Si può essere visti da chiunque, si può vedere la nostra più grande paura avvicinarsi ma non avere vie di fuga, si può desiderare di scappare con tutte le forze, ma non ci si può nascondere. E’ la cartina tornasole del nostro coraggio, della nostra fragilità.
Non sempre c’è una soluzione, non sempre le ferite si rimarginano, non sempre il tempo sistema le cose. A volte nel dolore si può solo stare, come Gesù inchiodato alla croce, come Ester assalita da una angoscia mortale. Ci sono lame che non possono essere dimenticate, che sono scese troppo nel profondo, affondate da qualcuno da cui eravamo inermi, indifesi, qualcuno che sapeva esattamente dove colpire. Sono le ferite che non si dimenticano, il cui ricordo riaccende il dolore all’istante, ferite come quella ricevuta da Frodo a Colle Vento. Sono come eterne, si possono infliggere con la stessa forza della prima volta, solo ricordandole, con la stessa intensità, e per questo sono terribili.
Come a Colle Vento, quando il nostro cuore viene trapassato da una lama così, il dolore non si può scordare, e dove prima c’era una grande bellezza, quando veniamo feriti mortalmente rimane solo un cumulo di rovine: un luogo spoglio, “sgradevole ed inospitale”, solitario, dove abbiamo smesso di combattere il male, dove ci siamo arresi e la sfiducia è così grande che non riusciamo a vedere nessun Gandalf, solo ombre di terrore. Ricucire un cuore non è possibile, non si riattaccano i pezzi, come tanti vogliono farci credere, ma non è tutto perso: da quegli strappi, da quelle fessure, può entrare Lui, che può sanarci da dentro, da quelle profondità di noi stessi che non avremmo mai potuto toccare. “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.”:
ecco, bisogna passare per un luogo scoperto, con la certezza che solo se siamo visti, potremo anche essere salvati.
Ed è assurdo, scegliere di mettersi a nudo. E’ pazzia pura, lasciare a qualcuno un coltello in una mano ed il nostro cuore nell’altra: donare ciò che di più prezioso abbiamo, e nello stesso tempo concedergli di farlo a pezzi. Eppure si può amare, anche tanto così, come Lei, che ha donato al mondo, agli aguzzini, ciò che aveva di più prezioso, anche della sua stessa vita: suo figlio. Ed è questo amore che vi auguro. Fatto di debolezze e di nudità vera.
Quella di un uomo, spogliato ed inchiodato, ma messo a nudo solo dal suo amore e non dalla sua carne: Lui anche nella fragilità ha scelto come prima cosa di amare, spoglio di tutto ha deciso di donare, nel dolore si è caricato dei problemi degli altri, nella disperazione ha scelto di fidarsi, nell’agonia ha scelto di salvare il peccatore che aveva una scintilla di fede, donando speranza, fino alla fine, oltre ogni logica.
Così l’Amore ha vinto: con un uomo spogliato della sua forza, della sua giovinezza, del suo futuro, delle sue certezze, ma che sarebbe rinato in virtù di un amore che non poteva essere spezzato. E per trovarlo anche noi, quell’amore, dobbiamo rischiare di essere trafitti.
Nessuno potrà vederci per quello che siamo davvero, sotto la nostra armatura, se indossiamo una corazza.
Dobbiamo avere il coraggio anche noi di trovarci a Colle Vento: un luogo scoperto, dove siamo fragili e veri, fino in fondo. Il luogo dove anche Lui è stato, Lui che ci ama di un amore puro, Lui a cui lasceremo curare le nostre ferite più profonde riempendole di un nuovo senso, nonostante i tagli continueranno a farci male.
Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!