Ora è nel pancione, ma ha già bisogno di nutrirsi di tutte le relazioni buone che fanno stare bene ed entusiasmano la famigliaCome sarà quando tuo figlio, quella stessa minuscola cosina che oggi porti in pancia o forse in braccio, avrà 6 anni? (Gli eco di quando ne avrà 10 te li abbiamo già fatti arrivare qui).
C’è molto che puoi fare oggi per assicurarti che le cose siano buone allora. Come ad esempio andare a prendere un caffè con le tue amiche mamme. E sceglierle con cura.
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Immagina che tuo figlio abbia 6 anni e un giorno torni da scuola molto stanco. Immagina di chiedergli: “Cosa c’è?” e che lui ti risponda: “Sono stanco perché ho usato tantissimo del mio coraggio oggi.” Saresti molto intrigata, orecchie ben aperte, sperando che nessuno interrompa questa conversazione. Vorresti chiedere ma al contempo sentiresti che solo guardandolo attentamente in silenzio gli darai modo di aprirti il suo cuore. Così faresti un bel respiro, e aspetteresti.
Ed ecco che la storia inizierebbe.
Al meeting quotidiano oggi ho sollevato un problema molto importante.”
“Oh?”
“Sì. Ho detto che non mi piace che i miei amici mi dicano che amo Jane. Sì mi è simpatica e abbiamo i nonni nella stessa città, che è una cosa bella… ma non vuol dire che la amo. Non la voglio sposare e non voglio avere bambini con lei. Non ho neanche una cotta per lei! Mi è simpatica e basta.”
“Sì.”
“La maestra mi ha fatto i complimenti”.
“Ci credo. È una cosa importante e ci vuole coraggio a parlarne.”
“Eh lo so. Cioè… C’è un’altra cosa che mi dà fastidio: quando mi dicono che ho tante amiche femmine e fidanzate. Ma non ho avuto il coraggio di parlare anche di questo. Così ho scelto la cosa per cui avevo abbastanza coraggio.”
Lo vorresti abbracciare e saresti piena di gratitudine.
Perché sapresti che tutto quell’aver osservato, condiviso emozioni, verbalizzato pensieri, modellato risoluzione dei problemi che hai cercato di fare e di essere dal giorno uno, deve aver contribuito in qualche modo a dare forma a questa cosa successa oggi.
La conoscenza di sé: riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti. Come l’amore e l’amicizia siano una cosa diversa. Quanto fastidioso è avere i sentimenti etichettati nel modo sbagliato. Quanto goffo e intimidente (anzi forse proprio spaventoso) sia parlare di queste cose in un gruppo. Come si possa far appello al coraggio. Quanto lontani si possa arrivare con le proprie risorse al momento.
Quella fiducia in sé stessi che non ha niente a che fare con l’arroganza.
Quel modo di fare onesto, assertivo ma anche teso a cooperare.
Penseresti: mio figlio mi sembra ben equipaggiato di difese contro il bullismo. E potresti per un attimo perderti a pensare ad altre cose di questo tuo bambino non più così piccolo che sapeva prendere la forma del tuo corpo come il più morbido dei regali.
Sa come cercare l’amore e sa come cercare l’amicizia. Sa come affrontare un problema e cercare aiuto nel risolverlo. È sensibile. Coraggioso. Forte. Premuroso.
E a quel punto, capiresti che tutte queste cose belle non possono assolutamente dipendere solo dal tuo modo di essere mamma. Anche se sai di aver fatto del tuo meglio, non è proprio possibile che tutta questa grande bellezza venga solo da te. E dai, no, neanche solo da te e tuo marito.
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Inizieresti a pensare alla scuola che hai scelto. Penseresti di aver fatto proprio bene a iscriverlo in quella che ti sembrava avrebbe contribuito meglio a nutrire la sua mente e la sua anima e insegnargli un comportamento rispettoso, responsabile, consapevole e attento agli altri…ecco! Quella deve essere stata una delle scelte azzeccate che tu e il suo papà avete fatto in questi anni!
Immagina di ricevere, la sera stessa, una telefonata. Dalla mamma di Jane: “Hai sentito cos’è successo oggi?” E ti aggiornerebbe su come sono poi andate le cose: su come il capo-riunione, che quel giorno era sua figlia, ha poi chiesto: “Chi ha una soluzione da suggerire?” e uno dei bambini più grandi del gruppo abbia proposto un saggio: “Se non sei sicuro, non dirlo.”
A quel punto capiresti davvero che sei parte di una comunità di persone che stanno lavorando per rendere realtà i valori che hanno valore per te.
Hai bisogno di maestre in grado di fare un passo indietro e lasciare spazio e responsabilità ai bambini. Ad esempio con riunioni quotidiane gestite da loro.
Hai bisogno di bambini pronti a parlare.
Hai bisogno di bambini che cercano soluzioni e incoraggiano gli altri a proporre idee utili.
Hai bisogno di bambini in grado di pensare nuove idee per nuovi problemi.
Hai bisogno di bambini sicuri di sé, pronti a proporre la propria soluzione al gruppo.
Hai bisogno di un gruppo che sai proverà -almeno proverà!- a implementare quella soluzione.
E hai bisogno di una mamma che si entusiasmi per tutto questo quanto te.
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Magari tu e io siamo diverse e quello che ti accelera i battiti del cuore non è l’autoconsapevolezza, la gestione delle emozioni e un team-work costruttivo. Magari viviamo vite diversissime in direzioni diverse. E va bene così.
Perché non è questo il punto: quello che importa, per te e per tuo figlio, è di trovare persone che si entusiasmino per le cose che amate voi. Il vostro famoso villaggio.
E trovarsi un villaggio non succede in una notte. Succede piano piano, bevendo quei caffè in deprivazione di sonno con un’altra mamma che ha dormito ancora meno e ride alle stesse battute e trova ugualmente esilarante il suono appena uscito da quel pannolino. Succede quando condividi le lacrime di quei giorni, qualsiasi fossero le difficoltà. Succede in quei pomeriggi al parco, in cui nessuno ha detto più di tre parole ma tutti tornano a casa pensando che gli altri sono esseri umani meravigliosi.
Questo è il tuo villaggio.
Magari è un po’ diverso da quello che ti aspettavi. Potrebbe portarti su territori inesplorati. Magari anche fuori dalla tua comfort zone. Ma ti porta un passo più lontano, un passo più saggio, un passo più felice.
Il tuo villaggio è la tua protezione contro PST, OCD, PSTD e tutte quelle brutte cose che succedono nella tua mente e nel tuo cuore quando affronti un compito troppo grande in solitudine.
Quindi trova il coraggio di chiedere il numero di quella mamma che ti intriga e non conosci. Vai, prendi un caffè con quei genitori che sembrano capire.
È così che trovi il tuo villaggio. È così che lo costruisci.
E un giorno, quando tuo figlio avrà 6 anni, avrai la prova (tangibile!) che lo sforzo è ripagato.