Dalla “globalizzazione dell’indifferenza” a “primerear”, ecco la lingua di Bergoglio
Podcast che raccontano il nuovo linguaggio coniato da Papa Francesco. Tra neologismi e un significato diverso e più profondo a parole già note: il gergo bergogliano è unico nel suo genere!
“Lessico papale” a cura del vaticanista Andrea Tornielli è il titolo della rubrica di podcast, offerta in esclusiva per la piattaforma Audible di Amazon e disponibile soltanto in formato audio-digitale. Insieme a “Lessico papaleˮ La Stampa propone su Audible una serie di interessanti podcast ribattezzati “PodLastˮ.
“Dio-Denaro”
La prima parola analizzata nei podcast è «denaro», tema più volte affrontato dal Papa e criticato nella sua accezione idolatrica – il «dio-denaro» – per il quale si è disposti a sacrificare la persona umana e la sua dignità.
Intorno alla questione denaro si giocano le maggiori accuse rivolte a Papa Bergoglio: «pauperista», «comunista» e persino «leninista» sono le critiche rivolte da chi non sopporta il magistero sociale del Pontefice argentino. Ma nelle parole di Francesco si misurano anche numerose sottigliezze, ad esempio tra il possesso di ricchezze, l’uso che se ne fa e la dipendenza che ne può derivare.
“Globalizzazione dell’indifferenza”
Un altro podcast è dedicato alla questione «immigrati», argomento a cuore del Vescovo di Roma che ha iniziato i suoi viaggi con una trasferta improvvisa e fuori programma proprio nell’isola di Lampedusa, dove ha visitato i campi profughi degli immigrati in fuga da guerre e carestie.
Un inizio non programmato ma alquanto significativo del Papa venuto «dall’altra parte del mondo»: una scelta di campo che ha costretto anche la politica a fare i conti in modo diverso con la questione migratoria, richiamando il grande rischio della «globalizzazione dell’indifferenza» di fronte alle morti in mare che hanno trasformato il Mediterraneo in una tomba per migliaia di uomini, donne e bambini (Vatican Insider, 12 febbraio).
A questa connotazione nuova e più profonda di parole già note, Bergoglio, in questi anni, ha saputo accostare neologismi, mutuati spesso dal lunfardo, uno slang nato nelle prigioni argentine e diffusosi poi tra il popolo. Ecco alcuni esempi.
“Mafiarsi”
Scagliando un duro monito contro la corruzione, Bergoglio ha detto che «se la società costringe i poveri a ‘mafiarsi’ va in miseria» (NEL VIDEO SOTTO VAI A 38″). In questo contesto, scrive il Corriere della Sera (2 gennaio 2015), «mafiarsi», è molto più esistenziale di «entrare nella mafia».
«Mafiarsi» indica quasi uno stravolgersi della persona, che da una parte si «estrania a se stessa» e dall’altra si trasforma, prende i connotati della mafia. La parola suggerisce in chi ascolta proprio una torsione esistenziale, prima che sociologica o criminale.
“Nostalgiare la schiavitù”
E che dire di «nostalgiare la schiavitù»? È come se la schiavitù uno la «coccolasse», la «accudisse», la «covasse al caldo» del suo cuore. «Nostalgiare» rimanda all’atteggiamento interiore di chi prova nostalgia, molto più dell’espressione «avere nostalgia», che allude a un’azione in qualche modo più esterna a chi ce l’ha. Qualche giorno prima del Te Deum, il 22 dicembre 2014, tra le quindici malattie che ha secondo lui affliggono la Curia, Bergoglio ha parlato di «martalismo», pensando a Marta, la sorella di Lazzaro e Maria.
“Primerear”
Sono numerosi neologismi del papa che hanno fatto rumore in questa prima parte di pontificato. Dall’oramai celebre «primerear» (arrivare primi) pronunciato nel corso del viaggio in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù del luglio 2013, poi ripetuto in occasione della vigilia di Pentecoste coi movimenti ecclesiali il successivo 18 maggio, a «balconear» (stare al balcone), «ningunear»(confondere), «hagan lio» (fare casino) e altri ancora (Aleteia, 2 febbraio 2015).
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I 17 di Milia
Ne ha raccolti 17 Jorge Milia, già alunno di Bergoglio quando questi insegnava Letteratura e Psicologia a Santa Fe negli anni ’64 e ’65, sulle pagine dell’Osservatore Romano (19 novembre 2013).
Il blog di Milia, Terre d’America (1 agosto 2014), pubblica in ordine i 17 “begoglismi” di Francesco.
1. Quel Dio cattolico che ci “primerea” sempre
2. Non “balconear” la vita, ma tuffarsi come ha fatto Gesù
3. Una civilizzazione che si è “spannata” ha bisogno della speranza cristiana
4. “Hagan lio”, perché la Buona Notizia non è silenziosa…
5. Quella nullificazione che cancella l’Altro. Non lasciatevi ningunear…
6. Quell’invito a “pescar” uno sguardo nuovo sulla società e sulla Chiesa
7. Che pena una gioventù “empachada” e triste!
8. “Misericordiando”. Dialogo con il Papa su un curioso gerundio
9. Il “chamuyo” di Dio, seduttore ad oltranza
10. Que Dios me banque! Se mi ha messo qui che ci pensi lui
11. Lo spirito del soldato e i generali sconfitti del doverfaresimo
12. “Giocare in attacco”. Le metafore calcistiche di un papa tifoso
13. Cristiani gioiosi e facce da “cetriolini sott’aceto”
14. La fiaba cinese dell’abolizione della schiavitù
15. Viandanti della Fede tra scuola e strada
16. Un consiglio ai “trepas” nella Chiesa: arrampicatori, fate gli alpinisti, è più sano
17. “Recen por mi”, “pregate per me”, un vero cavallo di battaglia durante le sue uscite pubbliche
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“Memoriosa” e “comadri”
Il settimanale Vita (2015) aggiunge tra i neologismi la preghiera «memoriosa», piena di memoria; le «comadri» (ai ginecologi cattolici disse: «Un tempo, alle donne che aiutavano nel parto le chiamavamo “comadre”’: è come una madre con l’altra, con la vera madre, no? Anche voi siete “comadri” e “compadri”: anche voi»).