di María Belén Andrada
Ci sono momenti nella nostra vita in cui proviamo solitudine, in misura maggiore o minore.
A volte è solo una solitudine fisica, in un certo senso più facile da risolvere, ad esempio invitando qualche amico a prendere un caffè o facendo una telefonata.
Altre volte, però, proviamo un altro tipo di solitudine, che non sapremmo come spiegare. Non abbiamo parole per descrivere il motivo, ma ci sentiamo “esistenzialmente soli”.
In un certo senso, come ha spiegato San Giovanni Paolo II in un'udienza generale, partecipiamo tutti alla solitudine originaria di Adamo.
Dio ha detto che non era bene che l'uomo fosse solo e gli ha dato una compagna. Non approfondirò questo concetto, ma dirò che tutti noi sperimentiamo la solitudine. Fa parte della nostra natura.
Sapendo questo – che in qualche momento ci sentiremo soli –, vorrei condividere alcune idee da poter ricordare. Tenetele presenti nei momenti in cui è difficile sopportare la situazione senza qualcosa a cui aggrapparsi.
1. Non siamo mai davvero soli
Anche se siamo isolati – com'è accaduto a molti durante la pandemia –, anche se naufraghiamo e rimaniamo su un'isola deserta o non vediamo nessuno per mesi, non saremo mai davvero soli.
Nella nostra anima in stato di grazia c'è Dio. Aiuta moltissimo ricordare che Egli resta con noi – e molto vicino - in quei momenti.
Non Lo sentite? Parlategli. E ascoltatelo. Pensate che non risponda? Abbiate pazienza. Forse sta condividendo un momento con voi semplicemente guardandovi e lasciando che Lo guardiate.
2. La vostra solitudine accompagna la solitudine di Cristo
Come ho detto, ci sono occasioni in cui la solitudine è qualcosa di oggettivo. Durante le quarantene più rigide, chi viveva solo non usciva di casa e non vedeva altre persone se non molto rapidamente per comprare qualcosa.
Altre volte la solitudine è soggettiva, e a volte è un po' una e un po' l'altra, come la solitudine che si sperimenta durante le crisi di angoscia o depressione.
In quei momenti, ricordate che anche Gesù si è sentito solo. Fisicamente, i Suoi amici Lo hanno abbandonato in un momento difficile. A livello spirituale, aveva bisogno che pregassero con Lui, ma nel Getsemani si sono addormentati.
Solo dopo ore di pianto, sangue e suppliche è sceso un angelo a consolarlo. Quando immagino quella scena e mi chiedo cosa possa aver detto a Gesù, penso che Gli abbia parlato di voi e di me.
Gli ha parlato della vostra solitudine e della mia. Di quella che ciascuno può sperimentare. Immagino che l'angelo Gli abbia detto: “Questa Tua figlia, sorella, amica, si sente sola e sta offrendo in questo momento la sua solitudine per accompagnare la Tua”.
Vi invito a meditare su questo, a offrirgli la vostra solitudine, per accompagnare la Sua. Vedrete che la compagnia è reciproca: ciascuno si trova a proprio agio con l'altro.
3. Trovate compagnia accompagnando altri
Un altro consiglio che posso offrirvi è cercare un'altra persona anche lei dimenticata, abbandonata, che soffra.
Scoprirete che vi sentite migliori e aiuterete gli altri. E no, non è egoismo.
4. Aprite la vostra vita per farci entrare altre persone
Molte volte sperimentiamo un paradosso: ci sentiamo soli, ma ci costa aprirci agli altri. Fare spazio perché altri entrino nella nostra vita. E non mi riferisco solo a conoscere persone nuove, il che potrebbe essere una cosa molto positiva.
Da un lato, mi riferisco al fatto di smettere di vivere chiusi in se stessi. A volte dipendiamo talmente dalla nostra solitudine o dal nostro dolore – e non ne abbiamo colpa, perché fa male – da non riuscire a vedere chi ci circonda: quello che accade intorno a noi, quello che ci può aiutare, quello che ci può prendere felici; a chi possiamo dare una mano, chi possiamo rendere un po' più felici.
Vivendo in questo modo, perdiamo anche un'opportunità di vivere in modo più pieno. Di vivere con senso, con proposito. E non sapete quanto questo – avere un motivo per vivere – allevi la solitudine e le pene!
Dall'altro lato, mi riferisco anche al fatto che a volte non comunichiamo. Non dico di parlare dei propri problemi a tutti e in modo indiscriminato.
Per prudenza e pudore, tutti meritiamo di avere uno spazio interiore che sia solo nostro. Quello che condividiamo con Dio o con chi – per amicizia, direzione spirituale, fraternità... - può calcare quel terreno sacro.
A volte, però, neanche a queste persone comunichiamo che ci sentiamo male. Non perché sia un “segreto”, ma forse perché non lo ammettiamo neanche con noi stessi.
Forse non abbiamo capito esattamente cosa proviamo, a cui poi diamo il nome di “solitudine”.
Se siete onesti con Dio, con voi stessi e con gli altri, vedrete che forse ci sono possibilità o rimedi adeguati per guarire dalla propria solitudine.
5. Chiedetevi perché vi sentite soli
Per trovare la medicina adeguata, bisogna conoscere l'origine della solitudine. Molte circostanze possono portare a sentirsi soli.
Forse vi siete allontanati dai vostri amici e avete bisogno di conoscere persone nuove. Forse cercate un partner e vi sentite scoraggiati perché non conoscete nessuno.
Può essere che viviate un momento di aridità spirituale e abbiate bisogno di consigli ascetici. È anche possibile che sia dovuto a una condizione psicologica o psichiatrica e abbiate bisogno di aiuto professionale.
Potete portare tutto nella preghiera per il discernimento. Chiedete a Dio: “Perché mi sento così solo?”
Non vi soffermate solo a quella che vi sembra sia la risposta. Vi raccomando di parlarne anche nella direzione spirituale.
Spero che questi consigli vi servano, e se ne avete altri non esitate a condividerli nei commenti.
Coraggio, Dio è sempre con voi!