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Questa donna per 54 anni si è nutrita solo dell’Eucaristia

La mistica mentre riceve l'Eucairistia. Sarà l'unico cibo quotidiano che assumerà dal 1950 al 2004

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/07/18
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La diocesi di Otranto sta esaminando le virtù di Antonietta De Vitis, mistica salentina, che avrebbe avuto le stimmate. A lei si richiamano numerose guarigioni straordinarie

Questa è la storia di una donna silenziosa, che ha lasciato la vita terrena senza clamori. Ma che nella sua terra è considerata da molti una “santa”.

Terziaria francescana, seguace di San Francesco e San Pio, legata a Santa Clelia Barbieri, a Maria Valtorta e sopratutto alla Madonna di Fatima, Antonietta De Vitis, nata nel 1936 a Nociglia (Lecce) ha iniziato il suo cammino di sofferenza il 19 marzo 1950 ed è ritornata al Padre il 19 giugno 2004.

A circa 14 anni si offre al Signore («Il Signore ha messo il sigillo alla Sua creatura e a quattordici anni fui Sua: sposa vergine, fresca di vita, col cuore generoso, pronta ad offrirGli tutto: anche la vita nella sofferenza che brucia», dirà nei suoi scritti).

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Assorbita dalla mucosa della lingua

Sin dal 1950 Antonietta cessa totalmente di bere e mangiare, situazione che si è protratta per tutta la sua vita trascorsa interamente in un letto di un’umile casa popolare.

Unico suo cibo quotidiano l’Eucaristia; peraltro, come osservato dal suo medico curante che ha attestato la permanente e costante astinenza da cibo e liquidi, non veniva ingerita ma era come assorbita dalla mucosa linguale per scomparire del tutto (Dr. Arturo Benegiamo di Sogliano Cavour, provincia di Lecce).


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Tante malattie e fiducia nella preghiera

La sua vita si dipana unicamente tra preghiera incessante (il Rosario in maniera davvero particolare) ed offerta al Signore di se stessa e delle sue sofferenze (avrà numerose malattie: cecità, tubercolosi, emorragie, enfisema, ecc), sino allo stremo.

Il tutto in totale silenzio, lontano dai riflettori: pochissimi, in vita, la conosceranno ed ancor meno saranno quelli ammessi nella sua stanzetta.


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I due frati

Quel letto immacolato divenne la meta di un viavai silenzioso di pochissimi amici e figli spirituali. Non solo laici. Due frati cappuccini l’accompagnano immancabili nel suo percorso spirituale: padre Colombano Luciani da Fano (sino agli anni ’70) e padre Candido Sallustio da Molfetta, dichiaratamente suo primo figlio spirituale. Il 9 aprile 1970, non a caso, Antonietta diventerà terziaria francescana.

Le stimmate

Nel 1969, raccontano ancora le cronache del suo martirio, le stimmate invisibili, che diventano piaga sanguinolenta tre anni dopo, documentata con certificati medici (in particolare del dottor Benegiamo di Sogliano Cavour, suo medico curante, quotidianamente presente) e foto.

Ogni sofferenza viene accolta col sorriso sulle labbra e l’offerta al Cielo: «Mi immolo per la Chiesa e per il popolo di Dio». Tante le visioni mistiche: la Madonna, Padre Pio, San Francesco, Sant’Antonio, Santa Clelia, la «sorellina Maria Valtorta, sconosciuta fino a quando Egli stesso me ne ha dato il nome» (Nuovo quotidiano di Puglia, 2012).



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“Sono nel mio Gesù…”

Si legge nei suoi scritti (molti rivolti ad un parroco a cui era molto legata, Padre Adalberto Cerusico):

«… sono nel mio Gesù, riposo in Lui, soffro in Lui, agonizzo in Lui, sicura che quanto è in me è del mio Gesù, tutto Suo e niente mio. Come la Mammina del Cielo ho pronunciato il “fiat” al Padre ed Egli, l’Altissimo, grandi cose compie in me perché sono di terra e mi ha vestita di Cielo. Egli è il mio tutto, cibo, bevanda, riposo, fatica, dolore, vita, amore, gaudio, dolcezza…».



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La lettera a Wojtyla sul clero

Con lettera del 18 Gennaio 1984 Antonietta così scriveva a Papa Giovanni Paolo II:

«… Lanci il S. Padre un appello accorato, come mezzo di salvezza per tutti, in pubblico ed in privato per il rinnovamento interiore, spirituale, ascetico di tutto il Clero, degli Ordini e delle Congregazioni Religiose, di tutti i cristiani impegnati ai loro posti di lavoro, perché Clero, Religiosi e Religiose, popolo di Dio siano testimoni in privato ed in pubblico, di fede vissuta e sincera. Si ritorni alla fede semplice, a meditare il Vangelo come prima con naturalezza e semplicità, perché per questo ci è stato dato…».

La causa diocesana

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Dopo 53 anni in cui l’unico nutrimento è stato il Corpo di Cristo, è ritornata al Padre il 19 Giugno 2004 (nella foto la stanza della mistica).

I diari e gli scritti di Antonietta sono stati consegnati nel 2013 a Monsignor Donato Negro, Vescovo di Otranto, che ne sta esaminando, a livello diocesano, le virtù e i fatti straordinari che riguarderebbero questa donna.



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La malformazione sparita

Ci sono testimonianze di numerose guarigioni attribuite alla sua intercessione. Il Nuovo quotidiano di Puglia (12 luglio) riporta la più recente, già allegata al fascicolo presente in diocesi.

Il presunto miracolo riguarda un bambino affetto da una patologia congenita gravissima, curabile solo con un trapianto di cuore: la mamma, non credente, affida idealmente le sorti del figlio a una conoscente che va al cimitero per pregare sulla tomba di Antonietta De Vitis, mistica nata a Nociglia e deceduta nel 2004 dopo una vita di sofferenze, preghiera e totale ritiro dal mondo: «Io non credo – avverte quella mamma, lasciando aperta una porta alla speranza – ma se vai da Antonietta, prega pure per me e il mio bambino».

Dopo qualche giorno quella mamma si sveglia di soprassalto, perché ha sognato Antonietta De Vitis che le ha detto: «Smettila di piangere, al bambino penso io. Fra qualche giorno, tra l’altro, accadrà qualcosa di spiacevole, ma non ti preoccupare».

Passa ancora qualche giorno e il bambino viene portato all’ospedale “Perrino” di Brindisi, dove è in cura, e i medici restano stupefatti: più nessuna traccia della malformazione, sparita per incanto.



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