Essere fragili è sacrosanto
Restare incinta può lasciare spiazzate, accadere in circostanze di estrema indigenza o violenza. Una gravidanza può anche mettere una coppia di genitori di fronte a una disabilità che spaventa. Sarebbe falso dire in astratto che la consapevolezza del «bene» che è la presenza di una vita basta a curare le ferite, lenire le paure, dare la forza per superare tutti gli ostacoli.
Proprio la certezza di quel bene, spalanca le porte a un’accoglienza operosa, solerte e creativa verso chi sente sulla sua pelle tutta l’inadeguatezza di diventare madre o genitore in circostanze non favorevoli. Non siamo supereroi, siamo fragili. Ma c’è così tanto attrito ad ammetterlo e accettarlo.
E’ terribile concepire un figlio in un contesto di violenza. Non è facile diventare una madre single. Disorienta accogliere una diagnosi prenatale di disabilità. «Non me la sento» è una frase molto onesta, non merita l’etichetta dell’ignavia. Quello che invece merita di essere disinnescato è il cortocircuito cupo in base a cui l’unica soluzione alla paura e all’inadeguatezza sia l’aborto.
Per fortuna ci sono finestre ariose di realtà da cui entra un vento meno cinico, più balsamico (per l’anima).
Parto in anonimato, una scelta legittima
“Madre Segreta” è un servizio riservato e gratuito che aiuta le donne che aspettano un figlio e vivono la maternità con preoccupazione e incertezza.
Da Ospedale Niguarda
Le sostiene concretamente, su un piano psicologico e sociale, a preparare la prossima nascita in collegamento con i servizi territoriali.
La legge italiana prevede che una madre possa partorire in anonimato. L’esistenza di questo diritto non basta. Facciamo il caso banale di una ragazza con un lavoro precario e che ha dei dubbi sulla sua maternità proprio perché potrebbe costarle il posto. Non basta che lei sappia che può partorire e affidare il figlio a un’altra famiglia. Se la sua scelta diventa quella del parto in anonimato, le occorrerà essere accompagnata nei nove mesi che precedono la nascita, perché c’è da aspettarsi che le obiezioni in ambito lavorativo si manifestino in modo feroce già durante la gravidanza.
C’è bisogno di supporto proprio nel tratto di strada che porta a una nascita e poi a un affido. Innazitutto perché le mille variabili per cui si sceglie di non essere genitore del proprio figlio chiedono di essere ascoltate, non giudicate. Anche questa scelta è un gesto di maternità, e non del suo contrario. Accompagnare alla nascita un bambino è essere madre.
L’ascolto era al centro del servizio «Madre segreta» attivo presso la Provincia di Milano fino al 2015. Offriva supporto e accompagnamento gratuito offerto alle donne e alle coppie che affrontavano una gravidanza difficile. Lo scopo era quello di dare precise informazioni sui diritti della madre e del bambino, di indicare le risorse disponibili nei Servizi Sociali e sanitari pubblici e privati del territorio.
«Maternità fragili» al Niguarda
Per proseguire questa esperienza virtuosa è nato nel 2019 il servizio «Maternità fragili», ospitato all’ospedale Niguarda di Milano e gestito dall ARP (Associazione per la ricerca in psicologia clinica).
Psicoterapeute specializzate danno la propria disponibilità a colloqui gratuiti che non hanno lo scopo di orientare a una scelta precisa, ma di fornire alla mamma in difficoltà tutto il supporto di informazioni e competenze per compiere una scelta davvero libera.
La professoressa Donata Luzzati, responsabile del progetto ha dichiarato:
“I bambini sono sempre stati abbandonati e l’attenzione, per proteggerli giustamente, è sempre stata data a loro. Ma per farlo, bisogna allo stesso tempo aiutare anche le donne […]. Nessuno qui cerca di convincerle in un senso o nell’altro, se riconoscere il bambino o no. Noi sosteniamo la donna nella sua libertà di scelta, dandole tutti gli strumenti per decidere in autonomia, tutelando in questo modo lei e il nascituro”.
Da Elle
Scorciatoie senza pietà
Leggendo la cronaca si tende a spostare gli occhi altrove. Non la cronaca in sé, a dire il vero, bensì ciò che viene usato per catturare l’attenzione mediatica. In tema di gravidanza, è paradossale che la parola libertà abbia finito per sovrapporsi a quella di aborto. Libertà è una parola che presuppone una molteplicità di direzioni da poter seguire, ma quando si tratta di gravidanze ‘non desiderate’ sembra che ci sia un’unica direzione se non si intende diventare genitori: sopprimere il bambino.
Negli ultimi giorni campeggia su tanti giornali il discorso di Paxton Smith, una studentessa del Texas che, in occasione del suo discorso pubblico di diploma, ha tuonato in difesa del diritto all’aborto che lo Stato in cui vive avrebbe messo in discussione. E l’argomentazione è ammiccante, quanto falsata all’origine.