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Se siete “acidi”, Santa Ildegarda vi insegna a diventare generosi e altruisti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/05/21
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Un uomo o una donna "aspri" si richiamano ad un profilo di personalità manipolatrice, possessiva, dipendente. Ma si può diventare empatici e altruisti, abolendo alcuni vizi e seguendo i consigli della monaca tedesca

Dall’asprezza alla generosità seguendo i consigli di santa Ildegarda. La monaca tedesca, nota per essere un bravo medico e un’apprezzata “nutrizionista”, aveva importante fondamenti di scienze psicologiche. E nei suoi scritti spiegava come determinati vizi potevano trasformarsi in virtù.

Nel libro Ildegarda e l’ennegramma” (Gribaudi), gli autori don Marcello Stanzione e Annamaria Marraffa indagano sugli studi di santa Ildegarda e li collegano al cosiddetto enneagramma, una mappa della nostra personalità molto utilizzata in psicologia. E ci dicono come profili aspri possono diventare generosi alla luce delle “analisi” di Ildegarda.  

Secondo le visioni di santa Ildegarda l’asprezza aveva l’aspetto di un leopardo.

Parole dell’asprezza: “Non tengo in alcuna considerazione ogni atto di audacia e vittoria; non voglio che alcuno mi si opponga. Nulla risponderò a quelle parole che nelle Scritture e nella fede risultano a me moleste o dannose, ma le trapasserò da parte a parte”.

Risposta della virtù dell’autentica generosità: “Tu sei una asprezza pericolosa, dannosa, troppo acre... Io invece sono generosa nella pioggia e nella rugiada, nel balsamo e nella medicina, ed opero nella pioggia in nome della grazia, nella rugiada in nome del gaudio, nel balsamo in nome della misericordia, nella medicina in nome della consolazione di tutti i dolori; in questo modo permarrò in essi e così regnerò in eterno”.

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L’anima possiede sospiro, desiderio, volontà. Sorga velocemente l’uomo al sospiro dell’anima con cui tendere a Dio, si levi più prontamente al desiderio con cui abbracciare Dio e abbia ardita volontà di amare Dio. Offra la sua buona volontà a chi la desidera, aiutando i miseri, curando gli ammalati, consolando gli afflitti. Così si aspira alla generosità. 

Quando l’uomo è troppo pieno a causa della sua voracità diviene aspro. L’asprezza mormora contro Dio, sceglie per sé la sicurezza e non prevede né per amore né per timore di Dio ciò che farà. Infatti, ciò che vuole, fa, e ciò che non vuole, lo corrode con la sua malvagità. 

La persona aspra non conosce l’amore celeste. Ne pratica uno diverso e perfido. 

Parole dell’amore del secolo secondo santa Ildegarda: “Miei sono tutti i regni del mondo coi fiori e coi loro ornamenti. E come potrei inaridire, se possiedo ogni viridità? Perché vivere quasi in età senile, se fioriscono in gioventù? Perché portare alla cecità la bella luce dei miei occhi? Se lo facessi, arrossirei di vergogna. Fino a che potrò avere la bellezza di questo mondo, la terrò volentieri. Altra vita è a me ignota, di essa tuttavia odo non so che favolosi racconti”.

Risposta dell’amore celeste: “Tu desideri avere la vita in una favilla di cenere, e non cerchi quella vita che mai, nella bellezza della gioventù, inaridirà, né verrà meno nella vecchiaia. Sei pure privo di ogni luce, ti trovi in una nera caligine e ti avvoltoli nella volontà umana come un verme. Vivrai quasi in un solo attimo, per poi inaridire come il fieno. Così cadrai nel lago della perdizione e qui finirai imprigionato in quelle strette, che nella tua argomentazione chiami fiori. Io invece sono colonna di armonia celeste e miro a tutti i gaudi della vera vita. Non ripudio la vita, ma calpesto tutto ciò che è dannoso. Sono infatti specchio di tutte le virtù”.

Per la badessa teutonica l’amore del secolo induce gli uomini anche a tutti altri vizi. Completamente avviluppato nei desideri della carne, non desidera avere alcuno splendore né alcuna luminosa bellezza. Per diventare generosi di animo bisogna abbandonare l’amore del secolo e lasciarsi andare all’amore celeste.

Per santa Ildegarda la persona che aspira all’autentica generosità deve abbandonare la superbia. Per la santa tedesca la superbia ha, per così dire, un volto femminile, i suoi occhi sono di fuoco, il naso insozzato di fango, la bocca serrata. È priva di braccia e mani, ma ha ali come di pipistrello. Ha petto di uomo, gambe e piedi come di locusta, ma è priva di ventre.

Parole della superbia: “Io grido sui monti. E a me chi si potrà paragonare? Io stendo il mio mantello sopra i colli e le regioni, e non voglio che nessuno mi superi. So che nessuno è simile a me”.

Risposta della virtù dell’umiltà: “E perché non dovrei sopportare, se qualcuno mi rivolge orrendi insulti, dal momento che il Creatore è disceso dal cielo per trarre l’uomo a Sé? Io ho abitato nell’alto dei cieli con il Creatore, con Lui sono discesa sulla terra ed abito così in ogni parte della terra. Quindi non posso pronunciare ingannevolmente parole caduche come se ad esempio dicessi ‘sono questo e quello’ pur non essendolo. Se lo affermassi, non sarei il sole per illuminare le tenebre. Per cui nessuna tempesta mi potrà abbattere: sono con Dio pure in piena bontà”.

Questa umiltà a cui bisogna tendere per esaltare la propria generosità, sconfigge la superbia, che è l’inizio di tutti i vizi, materia e matrice di tutti i mali. 

Una persona aspra, nell’enneagramma si richiama ad un profilo di personalità manipolatrice, possessiva, dipendente, che si sente il salvatore, orgogliosa, superba.  Ma tutto questo avviene per diversi motivi che lo turbano interiormente. 

La sua ferita emozionale è la sensazione di non essere degno d’amore.

La sua paura più grande è quella di non essere degno di approvazione esterna, di non essere amato, per questo motivo si dona troppo agli altri.

Il suo desiderio più grande è quello di sentirsi amata e desiderata.

La sua voce di sabotaggio gli/le insiste che deve es- sere sempre una brava persona per poter così piacere agli altri. L’enneatipo 2, vede il mondo come un posto pieno di persone che dipendono dal suo aiuto, poiché vuole essere visto come una persona generosa, altruista, disinteressata.

Prova superbia, intesa come l’incapacità di riconoscere le sue proprie necessità, infatti per aiutare sempre agli altri scappa dalle sue necessità emozionali.

Quando l’enneatipo è virtuoso, fa proprie le risposte di santa ildegarda ai suoi limiti e inizia a muoversi sulla base dell’umiltà, dell’amore celeste, allora diventa affettuoso, premuroso, indipendente, empatico, altruista, libero, amoroso. È un leader servizievole, la generosità è la sua qualità essenziale che viene espressa con libertà e indipendenza.