Sabato mattina sono stata alla Marcia per la Vita - giunta al suo decimo anniversario - insieme a due dei miei tre figli: la prima, Linda Maria, la tenevo per mano, il secondo era a casa con il papà, la terza la portavo in pancia visto che nascerà a luglio.
Quando la primogenita di tre anni mi ha chiesto: "dove stiamo andando?", le ho risposto: "andiamo a una festa in piazza per dire che tutti i bambini devono nascere, che tutte le donne devono essere aiutate a diventare mamme". Lei ha sorriso annuendo senza aggiungere domande.
Quando la sera preghiamo per le coppie che ancora non vivono la grazia di essere genitori, lei dice sempre: "Gesù, donagli tanti figli". Perciò il concetto le è sembrato subito chiaro.
E così siamo arrivate a Via dei Fori Imperiali, con un sole sfacciato di maggio che faceva luccicare il marmo dell'Altare della Patria e quel venticello de Roma ristoratore ma anche ingannatore perché poi la sera la pelle scotta, e tu non ti sei accorto di niente.
Sono stati tanti gli interventi appassionati e degni di attenzione, magari nei prossimi giorni ci prenderemo la briga di trascriverne degli altri. Oggi però vogliamo condividere con chi non era alla Marcia per la Vita la testimonianza di una coppia di sposi milanesi, che ha raccontato per la prima volta in pubblico il doloroso aborto effettuato sulla loro prima figlia.
All'inizio a prendere la parola è stata Anna, una donna e una mamma che ha sofferto profondamente e che si è portata questa ferita nel cuore per 40 anni. Con voce ferma ha parlato dell'inganno dell'aborto, dei traumi che le ha provocato, dell'impossibilità di perdonarsi e sentirsi assolti totalmente. Dietro agli occhiali scuri, con tono pacato ma fermo, cercando di controllare l'emozione, Anna ha raccontato la sua dolorosa esperienza. E concludendo il suo intervento ha detto:
Ecco il suo discorso:
A prendere la parola è stato poi il marito Dario che è rimasto accanto alla moglie mentre lei offriva la sua testimonianza. Con fatica e grandissima emozione anche lui ha raccontato come l'aborto abbia cambiato la loro vita, e quanto ancora oggi si senta in colpa per essersi comportato da vigliacco, lasciando sola sua moglie. La voce in più momenti si fa tremante per la commozione. Il suo messaggio è rivolto soprattutto agli uomini affinché non abbandonino le donne, non lascino a loro la tragica scelta dell'aborto che è una condanna senza fine.
Le loro parole, interrotte spesso da applausi di condivisione, affetto e incoraggiamento, mi hanno toccato il cuore. Li ringrazio davvero di aver raccontato con coraggio la loro storia, non so quanti sarebbero riusciti a farlo. Amiamo tutti mostrare il bello di noi, il meglio: fa crescere l'autostima, ci fa guadagnare complimenti.
Ma gli errori, i peccati, le meschinità, li nascondiamo, a noi stessi e agli altri, ci fanno ribrezzo e paura.
Anna e Dario hanno mostrato alla Marcia per la Vita il lato oscuro della loro esistenza per amore dei fratelli, di tutte le donne e gli uomini che hanno vissuto o stanno vivendo un simile dramma, e per amore soprattutto dei nemici, di chi - ingannato dal mondo - li giudica, li condanna, deride.
Quando sono scesi dal palco, mano nella mano, hanno bevuto un sorso d'acqua e si sono diretti ai loro posti insieme. Li ho seguiti prima con lo sguardo e poi mi son fatta coraggio - avevo ancora la pelle d'oca - e mi sono avvicinata per salutarli e ringraziarli.
Nel presentarmi ho detto ad Anna che avrei sicuramente riportato sul nostro giornale la loro preziosa testimonianza. Lei con grande gentilezza e umiltà ha ringraziato me: "sono contenta, lo abbiamo fatto perché nessuno debba più cadere in un simile inganno".