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Confessione: si devono dire al sacerdote tutti i propri peccati?

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Edifa - pubblicato il 21/08/20
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Il sacramento della Penitenza riguarda tutti i peccati. Ma dobbiamo davvero confessarli tutti? di padre Nicolas Buttet

Al catechismo, il sacerdote chiede: “Per fare una buona confessione, da dove cominciare?” Un bambino, molto sicuro di sé, risponde: “Bisogna cominciare a commettere peccati” … ciò detto (!), cosa dobbiamo farne a questo punto dei nostri peccati? Dobbiamo davvero confessarli tutti? Vorrei proporre di seguito tre riflessioni.

Confessione dei peccati “gravi”

Lo scopo della nostra vita è la comunione d’amore con Dio. Questo ci viene dato attraverso la grazia battesimale e il sostegno costante di Dio, che chiamiamo “grazia abituale”; fonte di gioia e di pace, questa intimità può però essere rotta dal peccato. Chi poi desidera riconciliarsi con Dio e con la Chiesa deve far prova di vera contrizione e “confessare al sacerdote tutti i peccati gravi che ricorda dopo aver esaminato attentamente la sua coscienza” (Catechismo della Chiesa Cattolica § 1493). Ciò che va confessato nel sacramento della riconciliazione, quindi, sono i peccati “gravi”, quelli che rompono la comunione d’amore con il Signore. Perché ci sia un “peccato grave” (mortale) sono necessarie tre condizioni:

– Una violazione dei comandamenti di Dio in materia grave;
– Una piena avvertenza della gravità dell’atto;
– Piena libertà.

Notiamo, tuttavia, che una coscienza offuscata dall’abitudine o dal rifiuto di sapere non riduce la gravità della colpa.



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Confessione dei peccati “veniali”

Veniamo alla seconda riflessione, posta sotto la luce dell’amore infinito di Dio. Alcuni peccati, senza rompere la comunione con Dio, manifestano tuttavia un raffreddamento della carità, sono atti o omissioni che non mettono in discussione l’orientamento fondamentale della nostra volontà verso il Signore, ma che gradualmente ci allontanano dalla Sua presenza.

Se consideriamo l’estrema sensibilità del Cuore di Dio, questi peccati non sono irrilevanti. Per usare un’immagine, un granello di polvere nell’occhio è più doloroso di una carriola di sabbia rovesciata su un piede! La Chiesa ci invita a confessare anche quei peccati cosiddetti “veniali”, in quanto feriscono il Signore. Inoltre, “la confessione regolare dei nostri peccati veniali ci aiuta a formare la nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a lasciarci guarire da Cristo e a progredire nella vita dello Spirito” (Catechismo della Chiesa Cattolica, § 1 458).


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Guai a mettere sé stessi al primo posto

L’ultima riflessione va ancora più lontano. Può darsi che il nostro stile di vita, senza essere necessariamente peccaminoso, riveli tuttavia un certo disordine, che è mettere noi stessi al primo posto. San Paolo ci dice: “Qualunque cosa facciate, che si tratti di mangiare, di bere o di qualsiasi altra azione, fatela per la gloria di Dio” (1 Cor 10, 31). Ci sono tante cose che facciamo per abitudine, prima di tutto per noi stessi, e non per la gloria di Dio!

Ciò che Dio desidera è soprattutto che Lo onoriamo in ogni circostanza. In questo senso, saper usare di tutte le cose per la Sua gloria è più perfetto che delle grandi rinunce! In definitiva, si tratta di intraprendere un radicale cambiamento interiore che coinvolge i nostri pensieri e le nostre azioni, affinché in ogni circostanza Dio abbia il primo posto.


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