Ritorno sul giovedì santo che mi sollecita a riflettere su due punti. Il primo è il grande mistero della sofferenza. Dio stesso si sottopone alla condizione umana. Lavora per trent’anni, si affatica nella predicazione e soffre una morte dolorosa.
Gesù è un apristrada. Ci fa capire, senza ombra di dubbio, che per giungere alla vita eterna felice occorre passare per il cammino della croce. Viene rifiutata la logica umana della ricerca del successo e viene indicata la strada dell’accettazione totale dei dolori della vita dandogli il senso di unione alle sofferenze di Gesù.
E qui arrivo all’altro punto. Dio stesso si dà da mangiare e da bere. La strada dell’amore comporta il dono di sé fino all’immolazione. Dio si dà del tutto e ci invita a seguire il Suo esempio.
Tutta la storia del cristianesimo è costellata di santi che hanno compiuto questo percorso. Dai primi martiri fino ai grandi Agostino, Benedetto, Tommaso, Francesco, Domenico, Caterina, … che giungono fino ai nostri giorni. Persone che hanno chiaro il messaggio di Gesù e ripercorrono la Sua strada con percorsi diversi ma sostanzialmente identici: il dono di sé.
La conseguenza per me è che devo prendere sul serio la frase di Gesù: il mio cibo è fare la volontà del Padre mio (Giovanni 4). Basta col considerare felice il cammino delle soddisfazioni: la vera felicità è fare ciò che Dio vuole.
Perciò San Giuseppe è un uomo felice e non è un poveretto a cui capitano mille fregature. Giuseppe esegue la volontà di Dio e il fatto che non arrivi fino a noi nemmeno una sua parola non è un indice negativo.
È un indice positivo: non c’è bisogno che io aggiunga nulla. La mia felicità è eseguire ciò che Dio mi chiede. Resta chiaro che il Signore non è un dittatore ma dà la Sua vita per me e mi insegna a vivere. Davvero ho un Padre nel cielo che mi sorveglia e mi aspetta.
Il valore della sofferenza e il dono di sé sono il messaggio del giovedì santo. Gesù, dopo averci dato il Suo corpo e il sangue, esce nella notte per andare incontro al Suo destino. A me tocca seguirlo restando sveglio, meditando e pregando.