Si chiama esitazione vaccinale. Ed è l’insieme di quei dubbi che inducono ancora molte persone al rifiuto del vaccino anti covid. Una questione complessa, che è stata affrontata in una tavola rotonda, l’1 luglio in Vaticano, a cui hanno partecipato la Pontificia Accademia per la Vita (PAL), la World Medical Association (WMA), e l’autorevole Associazione medica tedesca (GMA).
Se oggi ci sono persone che non vogliono vaccinarsi, è il messaggio uscito dalla tavola rotonda, è colpa di diversi fattori: disuguaglianze storiche, violazioni della fiducia nella ricerca medica, esperienze negative con l'assistenza sanitaria e sospetto sul comportamento delle aziende farmaceutiche focalizzato sul profitto.
Ma una forma più subdola di esitazione vaccinale è guidata da affermazioni e miti infondati e fuorvianti, inclusa la disinformazione sugli effetti collaterali. Che sono amplificati dai social media e da altri mezzi di comunicazione avanzata. A questa complessità si aggiunge il fatto che l'esitazione vaccinale esiste persino nella comunità medica e in alcuni gruppi religiosi. L'esitazione e il rifiuto dei vaccini possono in ultima analisi far sorgere difficili questioni etiche sulla tensione tra la libertà di scelta individuale e il bene comune.
Considerato uno dei più grandi della medicina moderna, i vaccini svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie infettive. È stato dimostrato che evitano milioni di morti e ne proteggono milioni in più dall'ammalarsi ogni anno.
Riconoscendo l'urgenza di questi problemi, la World Medical Association, La Pontificia Accademia per la Vita e l'Associazione medica tedesca (GMA) hanno unito le forze per chiedere a tutte le parti interessate di compiere tutti gli sforzi per garantire un accesso globale equo ai vaccini. E' questo un prerequisito fondamentale per una campagna di vaccinazione globale di successo. Al contempo, intendono affrontare l'esitazione vaccinale, inviando un messaggio chiaro sulla sicurezza e la necessità dei vaccini e contrastando i miti e la disinformazione.
Secondo Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, «i vaccini portano su di sé e rappresentano una storia che è segnata da ingiustizie e prepotenze. È un gesto delicato chiedere la fiducia di chi esita, soprattutto nei Paesi che hanno subito prevaricazioni da parte di Paesi in posizione di forza, da cui di fatto i vaccini provengono. Giungono qui al pettine nodi che hanno un lungo passato. Per favorire la fiducia non basta un gesto puntuale. Ma occorre una politica sistemica, che includa una visione integrale dello sviluppo e rapporti internazionali più equi».
Per il dottore Ramin Parsa-Parsi, capo del dipartimento internazionale dell'Associazione medica tedesca e membro del Consiglio della World Medical Association, «una forma più maligna di esitazione vaccinale è guidata da affermazioni e miti infondati e fuorvianti, inclusa la disinformazione sugli effetti collaterali. Il miglior antidoto per l'esitazione vaccinale è creare fiducia. E poi aumentare la trasparenza e affrontare i problemi di comunicazione».
Come voci di fiducia nella comunità, «i professionisti medici svolgono un ruolo cruciale in questo scenario. Lavorando insieme alla Pontificia Accademia per la Vita, speriamo di integrare i nostri sforzi per generare fiducia nei vaccini, promuovendo la consapevolezza e combattendo la diffusione di miti e disinformazione».
Per Frank Ulrich Montgomery, presidente del consiglio della World Medical Association (WMA), la federazione globale delle associazioni mediche nazionali che rappresentano milioni di medici in tutto il mondo, «dobbiamo quindi offrire quanta più prevenzione possibile attraverso la vaccinazione in modo equo. E dobbiamo intraprendere tutti i tentativi possibili per convincere gli “antivaccinisti” dei vantaggi e delle possibilità della vaccinazione», combattendo «la disinformazione e le fake news», che alimentano il rifiuto al vaccino.