Una triste storia che scuote gli Stati Uniti. Il Vaticano: abusi riprovevoli
1356 pagine di pura vergogna. Quasi 70 anni, 1000 vittime, 301 preti coinvolti. Una parte della Chiesa malata continua a far danni. Al centro delle cronache, dopo la triste vicenda del Cile, ancora una volta gli abusi sessuali del clero sui bambini.
Lo scandalo della pedofilia scuote la Chiesa cattolica negli Stati Uniti. Ci sono volute 1.356 pagine per condensare due anni di indagine del Gran Giurì della Pennsylvania sugli abusi compiuti da membri del clero dagli anni ’40 in poi su oltre mille bambini in sei su otto diocesi dello Stato. Nel rapporto choc sono citati 301 sacerdoti, di cui 100 solo nella diocesi di Pittsburgh.
Leggi anche:
Pentimento, vergogna: reazioni della Chiesa al rapporto su abusi compiuti in Pennsylvania
Il cardinale
Ed è proprio qui che l’indagine punta in alto, chiamando in causa per le presunte coperture uno dei prelati più in alto grado in America, l’attuale arcivescovo di Washington cardinale Donald W. Wuerl, che a Pittsburgh fu vescovo per 18 anni, dal 1988 al 2006 (Lettera43, 16 agosto).
Sceneggiate per nascondere
Oltre ai nomi citati nel dossier, emerge, quindi, l’accusa che la Chiesa abbia avuto una propria “sceneggiatura” per la copertura dei casi. Per l’ennesima volta protagonisti in negativo i vescovi: la strategia del “silenzio”, pur di non alzare l’attenzione dei media sulla propria diocesi, continua a produrre danni irreparabili.
«Davanti al rapporto reso pubblico in Pennsylvania questa settimana, due sono le parole che possono esprimere quanto si prova di fronte a questi orribili crimini: vergogna e dolore». E’ quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke.
Leggi anche:
Pedofilia: la lettera di un prete cattolico al “New York Times”
“Tradita la fiducia”
«La Santa Sede – sottolinea Burke – considera con grande serietà il lavoro compiuto dall’Investigating Grand Jury della Pennsylvania e il lungo Interim Report da esso prodotto. La Santa Sede condanna inequivocabilmente l’abuso sessuale su minori. Gli abusi descritti nel rapporto sono penalmente e moralmente riprovevoli. Questi atti hanno tradito la fiducia e hanno rubato alle vittime la loro dignità e la loro fede».
Leggi anche:
Un anno di carcere al vescovo che ha insabbiato gli abusi sessuali di un suo prete
I miglioramenti dopo le riforme
«La Chiesa deve imparare dure lezioni dal passato e che dovrebbe esserci un’assunzione di responsabilità da parte sia di coloro che hanno abusato, sia di quelli che hanno permesso che ciò accadesse. La gran parte di ciò che si legge nel rapporto riguarda gli abusi anteriori ai primi anni del 2000. Non avendo quasi trovato casi dopo il 2002, le conclusioni del Grand Jury sono coerenti con precedenti studi che hanno mostrato come le riforme fatte dalla Chiesa Cattolica negli Stati Uniti hanno ridotto drasticamente l’incidenza degli abusi commessi dal clero».
Leggi anche:
Pedofilia, inchiesta australiana: “Pell sapeva degli abusi”
Per il Papa sono solo dei criminali
Durissima è la presa di posizione del Papa, che associa la parola “crimine” a quanto commesso.
«Il Santo Padre – conclude Greg Burke – comprende bene quanto questi crimini possano scuotere la fede e lo spirito dei credenti e ribadisce l’appello a fare ogni sforzo per creare un ambiente sicuro per i minori e gli adulti vulnerabili nella Chiesa e in tutta la società. Le vittime devono sapere che il Papa è dalla loro parte. Coloro che hanno sofferto sono la sua priorità, e la Chiesa vuole ascoltarli per sradicare questo tragico orrore che distrugge la vita degli innocenti» (Vatican News, 17 agosto).
Nomi e cognomi
È necessario combattere questo crimine «per garantire – afferma la diocesi di Scranton, una delle diocesi coinvolte nello scandalo – che nessun bambino sia vittima di abusi e che nessun colpevole sia protetto».
Tale diocesi pubblica sul suo sito web anche i nomi di 70 colpevoli, sacerdoti e laici, comprese le persone che non sono menzionate nel rapporto della Grande Giuria. La diocesi di Erie cita 34 persone e i luoghi in cui vivono e vengono anche indicati i nomi di 31 defunti. Tra i 65 nomi ci sono una donna e un vescovo. Secondo il sito della diocesi, il presule in particolare non ha investigato su accuse di abusi nella sua area di competenza. Il vescovo di Erie, monsignor Lawrence Persico, ha scritto direttamente alle vittime degli abusi (Famiglia Cristiana, 16 agosto).
Leggi anche:
La lotta alla pedofilia nella Chiesa prosegue, ma troppe lentezze