratta di relazioni amorose.
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Milena faticosamente riprende:
“Mi sembrava una cosa importante e volevo dirgliela personalmente, come per fargli una bella sorpresa. L’ho raggiunto in Spagna e lì ho scoperto con dolore che aveva cambiato indirizzo, e quando sono riuscita a rintracciarlo mi ha detto chiaramente che ha una nuova vita insieme ad una donna più giovane, anch’essa peruviana, che io sono è una brava moglie e di non addossarmi colpe, ma che “si vive una volta sola” e lui vuole vivere! Ora sono completamente da sola. Lui non ha neppure chiesto dei suoi figli e di questo terzo non vuole sentire parlare. Da tempo non mandava più soldi a casa, tanto che mi ritrovo con debiti che il mio stipendio da solo non può pagare. Come farei con un altro bambino? Forse è proprio meglio che io interrompa la gravidanza.“
La sua sofferenza è palpabile; non ci sono parole consolatorie e la sua ferita mette in evidenza anche tutto il dolore del passato.
Dopo un lungo momento di silenzio intervengo con delicatezza dicendo:
“Non a caso sua cognata l’ha mandata qui, dove aiutiamo le donne gravide in grande difficoltà. Ci piacerebbe tanto che lei sentisse la nostra vicinanza! Potremmo aiutarla con un sussidio mensile e tutto ciò di cui hanno bisogno una donna incinta e un bambino. Vogliamo provare a fare questo percorso insieme?”
Si asciuga il viso e guardandomi con una certa speranza, dice:
“I miei figli non vogliono che io vada ad abortire. Ora voi mi proponete tutti i vostri aiuti, che mi fanno sentire meno sola. E poi, che colpa ne ha questo bambino che aspetto? Credo allora che potrei farcela, anzi che ce la farò.”
La solidarietà vince sempre, sconfigge la solitudine e regala speranza.
Auguri Milena!
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