Le relazioni tra genitori e figli sono caratterizzate da rapporti di autorità. Tuttavia, è possibile stabilire delle regole di vita e ottenere dei risultati evitando scontri. di Anne Gavini
Il rapporto di autorità che instauriamo con i nostri figli è innanzitutto un rapporto reciproco, che deve tener conto delle loro capacità. Questo è ciò che propone “l’educazione positiva”. Anche San Giovanni Paolo II lo ricordava nella sua Lettera alle famiglie: “Accogliere il nostro bambino così com’è, non è forse semplicemente realizzare il dono che Dio ci fa? [I genitori] devono “onorare” i propri figli, sia piccoli che grandi, e tale atteggiamento è indispensabile lungo l’intero percorso educativo.” Vivere questo invito a volte è così difficile, rinchiusi come siamo nelle nostre ambizioni.
Uscire dal paradigma dominante-dominato
“Simon è una spina nel fianco. Alla stessa età, sua sorella era molto più facile. Ogni sera, quando è l’ora di fare il bagno, ha una crisi di nervi. Mi sfinisce”, ammette Raphaëlle, sua madre. Come tutti i genitori, fa paragoni tra i suoi figli, il che le impedisce di capire suo figlio. A qualsiasi età, dobbiamo comprendere l’unicità di ciascuno dei nostri figli e rivedere il nostro “software di genitori” per capirli, cioè per accoglierli meglio. In un libro pratico e sensibile al tempo stesso, Jan Faull, un consulente in pedagoga per i genitori di Seattle (USA), rassicura i genitori sulla loro capacità di stabilire delle regole di vita e di imporre una giusta autorità, offrendo consigli pratici che possono essere applicati da tutti.
In primo luogo, dobbiamo allontanarci dal paradigma dominante-dominato in cui una falsa concezione dell’autorità ci porta fuori strada. Poiché la crisi dell’autorità è presente nelle famiglie da più di quarant’anni, la tentazione oggi è grande di irrigidire il rapporto educativo. Grazie al contributo della psicologia infantile, i genitori hanno capito che è necessario dialogare con i propri figli, ma hanno paura di essere travolti dagli eventi”, dice Chantal Lecœur, la preside di una scuola. Di conseguenza, passano dal dialogo, che assomiglia più ad una giustificazione, ad atteggiamenti fermi e autoritari che i bambini non comprendono più.” Questa esitazione segna i due ostacoli di oggi: il lassismo e l’autoritarismo.
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Un saggio dosaggio di parole e di punizioni, di comprensione e di esigenze
Per uscire dall’alternanza tra il “Non fare questo, non fare quello” e la negoziazione permanente, è innanzitutto necessario fidarsi. Per esempio, talvolta è necessario rimandare una richiesta perché il bambino non è emotivamente o intellettualmente pronto a soddisfarla e questo non è un segno di debolezza ma una dimostrazione di forza, anche di grandezza di colui che ha dato la vita, e che conosce suo figlio come persona.
Pagina dopo pagina, il genitore prende fiato e vede aprirsi nuove strade per uscire dai conflitti della vita quotidiana. Così come, il tête-à-tête tra il piccolo Rémi e i suoi genitori, che dopo tre settimane di tentativi, finisce per riordinare la sua stanza in modo adeguato. Saggio dosaggio di parole e di punizione, di comprensione e di esigenze, il metodo implica tempo e disponibilità. Tempo per capire, tempo per parlare, tempo per andare fino in fondo alla punizione data. E questi sono forse i veri difetti della nostra vita familiare: la mancanza di tempo. Tempo per amare, tempo per ascoltare, tempo per educare. È importante uscire da questo estenuante botta e risposta per accogliere la loro vita così come ci viene donata.
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