Di fronte alla loro insistenza per la deroga dell’Ottavo Emendamento in Irlanda Nessuno può negare che gli U2 siano uno dei gruppi rock più famosi del XX secolo, e finora anche del XXI. Ora, però, le migliaia di fans cattolici del gruppo irlandese si trovano di fronte a un vero dilemma: continuare a seguirlo o allontanarsene per l’atteggiamento che ha assunto a favore della revoca dell’Ottavo Emendamento della Costituzione dell’Irlanda, che riconosce il diritto alla vita dei bambini ancora non nati.
In vista del referendum che si terrà il 25 maggio, gli U2, composti da Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr, hanno esortato gli elettori a “Derogare l’Ottavo” (“Repeal the 8th”). Nell’emendamento, l’Irlanda riconosce uguali diritti alla vita di una donna incinta e del suo bambino ancora non nato.
“Per com’è, l’Ottavo Emendamento è una buona legge. Si basa sulla ragione e sulla scienza, sostiene i diritti umani e serve a proteggere i membri più vulnerabili della società”, ha scritto padre Damian Ference, sacerdote e professore assistente di Filosofia del seminario della diocesi di Cleveland (Stati Uniti), sul The Catholic Herald.
Gli U2, tuttavia, stanno svolgendo una campagna per l’abrogazione dell’emendamento, anche se il leader del gruppo, Bono, ha lavorato per i diritti umani, soprattutto in Africa, in El Salvador e a New Orleans dopo l’uragano Katrina e ha collaborato con San Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000 a un progetto per cancellare il debito dei Paesi più poveri del mondo.
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“Mi piace Bono, e continuo a pensare che gli U2 siano uno dei migliori gruppi rock di tutti i tempi, ma sono molto deluso dalla loro decisione di sostenere la deroga dell’Ottavo Emendamento”, afferma nell’articolo padre Ference. “Perché? Perché molte delle loro canzoni, come Yahweh, 40 e All Because of You, sono radicate nella Bibbia, e gli U2 sono storicamente al fianco dei più vulnerabili della società”.
“Nello specifico Bono, canalizzando lo spirito e la memoria di Martin Luther King, mi ha ispirato (e suppongo sia stato lo stesso per milioni di fans degli U2) a pensare ai mali del razzismo e della disuguaglianza e a difendere la giustizia, il bene comune e la dignità di ogni vita umana”.
E allora? Cos’è successo a questo personaggio ora impegnato in una deroga costituzionale che aprirebbe la strada all’aborto “legale” in Irlanda?
“Capisco che il dibattito sull’aborto sia complesso”, riconosce padre Ference nel suo articolo sul The Catholic Herald, “ma quello che non è complesso è che l’aborto è l’assassinio diretto di una vita innocente. Senza il diritto fondamentale alla vita, tutti gli altri diritti umani basati su questo diritto sono minacciati”.
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Padre Ference si interroga anche sulla risposta cattolica al sostegno degli U2 alla deroga dell’Ottavo Emendamento. Le opionioni sono discordanti. Alcuni considerano la possibilità di non andare ai concerti degli U2 in occasione del tour eXPERIENCE + iNOCENCE, mentre altri hanno lodato il gruppo per il suo attivismo politico e l’hanno ringraziato per il sostegno alle donne e ai diritti umani in generale.
“Cedere all’idea che le stelle del rock debbano sostenere la fine della vita innocente per il bene di una nozione di libertà dell’anima molto piccola sarebbe la vera essenza di quella che Hannah Arendt ha definito ‘la banalità del male’. Sarebbe ben più innovatore, artistico e profetico per gli U2 difendere coraggiosamente nella loro terra natale la vita dei bambini non nati, così come quella di tutte le donne e tutti gli uomini d’Irlanda, ma soprattutto le donne incinte e le neomamme che hanno bisogno di amicizia, compassione e sostegno”, ha concluso padre Ference.
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Le forze internazionali pro-aborto insieme all’ONU hanno attaccato l’Irlanda per le sue leggi restrittive sull’aborto. Le Nazioni Unite hanno chiesto all’Irlanda, Nazione prevalentemente cattolica, di derogare l’Ottavo Emendamento. Un comitato ONU nel 2014 è arrivato ad affermare che la Costituzione irlandese viola il diritto internazionale, e nel 2016 una sentenza di alcuni “esperti” di diritti umani ha dichiarato che il divieto di aborto in Irlanda “sottopone le donne a un trattamento discriminatorio, crudele e degradante”.