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Uno scienziato ateo può credere nei miracoli?

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Aleteia - pubblicato il 28/02/14

La BBC pubblica l'esperienza della ricercatrice atea la cui testimonianza ha permesso di proclamare santa Margherita d'Youville

“Attraverso il microscopio ho visto una cellula letale di leucemia e ho stabilito che la paziente alla quale apparteneva doveva essere morta”. Così inizia la testimonianza di Jackie Duffin, la dottoressa canadese che ha avuto un ruolo nel processo per la canonizzazione di Santa Margherita d'Youville, pubblicata questa settimana dalla BBC.

“Il fatto che questa paziente sia viva 30 anni dopo aver incontrato sulla sua strada la leucemia mielocitica acuta è una cosa che non posso spiegare. Ma lei sì”, ha affermato l'ematologa.

Nel 1986, la Duffin ha esaminato alcuni campioni di midollo osseo senza conoscerne la provenienza né il motivo della ricerca: la verifica, da parte del Vaticano, di un miracolo attribuito alla fondatrice delle Suore della Carità di Montreal.

Attraverso questa analisi, la Duffin ha visto che la paziente si era sottoposta a chemioterapia, era entrata in fase di remissione, aveva poi avuto una ricaduta e in seguito c'erano stati altri trattamenti e un secondo periodo di remissione.

“Il Vaticano aveva già respinto l'idea che questo caso rappresentasse un miracolo; i suoi esperti sostenevano che la paziente non aveva avuto una prima remissione e una ricaduta, ma che un secondo ciclo di trattamento aveva prodotto l'unica remissione”, si spiega nel reportage. “Questa distinzione apparentemente sottile era fondamentale. Parliamo della possibilità medica di curare nella prima remissione ma non dopo una ricaduta”.

“Non avevo mai sentito parlare del processo di canonizzazione e non potevo credere che la decisione richiedesse una tale deliberazione scientifica”, ricorda la docente di Storia della Medicina della Queen’s University.

“Per pura curiosità ho letto la biografia della d’Youville: è nata vicino a Montreal e ha fondato una casa per i poveri e gli handicappati, un ospizio, una mensa pubblica e un ordine di monache che hanno fondato scuole in tutto il mondo. La sua vita sembrava sicuramente esemplare”.

Tempo dopo, la Duffin ha testimoniato sul suo rapporto presso il tribunale ecclesiastico, davanti al quale hanno testimoniato anche il medico e la paziente, che ha spiegato come si fosse rivolta alla d’Youville durante la sua ricaduta.

“Alla fine abbiamo saputo la grande notizia: la d’Youville sarebbe stata canonizzata da papa Giovanni Paolo II il 9 dicembre 1990”, ha riferito.

“Le suore che avevano promosso la sua causa mi hanno invitato alla cerimonia. All'inizio ho esitato. Non volevo offenderle. Sono atea e mio marito è ebreo. Malgrado ciò, volevano coinvolgere entrambi e non potevamo negarci il privilegio di essere presenti al riconoscimento della prima santa del nostro Paese”, ha aggiunto.

Durante la cerimonia, celebrata nella basilica di San Pietro, la scienziata ha conosciuto papa Giovanni Paolo II. “È stato un momento indimenticabile”, ha confessato.

A Roma, i postulanti canadesi le hanno regalato una copia della Positio, la testimonianza completa del miracolo di Ottawa, che tra rapporti, trascrizioni di testimonianze e articoli includeva i suoi resoconti: “un libro che ha cambiato completamente la mia vita”.

“La storica che c'è in me si è chiesta quali fossero stati gli altri miracoli utilizzati per le canonizzazioni in passato. Erano sempre guarigioni? Che malattie hanno curato? La scienza medica era coinvolta in passato come lo è oggi? Cos'hanno detto i medici che hanno fatto da testimoni?”.

Per vent'anni la scienziata ha studiato a fondo questi argomenti, anche con numerose visite agli archivi del Vaticano, e ha pubblicato due libri su medicina e religione, Miracoli medici eSanti medici.

In Miracoli medici, la Duffin analizza 1.400 miracoli usati nei processi di canonizzazione nel corso di 400 anni, in Santi medici parla del miracolo di Santa Margarita d'Youville e del caso dei santi Cosma e Damiano, medici gemelli uccisi nell'anno 300.

“La ricerca che ho compiuto ha riportato alla luce storie drammatiche di recupero e coraggio”, ha affermato. “Ha rivelato notevoli parallelismi tra la medicina e la religione in termini di ragionamento e proposito, e ha mostrato che la Chiesa non ha evitato la scienza nelle sue deliberazioni sugli eventi miracolosi”.

E ha concluso: “Anche se continuo ad essere atea, credo nei miracoli, quelle cose meravigliose che succedono e per le quali non troviamo una spiegazione scientifica”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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