San Tommaso d’Aquino descrive il matrimonio tra San Giuseppe e la Maria. Il teologo, nei suoi scritti, dà una interpretazione positiva all’unione sponsale tra i genitori terreni di Gesù.
Ne parla Don Marcello Stanzione in “Appunti per una storia del culto a San Giuseppe” (Edizioni Segno).
San Tommaso d’Aquino di Mt 1,20, racconta così l’episodio dell’Annunciazione: «È l’angelo del Signore che disse a Giuseppe di non aver timore di sposare Maria, perché il figlio nato da lei è opera dello Spirito Santo». Un bambino nato «in lei per opera dello Spirito».
Un annuncio inatteso che cambiò i programmi della giovane Maria. Era già promessa a Giuseppe quando ricevette dall’angelo la notizia che sarebbe stata la madre del Salvatore. Ma tra l’annuncio e la nascita di Gesù, c’è un momento che segna la vita di Giuseppe e Maria: la celebrazione del matrimonio.
Parlando di questo matrimonio, Tommaso afferma che «la Madonna fu realmente sposata a Giuseppe, benché nessuno di loro usasse mai del proprio diritto».
Se non fosse stato così «la gente avrebbe potuto dire che Gesù era un figlio illegittimo, frutto di una relazione illecita. Cristo aveva bisogno del nome, delle cure e della protezione di un padre umano. Se Maria non fosse stata sposata, i Giudei l’avrebbero considerata un’adultera e l’avrebbero lapidata. Giuseppe fu così il testimone dei più grandi misteri della vita di Gesù Cristo».
Il matrimonio di Maria e di Giuseppe, osserva San Tommaso d’Aquino, «fu un vero matrimonio. Essi erano uniti l’uno all’altro dall’amore reciproco, un amore spirituale. Si scambiarono quei diritti coniugali che sono inerenti al matrimonio, anche se, per il loro voto di verginità, non ne fecero uso. Spesero la loro vita intera intorno ad un Bambino che amarono e allevarono come tutti i genitori».
Non si può dire che le riflessioni di Tommaso d’Aquino sul matrimonio di Giuseppe e la Madonna abbiano avuto un influsso simile a quelle di San Bernardo sulla letteratura spirituale e sull’arte. Ma si può pensare che siano state prese in considerazione dai religiosi e preti desiderosi di costruire chiesette o almeno di dedicare cappelle a san Giuseppe. Come testimonianza di culto dell’antica chiesa di Bologna, mantenuto vivo per secoli attraverso i Servi di Maria.