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Dimissioni del papa: i cardinali, tra sconcerto e ammirazione

Aleteia - pubblicato il 14/02/13

Tutti sottolineano il senso di responsabilità e l'umiltà di Benedetto XVI

La prima reazione all'annuncio della rinuncia di Benedetto XVI è stata di dolore, tristezza e sconcerto non solo tra i fedeli di tutto il mondo, ma anche tra i membri del Collegio cardinalizio. A poco a poco, però, i porporati hanno visto unanimemente in questa decisione una dimostrazione dell'umiltà e del senso di responsabilità del papa, che ha sempre guardato al bene della Chiesa prima che al proprio.

“Una scelta così forte e limpida testimonia come il bene della Chiesa costituisca l’unica preoccupazione di Joseph Ratzinger”, sempre guidato nel suo servizio dal “sentimento della responsabilità”, ha commentato il cardinale sudafricano Wilfried Fox Napier (La Stampa.it, 14 febbraio).

Come nella sua storia bimillenaria la Chiesa ha non di rado affrontato “periodi di devastanti lacerazioni” e “ha sempre saputo riscattarsi e trarne slancio per la conversione e la correzione degli errori”, per il porporato anche da questa situazione deriverà “con una forte rinascita spirituale”, perché la crisi “è anche un momento di crescita”.

Il gesto del papa è per il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, “una lezione per tanti che sono legati ai ruoli” (La Repubblica, 12 febbraio), e va quindi guardato “con profondo rispetto e ammirazione per il coraggio evangelico e la responsabilità ecclesiale dimostrati dal Successore di Pietro” (Corriere della Sera, 12 febbraio).

Per il presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco, la rinuncia nasce da un’anima “profondamente umile, che vive di fede e nella libertà del proprio cuore, che non ha da affermare se stesso ma sa di dover solo annunciare Gesù Cristo” (Avvenire.it, 12 febbraio).

Per questo, parlare di abbandono da parte del papa è sbagliato, come ha sottolineato il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione dei vescovi, per il quale l'atto di Benedetto XVI è “un personalissimo sacrificio di portata storica, per il bene della Chiesa”. Allo stesso modo, “è errato fare paragoni” con Giovanni Paolo II, perché entrambi i pontefici “si sono sacrificati e hanno messo le loro vite al servizio della cattolicità” (La Repubblica 13 febbraio).

 Il passo del Santo Padre è dunque un “segno evidentissimo del suo amore a Cristo”, come ha commentato il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo (Corriere della Sera, 13 febbraio), riferendosi a “una scelta di grande coraggio e responsabilità pastorale, di umiltà profonda” e che “riguarda indubbiamente anche il futuro”.

Del valore di questa decisione per gli anni a venire ha parlato anche il cardinale Georges Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia, ricordando che “l’aspettativa di vita si allunga e sarà fatale che, in futuro, si verifichino casi analoghi” (Avvenire, 14 febbraio). Il ministero petrino, inoltre, è oggi “pesantissimo”, molto più impegnativo rispetto al passato, perché gli impegni “si susseguono senza sosta, sono estenuanti” (Il Sussidiario.net, 13 febbraio).

Per il cardinal Cottier, è poi falso dire che il papa ha rinunciato al potere, perché nella Chiesa “chi comanda è un servitore”. “L'autorità che viene da Cristo è un servizio; l'umiltà di Benedetto XVI è stata quella di comprendere che per servire Cristo era venuto il momento di rinunciare”.

Quanto al successore, “ha la strada indicata e cioè dovrà completare la purificazione della Chiesa avviata da Benedetto XVI” (Vatican Insider, 14 febbraio), ha indicato il cardinal Napier. “Ricevere il testimone da lui non sarà facile per nessuno. Chiunque verrà eletto dovrà predicare il Vangelo con la stessa coerenza, credibilità e sacrificio personale”.

“Non importa se sia europeo, sudamericano o asiatico – “in un’elezione pontificia contano la qualità della persona e i suoi requisiti di potenziale leadership della Chiesa universale. È su un piano pastorale che si differenziano i profili, non sulla base della nazionalità” – . La caratteristica determinante è che abbia la saggezza e le energie per affrontare le sfide che attendono la Chiesa in ogni angolo del pianeta”.

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