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A Federica Pellegrini e a tutte le nostre ultime volte

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Giovanna Binci - pubblicato il 29/07/21
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Quinta qualifica alla finale olimpica e settimo posto a Tokyo chiudono una carriera straordinaria. Ma Federica Pellegrini resterà nella storia perché è, prima di tutto, "record di umanità".

Le ultime volte. 

Potremo scrivere un trattato su come dovrebbero essere le ultime volte della nostra vita.

Se sapessi quale sarà l'ultima volta che terrò in braccio mia figlia, l'ultima volta che ho salutato mia nonna. Ci sono le ultime volte che conosciamo. Il mio ultimo giorno di liceo era il 12 giugno 2008.

L'ultima gara per una Federica Pellegrini

Il 28 luglio 2021 che segna la fine di una carriera nel nuoto straordinaria. 

Più che numeri, tante "bracciate", come l'ha sintetizzata lei ai microfoni dopo la finale. Lei che non voleva commuoversi, ma sul "grazie alla famiglia" non è riuscita a trattenere le lacrime. 

Perché tutto è cominciato con Cinzia e Roberto che accompagnavano la loro bambina di sette anni in piscina. 

E da lì a Tokyo 2021, di strada, e di acqua, ce n'è stata tanta. Anche la proposta dei genitori di passare al tutù...ovviamente rifiutata! 

Le ultime volte le vorremmo perfette, speciali, da ricordare. Quella di Federica già lo è stata, per molti versi: un risultato personale eccellente, per aver migliorato il suo tempo stagionale, un record storico per la qualificazione alla quinta Olimpiade

Essere arrivata di nuovo a Tokyo, sul tetto del mondo, alla soglia dei 33 anni, è già una vittoria. 

Invece di rifuggire le nostre ultime volte, la parola fine che tanto ci spaventa, dovremmo arrivarci, godercele, esserci. 

Federica Pellegrini ci ha fatti sognare con la qualifica in finale e quando, per l'ultima volta, si è posizionata nella corsia numero uno. Ci ha fatti sognare ancora di più con quel settimo posto, che non è una vittoria a tutti i costi, un'uscita come la immaginiamo noi, "col botto", ma di certo, come la voleva lei. Con la serenità e la consapevolezza che in molte altre gare sono mancate, nonostante il podio. 

Ci ha ricordato che vale sempre la pena farlo per noi stessi, non solo quando arriva il primo posto.

dice sempre nell'intervista di ieri. 

La sua carriera racconta la bellezza dello "starci", senza arrendersi e senza nascondere le fragilità. Nemmeno quella paura di nuotare dove non si vede il fondo, in mare aperto, quando ti aspetteresti che una come lei sia nel suo elemento. Non ci si abitua mai alla nostra piccolezza, di fronte a ciò che non riusciamo a misurare, senza un fondo bianco si cui stagliare le certezze.

Ricordo il suo appello a Mattarella di "proteggerci". Proteggere lo sport e i suoi valori: sacrificio, impegno, disciplina, fair play. (Il Messaggero)

Non sono i record e gli standard quelli da proteggere dai rivali, da non lasciarci scalfire: dobbiamo mettere noi quell'asticella, prima di tutto per noi stessi, spingendoci oltre le delusioni e portando la nostra vita un po più avanti. Magari fino a Tokyo. 

È "Divina" Federica: in acqua, ma soprattutto nella vita. 

Ecco perché questo addio, non è poi così amaro: quelle come lei non smettono mai. Non sono i risultati a farle eterne: la Pellegrini è record di umanità. 

La vasca è stata palestra di vita e coperta d'acqua sotto cui nascondere paure e insicurezze. Quelle di una ragazzina che non accettava il peso e i brufoli e voleva che la lasciassero solo nuotare, ma anche quelle di una giovane donna che ha dovuto rialzarsi molte volte, anche quando sembrava invincibile o quando il mondo la voleva tale. C'è stato Rio 2016 che l'ha vista posizionarsi solo quarta nella sua gara regina, i 200 stile libero e sembrava la fine. 

scriveva in un post su Ig. 

C'è stata la perdita dell'allenatore Alberto Castagnetti con cui aveva una "simbiosi speciale" ed è stato "il dolore più grande della mia vita", ricorda Federica a Repubblica. Ci sono state le relazioni turbolente. 

Quella che non è mai mancata è stata la fedeltà a sé stessa. Contro ogni pronostico, medaglia mancata o crisi. 

Le ultime volte ci impongono di venire a patti con la nostra umanità. Fanno parte della nostra finitezza

Sono una scelta o una corsa contro il tempo che è il rivale più spietato, e lo sanno bene gli sportivi. 

Le ultime volte sono quei titoli di coda scritti in piccolo, pieni di nomi, che nessuno legge mai, che nessuno ricorda, ma che tu sai a memoria perché sono tutto il film. Sono i giorni, le bracciate, le lacrime, gli ori, i grazie. 

Sono un settimo posto, nel silenzio della notte, col sorriso di chi, nonostante questa sia l'ultima, non può che essere grata per tutte le altre che sono state.