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Quelle strane stigmate presenti sul corpo della beata Emmerick

La beeta Anna Katharina Emmerick durante uno stato mistico.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 29/04/21
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Le ferite erano in testa e sui piedi, in petto e sul torace: neppure i medici seppero spiegare il caso della mistica tedesca, che fu "sequestrata" dai prussiani per essere "studiata"

Stigmate sparse in diverse zone del corpo, persino in testa: quanta sofferenza ha subito la beata Anna Katharina Emmerick (1774-1824). Eppure nessun medico è stato mai in grado di spiegare i segni della Passione di Cristo sul corpo della mistica tedesca, originaria della Westfalia. 

Nel libro La beata Anna Caterina Emmerick” (edizioni Segno), Don Marcello Stanzione racconta la storia di questi fenomeni misteriosi che segnarono quasi tutta la vita della beata Emmerick. 

A venticinque anni, mentre pregava in chiesa, le apparve il Cristo che le porgeva due corone, una di fiori ed una di spine. Lei scelse la seconda e da quel momento la beata Emmerick dovette nascondere le stigmate sul capo sotto una cuffia da contadina. 

Andò a servizio a casa di un organista, la cui figlia finì per farsi agostiniana ed espose come condizione al suo ingresso in monastero che venisse accolta anche la Emmerick. Le monache accettarono perché avevano bisogno di una che sapesse suonare l’organo. 

La Emmerick, spesso malata per via del suo caricarsi (soprannaturale) dei dolori altrui, in modo particolare delle sofferenze delle anime in Purgatorio, nel 1802 avvertì un forte dolore al petto e si trovò con una stigmate a forma di croce impressa sulla pelle.

Nel 1812, la beata Emmerick ebbe altre due stigmate a forma di croce sul petto e i segni della Passione su mani, piedi e torace. 

Si sparse la voce e la cosa incuriosì il medico razionalista Franz Wilhelm Wesener, che si recò al capezzale della stigmatizzata per smascherare l’imbroglio. 

Quando la veggente lo vide entrare gli rivelò particolari biografici che solo lui poteva conoscere. Il Wesener si convertì e non lasciò più la suora. La vedeva andare in estasi e divenire insensibile a tutto, tranne all’acqua benedetta e alle benedizioni impartite da un prete, anche a distanza o lontano. In quel momento la Emmerick si faceva il segno della croce. Il medico attestò anche un altro fenomeno: la Emmerick visse per anni di sola acqua e di comunione. Non poteva mangiare nulla di solido, perché rimetteva. 

Nel 1819 il governo prussiano, inquietato dall’affluenza di gente a Dulmen, decise di procedere a un’inchiesta sulla monaca stigmatizzata e mandò i gendarmi. La Emmerick fu prelevata di forza e portata su una barella in un’altra casa. Qui per tre settimane la tennero in una stanza illuminata giorno e notte, sorvegliata a vista da squadre di uomini che si davano il cambio, con interrogatori continui e reiterate ispezioni delle sue stimmate. Minacciata, perquisita, costretta a ingoiare cibo che regolarmente vomitava, non si riuscì a farle “confessare” il suo “inganno”. 

La povera donna, che era in grado di esprimersi solo in dialetto e non sapeva scrivere, subì ogni sorta di vessazione statale e dovette gettare la spugna. Finalmente la riportarono a casa e il poeta Clemens Brentano poté riprendere con i suoi appunti su quel che lei dettava (poiché era analfabeta). 

La precisione con cui la mistica descriveva luoghi e usanze giudaiche e dettagli degli abiti del tempo di Gesù era stupefacente. Come si è detto, era quasi analfabeta e non si era mai mossa dalla Westfalia. 

Ma anche il Brentano non aveva alcuna preparazione teologica o storica. Però quel che venne scritto delle visioni della Emmerick aveva una precisione incredibile (il poeta Paul Claudel si convertì dopo aver letto i resoconti della Passione dettati dalla monaca). 

Nel 1819, dopo anni di preghiere, le ferite della stigmatizzata si chiusero (aveva chiesto a Dio di togliere l’imbarazzo che le procuravano e lasciarle solo i dolori); si riaprivano solo il Venerdì Santo. Il 9 febbraio 1824, come aveva profetizzato da mesi, la beata Emmerick morì di paralisi polmonare.