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“In caso di infermità o impedimenti gravi rinuncio al pontificato”

PAUL VI

Le Pape Paul VI.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/05/18
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Pubblicata una lettera inedita di Paolo VI in cui si dice pronto – a determinate condizioni – ad abbandonare la guida della Chiesa

E’ il 2 maggio 1965. Paolo VI scrive una lettera al Decano del Collegio Cardinalizio in cui spiega la sua intenzione, se si fosse arrivati a certe condizioni, di rinunciare al Papato

La lettera è rimasta inedita per oltre cinquant’anni. Ora è stata pubblicata da Padre Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, nel suo libro “La barca di Paolo”, Edizioni San Paolo.

Due condizioni per le dimissioni

Paolo VI l’ha indirizzata al decano del Collegio Cardinalizio, spiegando che «nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata, e che ci impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del nostro ministero apostolico; ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento a ciò sia parimente ostacolo», di rinunciare al suo «sacro e canonico ufficio, sia come Vescovo di Roma, sia come Capo della medesima santa Chiesa cattolica».



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Chi doveva rendere operative le dimissioni

In caso di dimissioni, queste ultime sarebbero state rese operative dal Cardinale Decano del sacro Collegio Cardinalizio; dai cardinali al vertice dei Dicasteri vaticani;  e dal cardinale Vicario di Roma.

Wojtyla e Ratzinger

Così dopo Pio XII che sapevamo pronto alla rinuncia per non permettere ai nazisti di rapire il Papa; di Giovanni Paolo II che poi adattò anche le norme del conclave a questa eventualità.

Ora arriva la conferma anche per Papa Montini della consapevolezza che il Papa può e deve rinunciare a guidare la barca di Pietro se la storia lo richiede. Solo Benedetto XVI però in tempi moderni lo ha fatto davvero (Aci Stampa, 18 maggio).



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Il testo originale

Ecco il testo come pubblicato da L’ Osservatore Romano:

Riservata

Al Signor Cardinale Decano del Sacro Collegio

Noi Paolo sesto, per divina Provvidenza Vescovo di Roma e Pontefice della Chiesa universale,

alla presenza della santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo, — invocato il nome di Gesù Cristo, nostro Maestro, nostro Signore e nostro Salvatore, a lui dobbiamo tutto l’amore e tutto il servizio a noi possibili e della cui somma potestà pastorale siamo indegnamente, ma autenticamente rivestiti, — fiduciosi nella assistenza benigna di Maria Santissima, di San Giovanni Battista e di San Giuseppe, di San Pietro apostolo, le cui chiavi ci sono state affidate, e di San Paolo apostolo, di cui volemmo assumere ad esempio e a protezione il nome, dei Santi e degli Angeli tutti,

coscienti della nostra responsabilità dinanzi a Dio, e pieno il cuore della riverenza e della carità, che ci uniscono alla santa Chiesa cattolica, né immemori della missione evangelica nostra verso il mondo,

dichiariamo:

— nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata, e che ci impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del nostro ministero apostolico;

— ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento a ciò sia parimente ostacolo,

di rinunciare al nostro sacro e canonico ufficio, sia come Vescovo di Roma, sia come Capo della medesima santa Chiesa cattolica, nelle mani del Signor Cardinale Decano del sacro Collegio Cardinalizio, lasciando a lui, congiuntamente almeno ai Signori Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana, ed al Cardinale nostro Vicario per la città di Roma, (sempre che siano normalmente convocabili; e in caso contrario ai Signori Cardinali Capi degli ordini del Sacro Collegio), la facoltà di accettare e di rendere operanti queste nostre dimissioni, che solo il bene superiore della santa Chiesa ci suggerisce, ed al quale bene noi scongiuriamo con tutto il cuore quanto meglio possibile di provvedere, auspice la nostra apostolica benedizione.

Paulus pp. vi

Dato a Roma, presso San Pietro, nella domenica del buon Pastore, ii dopo Pasqua, il 2 maggio 1965, ii del nostro Pontificato.



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