Il Sinodo è alle porte. La Civiltà Cattolica riflette sullo scenario in cui oggi vivono le nuove generazioni. Tra molte difficoltà, a pagarne le conseguenze è il rapporto con la fede
Alla vigilia del “Sinodo sui giovani”, La Civiltà Cattolica, la più autorevole rivista dei gesuiti, offre un contributo molto concreto, per entrare nella riflessione sinodale, oggi quanto mai necessaria.
C’è bisogno, infatti, di allontanare il dibattito dagli scandali e riportarlo su come avvicinare i giovani alla Chiesa, riflettendo, di pari passo sugli errori e sulle prospettive.
Basti pensare ad un episodio. «La Chiesa oggi ha bisogno di crescere nella capacità di discernimento spirituale»: così papa Francesco disse a un gruppo di gesuiti polacchi il 30 luglio 2016 a Cracovia, mentre si stava svolgendo la Giornata Mondiale della Gioventù, in un colloquio riportato in esclusiva da La Civiltà Cattolica.
Giovani e discernimenti “indivisibili”
Poco dopo, il 6 ottobre 2016, il Pontefice ha indetto la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi proprio sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si terrà dal 3 al 28 ottobre 2018 a Roma.
I due temi: giovani e discernimento, per Francesco, sono collegati: l’uno illumina l’altro. Occorre comprendere questo aspetto per entrare in modo corretto nel clima sinodale. Da queste considerazioni nasce la collana “Accènti“, che ha come prima uscita “Giovani“.
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Non confondete “vocazione” con “vita consacrata”!
“Giovani” offre alcuni chiarimenti utili sopratutto alle nuove generazioni. In diverse sezioni affronta temi di cui oggi i giovani sono poco informati e spesso fraintendono.
Esempio pratico: il “discernimento vocazionale”. «Quando si ascolta la parola “vocazione” – osserva Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista e della collana – la prima cosa che di solito viene in mente è la vocazione alla “vita consacrata”. Ma la chiamata di Dio è più ampia: è anche l’umile e continua “vocazione universale alla gioia dell’amore” che il Padre rivolge a tutti, ogni volta che esce per invitare a lavorare nella sua vigna. Per poter ascoltare questa chiamata e scegliere il tipo di servizio in cui si concretizza l’amore – sottolinea Spadaro – è necessario crescere nella pratica del discernimento spirituale».
Non dobbiamo spaventarci di Dio!
“Giovani” chiarirà anche alcuni aspetti della Bibbia. «La Scrittura offre ritratti significativi di giovani scelti dal Signore per realizzare il suo disegno di salvezza. Il punto di vista è quello di un Dio che non si spaventa davanti all’età dei suoi interlocutori, ma fa affidamento proprio sui giovani».
Il direttore de “La Civiltà Cattolica” fa un esempio per allontanare il pensiero di un Dio inarrivabile e rabbioso. «Mentre gli adulti non fanno caso al piccolo Davide, il Signore è capace di riconoscere in lui un vero pastore per il suo gregge. Salomone si sente solo un ragazzo, nonostante sia diventato re. Interpellato in sogno da Dio, esprime la propria preoccupazione di essere schiacciato da responsabilità troppo pesanti per le sue gracili spalle, eppure sa che cosa chiedere al Signore: un cuore che ascolta».
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Dove sono finiti famiglia e nonni?
Un altro tema importante che affronta la collana “Giovani” riguarda l’allontanamento dalla Chiesa dei più giovani e gli argini che si possono costruire per frenare l’emorragia.
I dati dicono che Papa Francesco, sopratutto se “vissuto in modo diretto”, partecipando ad eventi in Sua presenza, incide molto di più rispetto alla percezione che ne danno i media. Da rilevare anche il “mal funzionamento” della catechesi, vissuta molto meno come un momento gioioso e ricreativo. E ancora, lo scarso apporto delle famiglie rispetto ai temi della fede e valoriali; e sopratutto il distacco del rapporto con i nonni, che con la saggezza tramandano valori sani.
La scuola funziona davvero?
La quarta parte di “Giovani” è dedicata all’istruzione e all’educazione dei giovani, e implicitamente al ruolo degli educatori. «I giovani – dice Spadaro – passano gran parte del loro tempo a scuola, ed è lì che essi ricevono quella cultura di base che li renderà poi cittadini attivi e protagonisti nella società. Inoltre, mentre la scuola è praticamente l’unica a fornire il sapere scientifico, alla cultura in senso ampio contribuiscono vari agenti di diverso valore. C’è dunque bisogno di fare “discernimento”. Ma chi insegna ai giovani come distinguere ciò che è vero, giusto e buono da ciò che è falso, ingannevole, e distruttivo? Per questo è molto importante farli entrare in contatto con la cultura umanistica».
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La Sindrome di Peter Pan
Nota dolente è ancora l’appiattimento generazionale che vede ragazzi, giovani e adulti contaminati dalla cosiddetta “Sindrome di Peter Pan”, il rifiuto di diventare adulti. Il tutto nasce a causa di un precariato che si protrae per anni.
In quale modo il tema del lavoro e delle sue riforme può restituire dignità ai precari e ai giovani senza occupazione? Secondo il direttore de “La Civiltà Cattolica“, «occorre riscrivere un nuovo patto sociale intergenerazionale e tra le parti sociali. In Italia, attualizzare l’idea di una “Repubblica fondata sul lavoro” è un aiuto per ripensare le regole del lavoro. Anche la Chiesa italiana si è interrogata su “come” continuare ad aiutare concretamente i giovani e i precari».