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La conversione del fisico Robert Kurland: vi spiego perché credo nei miracoli

Uomo e Universo

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 22/07/16

Lo scienziato, tra i massimi esperti mondiali di materia e anti materia, sostiene che solo Dio può rendere possibile ciò che è logico ma allo stesso tempo difficile

Robert Kurland è un fisico americano, tra i massimi esperti mondiali di materia e anti materia. Studi ad Harvard, ha lavorato nel dipartimento di Chimica di quello che un tempo era il Carnegie Institute of Technology, poi è passato alla State University di New York a Buffalo, al Roswell Cancer Institute, alla Cleveland Clinic, alla Bucknell University.

E’ noto anche per essere il fautore dell’equazione Kurland-McGarvey. Un personaggio di questo calibro è un convinto ateo e non credente? Tutt’altro! Il professore Kurland è un fervente credente, un cristiano che sostiene l’esistenza dei miracoli e di una forza superiore e soprannaturale, invisibile ed eterna, governi il mondo. E lo sostiene con solide “basi scientifiche”. Il suo è stato un lungo e meditato percorso di riflessione che lo ha gradualmente avvicinato alla fede.

«La prima caratteristica di un miracolo – osserva Kurland – è che esso si relaziona alla fede in Dio. E’ un atto o un segno che proviene da Dio. I miracoli sono ritenuti essere eventi rari, soprannaturali, non legati alla legge naturale. Certo, non tutti gli eventi rari sono miracoli. Vincere la lotteria è un evento raro, ma non un miracolo. Ma i miracoli esistono».

L’analisi del fisico si affianca a quelli di numerosi scienziati che hanno abbandonato l’ateismo e sono diventati credenti.

LA DOMANDA DEL PRETE

«Più o meno vent’anni fa – racconta – quando mi stavo preparando a entrare a far parte della chiesa cattolica, ero molto turbato dal fenomeno eucaristico, dalla transustanziazione. Come fisico, non potevo accettare che un’ostia potesse diventare il corpo di Cristo e del vino il suo sacro sangue. Allora, l’anziano e saggio prete che mi stava preparando mi domandò se credessi nel miracolo della resurrezione di Cristo. ‘Certo’, risposi: ‘E’ questo il motivo per il quale sto per diventare cattolico’. A quel punto lui mi rispose: ‘Bene, se credi in un miracolo, perché non in un secondo o in altri ancora?’. Quella risposta mi ha reso tutto più semplice e più chiaro».

NON SONO LEGGI PRESCRITTIVE

In un’intervista a Il Foglio (17 luglio) lo scienziato spiega: «Se non credessi nei miracoli, dovrei sostenere che la scienza può spiegare tutto. E io non credo sia così. Dovrei ritenere che il naturalismo (o materialismo o scientismo che dir si voglia) sia l’unica spiegazione per ogni cosa e processo. In altre parole, dovrei accettare che le cosiddette leggi di natura siano nient’altro che leggi prescrittive, anziché tentativi descrittivi di fornire un ‘quadro matematico’ del nostro mondo».

COSA PUO’ FARE DIO

Chi che crede nell’onnipotenza e onniscenza divina «potrebbe domandarsi perché Dio non si metta a creare in natura qualcosa che noi – sempre secondo i nostri schemi – riterremmo esse un miracolo. La risposta è sempre la medesima, e cioè che le cosiddette leggi di natura sono descrittive e non prescrittive. Dio non può fare in modo che due più due faccia cinque. Però può curvare lo spazio, cosicché la somma degli angoli interiori di un triangolo non sia di centottanta gradi. In altri termini, Dio può rendere possibile ciò che è logico ma allo stesso tempo difficile. Non può rendere possibile, invece, ciò che sul piano logico è impossibile».

A COSA NON PUO’ RISPONDERE LA SCIENZA

«La scienza – osserva lo scienziato – in fin dei conti può solo rispondere sul come accadono certe cose. Non sul perché. Per dare una risposta al perché dobbiamo spostarci sul piano della fede: il nostro scopo su questa terra, che cosa accadrà quando moriremo. Sono tutte domande che trovano risposta nel catechismo cattolico. La scienza non può rispondere alle domande sull’etica e la bellezza, ad esempio. Anche nella scienza, insomma, ci sono misteri, profondità che potrebbero rimanere inesplorate».

Come ha sottolineato il celebre fisico e filosofo francese Bernard d’Espagnat, «c’è una ‘realtà velata’ che sottende quel fondamentale settore della scienza, la meccanica quantistica».

MIRACOLI E MAGIA

Una linea diametralmente opposta da quella, asettica e asciutta, dell’eminente biologo John Burdon Sanderson Haldane, che era solito dire: «Sono scienziato, quindi ateo. Questo significa che quando realizzo un esperimento, prevedo che nessun dio, angelo o diavolo interferisca con quanto mi accingo a fare».

Sei anni fa, ricorda Il Foglio, ci fu una dotta battaglia a colpi di articoli sulla stampa americana relativa al connubio tra scienza e fede. Iniziò sul Wall Street Journal il fisico Lawrence Krauss, che sposava appieno le tesi di Haldane, sostenendo che i miracoli hanno in qualche modo a che fare con la magia e l’irrazionale, e di conseguenza credere in Dio è in opposizione a un mondo rivelato dalla scienza, un mondo intelligibile dalla ragione e governato dalla legge.

NESSUNA CONTRADDIZIONE

A rispondere, sulla rivista cattolica conservatrice First Things, c’aveva pensato un altro fiisco, Stephen M. Barr: «Non c’è alcuna contraddizione logica nel credere sia nelle leggi naturali sia nei miracoli». Non vi è «alcuna contraddizione storica tra le due idee», aggiungeva Barr, «come dimostra il fatto che molte delle leggi fondamentali della fisica sono state scoperte e prendono il nome da uomini che nei miracoli hanno creduto. Sarebbe senza dubbio un grande sorpresa, per Kraus, apprendere che tanti fisici nel campo della fisica delle particelle e della cosmologia sono devoti cristiani che credono nei miracoli».

L’INCREDIBILE STORIA DI JACKIE DUFFIN

E ce ne sono pure di atei che ci credono, come la professoressa Jackie Duffin, canadese, storica della medicina e già presidente dell’American association for the History of Medicine e della Canadian Society for the History of Medicine. Trent’anni fa, le capitò di guardare al microscopio del midollo osseo malato, attaccato dalla leucemia. Una situazione disperata, la prognosi non poteva che essere infausta: morte certa (Aleteia, 28 febbraio 2014).

LA CANONIZZAZIONE DI d’YOUVILLE

Sette anni dopo, nel 1986, ancora per caso, Duffin scoprì che quel midollo apparteneva a una persona che era sopravvissuta al male e che il caso era passato al vaglio del Vaticano: c’era una causa di canonizzazione (la beata Marie-Marguerite d’Youville) in ballo, e la sua analisi di quel midollo osseo era servita per portare agli altari la religiosa canadese vissuta nel Settecento.

L’ANALISI DEL MATERIALE ORGANICO

La commissione di Roma era scettica, e una prima perizia aveva escluso interventi soprannaturali. Per sbloccare la causa, serviva il parere di un esperto terzo. Fu scelta la professoressa Duffin, che esaminò il reperto rigorosamente anonimo. «Non avevo mai sentito parlare del processo di canonizzazione e non potevo credere che la decisione richiedesse una tale deliberazione scientifica», ricorda.

Impossibile che quel materiale organico appartenesse a una persona viva, scrisse la scienziata. Oggi, a più di tre decenni da quella vicenda, Duffin allarga le braccia: «Non so spiegarmi come quella paziente sia ancora viva. Anche se sono ancora atea, credo ai miracoli. Eventi straordinari che accadono e per i quali non vi sono spiegazioni scientifiche».

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