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“La mia morte? La immagino come Papa in carica o emerito”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/02/21
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Papa Francesco esclude dimissioni imminenti. Lo dice in una intervista a un giornalista e medico argentino, in cui parla anche della sua malattia e della psichiatria

Papa Francesco conferma che le sue dimissioni non sono un tema all’ordine del giorno: sostiene di restare Papa o Papa emerito sino al giorno della sua morte.

Lei pensa alla morte? “Sì”. Ha paura? “No. Per nulla”. Come immagina la sua morte? “Come Papa, in carica oppure emerito. E qui, in Roma. In Argentina non torno”, dice.

Lo afferma nel libro di un giornalista e medico argentino, Nelson Castro, intitolato “La salud de los Papas” (“La salute dei Papi”). Al suo interno c’è una lunga intervista a papa Francesco anticipata dal quotidiano La Nación. Nell’intervista  il pontefice svela parte del suo futuro: da Papa in carica o da Papa emerito resterà a Roma, un ritorno nel suo Paese di origine è escluso (La Repubblica, 28 febbraio).

“No a un limite d’età per il Papa”

Già nella lunga e discussa intervista con Valentina Alazraki, corrispondente della Tv messicana Televisa, nel 2015, il Papa aveva risposto così alla vaticanista che le chiedeva quando sarebbe durato il suo pontificato: «Non mi piace pensare a un limite di età per il Papa». Già allora l’idea delle dimissioni non era nella mente di Papa Francesco. Nonostante il difficile periodo che da anni vive la Chiesa, tra veleni interni e scandali sugli abusi sessuali.



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La salute di Papa Francesco

Il colloquio di Francesco con Nelson Castro è avvenuto due anni fa, il 16 febbraio 2019. Oltre che della morte e ad escludere dimissioni imminenti, il Papa parla diffusamente della sua salute. Dice di sentirsi bene e di non avere mai avvertito limitazioni alla sua attività dopo l’asportazione di un polmone avvenuta quando era giovane.

La malattia al polmone

Ricorda il “difficile momento”, nel 1957, a 21 anni, quando ha subito l’asportazione del lobo superiore del polmone destro a causa di tre cisti. “Quando mi sono ripreso dall’anestesia, il dolore che sentivo era molto intenso”. “Non è che non fossi preoccupato, ma ho sempre avuto la convinzione che sarei guarito”.

Sottolinea che il recupero è stato completo: “Non ho mai sentito alcuna limitazione nelle mie attività”. Anche nei diversi viaggi internazionali – spiega – “non ho mai dovuto limitare o cancellare” nessuna delle attività programmate: “Non ho mai provato affaticamento o mancanza di respiro (dispnea). Come mi hanno spiegato i medici, il polmone destro si è espanso e ha coperto tutto l’emitorace omolaterale”.


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Per sei mesi dallo psichiatra

Papa Francesco non si sottrae agli argomenti tabù: la morte, la malattia ma anche i suoi passati dallo psichiatra. “Non mi sono mai psicanalizzato. Quando ero provinciale dei Gesuiti, durante i giorni terribili della dittatura, in cui ho dovuto portare le persone in clandestinita’ per farle uscire dal Paese e salvare le loro vite, ho dovuto gestire situazioni che non sapevo come affrontare. Sono andato a trovare una signora – una grande donna – che mi aveva aiutato a leggere alcuni test psicologici per i novizi. Così, per sei mesi, l’ho consultata una volta alla settimana”.

Era una psichiatra: “Durante quei sei mesi, mi ha aiutato a orientarmi su come affrontare le paure di quel tempo. Immaginate cosa sia stato trasportare una persona nascosta nell’auto – solo da una coperta – e passare tre posti di blocco militari nella zona di Campo de Mayo. La tensione che generava in me era enorme”.

bergoglio cardenal – ar

© DR
Durante la dittatura in Argentina, il Papa conobbe una psichiatria. E ebbe consulti con lei per circa sei mesi.

Ansia e gestione delle decisioni più difficili

Il Pontefice spiega anche che il colloquio con la psichiatra lo ha anche aiutato a imparare a gestire l’ansia e a evitare di prendere decisioni affrettate. Parla dell’importanza dello studio della psicologia per un prete: “Sono convinto che ogni sacerdote deve conoscere la psicologia umana”.



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“Rallegrati di essere nevrotico”

Quindi parla delle nevrosi: “Alle nevrosi bisogna preparare il mate. Non solo, bisogna anche accarezzarle. Sono compagne della persona durante tutta la sua vita”. Francesco, come aveva già detto una volta, ricorda di aver letto un libro che lo ha interessato molto e lo ha fatto ridere di gusto: “Rejoice in Being Neurotic” (Rallegrati di essere nevrotico) dello psichiatra americano Louis E. Bisch.

“È molto importante essere in grado di sapere dove le ossa cigolano. Dove sono e quali sono i nostri mali spirituali. Con il tempo, si impara a conoscere le proprie nevrosi”.

La musica di Bach lo fa sentire più calmo

Francesco parla dell’ansia di voler fare tutto e subito. Cita il famoso proverbio attribuito a Napoleone Bonaparte: “Vestitemi lentamente, ho fretta”. Parla della necessità di saper rallentare. Uno dei suoi metodi è ascoltare Bach: “Mi calma e mi aiuta ad analizzare meglio i problemi” (Agi, 28 febbraio).



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