Che fine ha fatto la tunica indossata da Gesù durante la Passione? Dove si trovano le sue reliquie. Indaga lo scrittore Massimo Centini nel libro “Pilato - Indagine sull’uomo che uccise Gesù” (edizioni Terra Santa).
L’argomento è controverso poiché nei testi apocrifi si sono sviluppate le ipotesi più strane. Ma noi atteniamoci anzi tutto sulle fonti ufficiali, cioè i Vangeli sinottici.
Sulla veste di Gesù Cristo i testi canonici, purtroppo, ci forniscono scarse informazioni. «Si dividono fra loro le mie vesti, tirano a sorte sulla mia tunica» (Sal 21,19). Matteo ricorda che i soldati del governatore si radunarono intorno a Cristo e «spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto» (Mt 27,28).
Solo dopo averlo beffato e percosso gli tolsero il manto rivestendolo con la propria tunica. Su questo episodio Luca invece si sofferma appena.
In seguito, i soldati di Pilato posti a guardia ai piedi della croce «si spartirono le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quel che ne sarebbe toccato a ciascuno» (Mc 15,24; cfr. Lc 23,34).
Giovanni, a differenza dei sinottici, indugia maggiormente sull’episodio: «I soldati, quand’ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, ed anche la tunica. Ma la tunica era senza cucitura, tessuta dalla parte superiore tutta di un pezzo. Dissero dunque fra loro: “Non dividiamola, ma tiriamo a sorte di chi sarà”» (Gv 19,23-24).
Non va inoltre dimenticato che, stando alla testimonianza di Luca, Gesù dopo l’udienza da Erode ritornò da Pilato interamente vestito di bianco: «Erode, insieme ai suoi soldati, lo schernì, gli mise addosso una veste bianca e lo rimandò da Pilato» (Lc 23,11).
Per Matteo, nell’episodio della Trasfigurazione, Gesù era simile al sole con vesti bianche come la luce (Mt 17,2); anche dopo la resurrezione il Cristo viene raffigurato vestito di bianco (Mc 16,5; Lc 24,4; Gv 20,12). L’identico modello si rintraccia anche nell’aspetto del vincitore dell’Apocalisse (Ap 3,4-5; 7,14; 22,14).
Guardando alle informazioni che possiamo trarre dai Vangeli e relative all’abbigliamento di Cristo nel corso della Passione, prendiamo atto che il panorama è piuttosto ampio e quindi le sue molteplici sfaccettature possono aver facilitato l’elaborazione apocrifa:
La tunica di Gesù tirata a sorte dai soldati romani è quella che ha dato lo spunto per sorreggere il tracciato narrativo leggendario, presente nel Ciclo di Pilato.
Malgrado gli accorgimenti per evitare frodi, le presunte vesti di Cristo (o loro parti), venivano mostrate in vari luoghi dell’Europa cristiana. E suscitavano grande interesse e crescenti manifestazioni di fede popolare.
Una tunica inconsutile era conservata dallo zar Michele di Russia. Ed era giunta dalla Georgia attraverso un soldato di quel paese che “la vinse ai piedi della croce”. Tradizioni simili erano narrate in molte altre chiese: da Roma a Westminster, da Chartres a Praga.
Tra le presunte vesti ritenute le più vicine a quella che probabilmente fu l’autentica Tunica Christi, va posta in primo luogo la reliquia di Treviri.
Questa tunica, che si dice recuperata da sant’Elena, fu considerata autentica da papa Silvestro I (250- 330), non solo per un fatto di fede, ma anche per alcuni importanti riferimenti “strutturali”.
Tali connessioni riguardavano in particolare la presunta altezza di Cristo. Sulla base di misurazioni non sempre molto chiare, si attribuiva al Messia una statura superiore alla media.
Gli empirici rilievi antropometrici effettuati già nell’antichità con quest’intenzione non trovano conforto nelle fonti canoniche, in cui, tra l’altro, non vi sono informazioni sulla statura.
La Tunica Christi di Treviri potrebbe confermare l’ipotesi di un’altezza superiore a 1,80 metri. Vediamo perché:
Un altro importante reperto che offre un contributo non indifferente alla ricerca della nota tunica di Cristo, è il presunto abito conservato ad Argenteuil, in Francia. Si tratta di una tunica giunta a noi in buono stato di conservazione, offrendo pertanto agli studiosi ampie opportunità di analisi e di confronto.