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Aiutiamo chi aiuta le mamme in difficoltà?

BABY GIRL
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Paola Belletti - pubblicato il 20/06/21
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Paola Persico è la fondatrice e presidente del CAV Buzzi, a Milano. Cresciuta "alla scuola di Paola Bonzi" offre da quasi un decennio aiuti concreti a centinaia di mamme in difficoltà: sono circa 200 le donne che si rivolgono a lei e alla sua squadra in un anno. Tutti possiamo fare qualcosa per sostenere la vita nascente e le madri, anche a distanza.

Pochi giorni fa ho avuto modo di conversare con la presidente del C.A.V. Buzzi e così ho potuto sentire dalla sua viva voce cosa significa farsi vicine con rispetto e attenzione a tante mamme in difficoltà.

Le donne che si rivolgono a lei e agli altri operatori del CAV presso l'Ospedale dei Bambini "Vittore Buzzi" sono spesso angosciate, preoccupate di non riuscire a far fronte all'impegno che una gravidanza e la nascita di un figlio richiedono, lasciate sole proprio per questo. E molte volte carezzano l'idea di praticare l'interruzione di gravidanza che è sì volontaria ma di una volontà non di rado disperata.

Lei è la Dott. ssa Paola Persico, fondatrice, presidente e responsabile scientifico del Centro alla Vita Buzzi che da anni si dà da fare in molti modi per sostenerle, soprattutto all'inizio.

Ed è questo tempismo, non solo dettato dall'incalzare dei tempi della legge che regola l'aborto, che mi ha colpito e che consola perché mostra il genio femminile all'opera secondo uno dei suoi particolari accenti.

Sono soprattutto le donne, madri o meno, che riconoscono grazie alla ciclicità iscritta nel loro corpo, l'importanza del tempo, del suo scorrere che non è mai identico a sé stesso, di ciò che significa lasciar maturare, nutrire, portare alla vita qualcuno.

Ogni giorno ha la sua grazia irripetibile e la gravidanza, con il suo incedere misterioso e preciso di settimana in settimana, di giorno in giorno, ne è una prova inconfutabile. Infatti non si confuta la verità di una gravidanza, si tende piuttosto a sopprimerla.

Paola Persico me lo dice più volte al telefono in questa conversazione rubata agli impegni incalzanti che la pretendono e ai quali lei volentieri si consegna perché si tratta di aiutare madri e figli e anche padri, molto spesso, anche se arrivano dopo, e a volte non arrivano.

Ciò che fa la differenza è poterle aiutare soprattutto in quei primi interminabili e criticissimi giorni (e di non abbandonarle, a volte per anni).

Quelli in cui nessuno, se non la mamma stessa e chi la adotta nel cuore e a suon di aiuti concreti, soldi, vestiti, carrozzine, body, case sicure- capisce che quell'evento sconvolgente che si è palesato con un ritardo nelle mestruazioni e si è confermato con due linee sul test non è una tragedia irrimediabile ma sarà un nuovo inizio per tutti.

Un'altra cosa che mi ha molto colpito e che spero di rendere a parole è l'attenzione e l'intelligenza che la Dott.ssa Persico usa anche nei confronti dei compagni che le hanno lasciate sole: chiede alle mamme, se possono, di inviare loro le ecografie, di aggiornarli ma senza aspettarsi nulla, senza esigere da loro nulla. E' un modo per raccontare loro che sono padri, che quello è davvero loro figlio, che ha bisogno del loro amore.

Se lo faranno nascere, quel bimbo, sarà la gioia di quei nonni che spesso sono i più acerrimi oppositori, all'inizio (sempre all'inizio!), i più spaventati. E una volta che il bambino è nato e sorride non capiscono più niente ed entrano in una forma di gioia che nemmeno sospettavano esistesse.

Simili esclamazioni sono i biglietti non scritti che queste mamme piangono dagli occhi, pieni di gratitudine, per ringraziare Paola, Ambrogino d'Oro nel 2016, e tutti gli altri irriducibili che sono con lei a fianco delle madri e dei loro bambini. (La squadra del CAV Buzzi composta da due psicologhe, da una laureata in scienze della comunicazione, da alcune volontarie e coadiuvata dalla collaborazione dell’assistente sociale del Buzzi, vedi intervista asst Sacco).

Ho potuto vedere un breve video di uno dei 1560 bambini fatti nascere nei nove anni di attività del CAV: non appena sorride al modo buffo dei neonati basta, non ce n'è più per nessuno. La vita, pur fragilissima, impone una resa davanti a tanta maestosa bellezza.

Mi chiedo spesso perché di fronte ad una piccola vita nascosta si scateni la violenza o il fuggi fuggi generale quasi stesse per esplodere una centrale nucleare. La radice forse sta nella prepotenza di un pensiero sì dominante, ma debole: la vita invece esige un pensiero forte, che guarda l'altro nella sua verità e non per ciò che può darmi come beneficio immediato.

Le donne, contro la cui violenza ci si sgola spesso a vuoto, arrivano al CAV smarrite, a volte persino spaventate di cosa possa accadere; invece ciò che incontrano in Paola e in tutti gli operatori presenti è ascolto e accoglienza e la promessa di una compagnia concreta (con il famoso progetto Gemma, il bonus di Regione Lombardia e le molte altre iniziative che la task force del CAV ha negli anni arruolato) in grado di aiutarle ad accogliere quel figlio.

Senza invadenza, senza forzature, senza mettere in competizione la madre col figlio; è proprio la scuola di Paola Bonzi, dove anche la "nostra" Paola ha mosso i primi passi a servizio di madri e bambini: in ogni madre vedeva una vita da accogliere, la sua prima ancora di quella del figlio. Con tutto il suo carico di paura, di dolore, di solitudine.

Sappiamo quanto il Covid abbia avuto e stia ancora esercitando un impatto sul sistema sanitario, sulla vita economica e sociale del nostro paese. E così il suo effetto nefasto si è fatto sentire anche sui bandi a sostegno di attività benefiche non- Covid (per mesi abbiamo ragionato così); ha rallentato e assorbito molte risorse. Lo sappiamo bene quanto le risorse per la vita nascente siano strutturalmente scarse e in questo periodo penitenziale di pandemia quanto si siano ancor più ridotte. Il Covid è stato ed è un'emergenza che ha inghiottito tutto, che ha spostato l'attenzione, le priorità generali, persino i bandi di progetti finanziati.

Per questo c'è bisogno di tornare a investire sulla vita e di aiutare concretamente, con donazioni dirette, prodotti per l'infanzia, firma del 5 per mille, lasciti testamentari realtà come quella del CAV Buzzi perché si tratta davvero di aiutare la vita, nella sua declinazione più bella e concreta.

Aiutare chi aiuta le donne e le famiglie significa aiutare tutti a tornare a vedere la ripresa non più (solo) nel calo dei contagi e nelle riaperture, ma in un susseguirsi di nuove vite che cominciano e chissà cosa potranno portare alla casa in cui nascono, al quartiere, al mondo intero.

Ecco dove andrebbero investite consistenti risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza...