I mistici e il loro contatto con l’aldilà: cosa avviene all'anima nel momento del trapasso? E’ un momento felice o doloroso? Ne parlano Max Huot de Longchamp con Antonino Raspanti in “Cos’è la mistica” (Città Nuova).
Prima di avvicinarsi alla partenza da questa vita mortale come coronamento della vita mistica, i maestri hanno menzionato l’incidente che può accadere a chi è un po’ troppo ansioso di andare in paradiso. Infatti, quando nulla, o quasi nulla, sembra frapporsi tra l’anima e Dio, accade che «l’anima sembra davvero separarsi dal corpo, e vede i suoi sensi sfuggirle» (Teresa d’Avila). In effetti:
L’anima si sarebbe volentieri separata dal corpo «in questo volo spirituale - sottolinea San Giovanni della Croce, nel Cantico spirituale, XII, 7 - pensando che ora la sua vita stava per concludersi, e che avrebbe potuto gioire con il suo Sposo per sempre, e stare apertamente con lui. Ma lo Sposo la trattiene, dicendo: “Torna indietro, colomba [...] perché non è ancora arrivato il tempo di una conoscenza così elevata”».
Infatti, di questa morte gli stessi maestri ci hanno detto che è prematura, così che:
La partenza da questa vita mortale è il normale coronamento dell’itinerario mistico, non più per sfuggire alla condizione terrena, ma al contrario per andare fino alla fine del mistero dell’Incarnazione. Le pagine che i maestri dedicano a questo culmine sono tra le più belle. Ecco il trapasso “visto” da San Francesco di Sales:
Santa Gertrude di Helfta, ne L’Araldo, V, I, descrive il "dolce trapasso" dell'anima nell'aldilà: