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10 canzoni per celebrare la Festa della donna

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 08/03/21
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Alcuni versi tratti da canzoni italiane d'autore per celebrare la festa della donna. Racchiudono parte della bellezza e del mistero dell'universo femminile.

Siamo ancora in clima sanremese, e sulla scia della kermesse abbiamo pensato ad un modo leggero per celebrare la festa della donna. Oggi, 8 marzo, tirandoci fuori dai ritornelli triti e ritriti - a proposito di canzoni -, dalle (in)solite rivendicazioni (e la polemica su Beatrice Venezi che si fa chiamare direttore d'orchestra invece che direttrice?) e dalle strumentalizzazioni (perché i fiori al Festival in dono solo alle donne? domandone del secolo!) che ogni anno si affastellano intorno alla ricorrenza, vi proponiamo 10 brani che parlano della donna, alcuni famosissimi altri forse meno, da canticchiare, ascoltare o semplicemente apprezzare. Ma prima mi lascio andare ai ricordi di quello che questa giornata ha rappresentato per me negli anni... ognuna di noi avrà i suoi :)

Quando frequentavo le medie, i maschi della classe nel giorno della festa della donna "rubavano" le mimose dai rami esterni delle case intorno scuola, o dagli alberi rigogliosi dei parchi con quel giallo sfacciato e profumoso. Alcuni ragazzi si arrampicavano come veri eroi, e il trofeo conquistato non era mica uno scarno mazzetto ma un siluro di mimosa, lungo tipo canna da pesca, vabbè, ho esagerato, come un retino. E così tronfi di orgoglio e allegria arrivavano in classe e ce li porgevano con occhi sdolcinati e furbastri, sperando di ricevere chi un sì, chi un bacio sulla guancia, un sorriso, uno sguardo gentile.

L'aula veniva invasa da quell'odore potente, a tratti nauseabondo, dolce all'inverosimile, e c'era chi starnutiva, chi si lamentava, chi aveva i lucciconi agli occhi. Alcune prof. ci obbligavano ad aprire le finestre, ma quello avveniva già con cadenza ritmica ad ogni cambio ora - le classi degli adolescenti sono un coacervo di olezzi, tipo le gelatine tutti i gusti più uno di Harry Potter - e dopo cominciava la catechesi delle povere insegnanti sull'uso sapiente del sapone e del deodorante.

Ho un ricordo sereno della festa della donna. Mia mamma qualche volta coglieva l'occasione in quel giorno per cenare fuori con le sorelle, le cugine, e le amiche. Spesso al ristorante eritreo di mia zia. Mi portava con lei, ed io mi sentivo così felice di accompagnarla. Niente cose ridicole ed eccessive: solo buon cibo piccante, chiacchiere, musica tipica con annesso ballo tutto al femminile.

Sono la seconda di due fratelli maschi, e sono grata a mio padre e mia madre per avermi cresciuta ed educata da femmina. Anche le cose per cui da ragazzina mi sono arrabbiata o ribellata, oggi che sono una donna di 33 anni, sposa e mamma di due figli e mezzo :) - la terza è nella pancia - le apprezzo, mi rendono orgogliosa e mi hanno fatto guadagnare un sacco di gioia.

Ricordo che il primo capodanno dopo essermi fidanzata con quello che oggi è mio marito, alcuni amici organizzarono un fine settimana a Barcellona. Cesare disse: "se i tuoi non vogliono, non insistere". Io assunsi l'atteggiamento opposto: dovevo partire a tutti i costi. Non volevo essere diversa dagli altri, sembrare piccola, succube della mia famiglia "all'antica", oggi direbbero medioevale. Così dissi a Cesare di fermare i biglietti. Informai i miei genitori dell'intenzione di trascorrere l'ultimo dell'anno in Spagna, loro non si arrabbiarono, un paio di domande e poi silenzio. Avevo già indossato l'armatura da guerriera, pronta a tutto pur di vincere.

Qualche giorno dopo vennero in camera mia, non ricordo se insieme o separatamente, mia madre disse che un rapporto va messo alla prova, e non partire era un'occasione buona per farlo. "Che fretta avete? Se un giorno vi sposerete partirete insieme per il viaggio di nozze, e sarà bellissimo vivere per la prima volta quest'esperienza. Non vi sarete tolti il gusto". Mio padre aggiunse che non mi avrebbe "affidata" a cuor leggero a un altro uomo che tra l'altro non aveva responsabilità su di me, non essendo mio marito. Mi sentii preziosa, ancora imbronciata ma quasi sollevata li ascoltai seriamente restando in silenzio. Uscirono dalla mia stanza. Ora l'ultima parola spettava a me, ero maggiorenne: scelsi di restare.

Cesare fu quasi contento della mia decisione, non gli pesò perdere i soldi dei biglietti, mi disse: "se tu sei serena e anche i tuoi genitori, va bene così. Alla fine hanno ragione, sai? che fretta c'è?". Fu una tappa fondamentale: il nostro rapporto si rafforzò molto e ci scoprimmo ancora più uniti. E quando ci sposammo e la mattina dopo prendemmo i bagagli per partire per la luna di miele ci guardammo come bambini entusiasti per qualche istante all'aeroporto, e quello sguardo fu una frase perfetta.

A proposito di frasi, ora la smetto di raccontare cosa ha significato per me essere cresciuta da femmina, e vi propongo nella galleria fotografica alcuni passi per celebrare la festa della donna che ho estrapolato da canzoni italiane d'autore. Racchiudono parte della bellezza, del mistero, della capacità di illuminare di noi donne.

Sono tutte canzoni che mostrano vari aspetti della forza del femminile: la capacità di non perdere la speranza, di non arrendersi, di saper sognare anche quanto tutto sembra perduto. E poi il coraggio, il senso immediato del soprannaturale, il saper rivitalizzare le relazioni affettive, portare luce dove c'è ombra, sacrificarsi per amore degli altri...

E poi, per ricordarci come non dobbiamo mai diventare, basta mettere a tutto volume "Voglio una donna" di Roberto Vecchioni :)