Sono spesso esclusi, a volte felici di essere estromessi ma spesso travolti da un dolore che non ha patria, che non trova ascolto, che non viene considerato. Da un’intervista a cura dei volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII la testimonianza di un padre che ha subito impotente l’aborto del figlio.
Trama e ordito
L’aborto per i padri, un lutto ignorato
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I volontari del numero verde dell’Associazione di Don Benzi hanno raccolto la testimonianza di Pietro (nome di fantasia), che a distanza di oltre 6 anni sta rielaborando il lutto del post aborto, dopo esser stato costretto dalla legge ad accettare la scelta della propria compagna. Ecco il suo racconto. (semprenews)
Il figlio negato
L’uomo racconta la sua storia, nella quale si intrecciano difficoltà di relazione, precarietà economica, invadenze indebite della famiglia d’origine e l’assurdo patrocinio di uno stato che lascia alla donna sola il potere di decidere per la morte del figlio che porta in sè.
So che hai attraversato un momento di grande sofferenza per la morte di tuo figlio nascituro? Cosa è accaduto?
«Convivevo già da 6 anni con la madre di mio figlio ed avevo già un altro figlio di 6 anni. All’epoca solo io ero occupato con un lavoro stabile anche se molto impegnativo, perché lavoravo anche la domenica. Il nostro rapporto si era logorato moltissimo a causa della sua disoccupazione che si protraeva già da due anni e a causa dei suoi problemi caratteriali, che le impedivano di adattarsi alle esigenze dei titolari con cui veniva a trovarsi. La situazione era diventata delicata anche perché lei era cresciuta in un ambiente agiato ed aveva difficoltà ad adattarsi ad uno stile di vita più semplice. Era quindi spesso a chiedere soldi ai suoi genitori che iniziarono ad entrare in maniera sempre più invadente nella nostra coppia. (Ibidem)
La notizia della gravidanza: gioia e paura
Il bambino non era a budget, va eliminato
Col passare del tempo i suoi genitori la convinsero che quella gravidanza sarebbe stata di ostacolo, sia per questioni economiche, sia per la difficoltà che avrebbe avuto nella ricerca di un nuovo lavoro.
Pur sapendo che la mia compagna aveva gioito nel sentire battere il cuore del bimbo che portava in sé (me lo disse poi una sua amica con la quale andò dal ginecologo), pian piano venne convinta dai suoi genitori a disfarsi del bambino. (Ibidem)
Dolore e impotenza
Inoltre ho vissuto l’impotenza di essere padre in uno Stato che, con la legge 194 non tutela né il nascituro, né le idee del padre. Il papà viene totalmente ignorato nella scelta della madre sull’interruzione di gravidanza. (Ibidem)
Dall’odio al perdono
E’ arrabbiato, si sente ingiustamente escluso. All’inizio proverà odio e risentimento per la compagna madre e assassina di un figlio che era anche il suo. Ma, col passare del tempo, inizia a riflettere e a mettersi in cammino interiormente. La via d’uscita è la comprensione e il perdono.
mi sono sforzato di mettermi nei panni di questa donna che, consapevole o meno, ha preso questa decisione e ho cercato di comprendere quale strazio deve aver vissuto la sua coscienza nel negare la sua femminilità e la maternità e, per come è strutturata la Legge 194, ritengo che la stessa non venga applicata correttamente in quanto, pur prevedendo dei percorsi di consapevolezza nei consultori, viene applicata in maniera scorretta ed è unicamente volta all’eliminazione dei bambini. (ibidem)
L’aborto non risolve nulla ma dissolve la vita e le relazioni
Nell’incontro con Dio l’inizio della rinascita
“Nonostante questo ho pensato che se avessi coltivato questo odio non sarei stato meglio, per cui decisi che dovevo cambiare diverse cose nella mia vita. Una di queste è stata il ritorno alla fede, e ai Sacramenti”. (Ibidem)
Anche nella tristezza più cupa, ho sempre pensato che la verità e l’amore hanno un senso nella nostra vita.
Dura lex, iniquua lex
Da padre cosa vorresti dire al legislatore, a chi leggerà questa tua testimonianza?
«Desidero ardentemente che venga cambiata questa legge così iniqua e che non tiene conto della volontà di un padre. Non solo, questa legge secondo me è sbagliata anche per quanto riguarda le donne, perché non considera le conseguenze a livello fisico, mentale e spirituale di chi pratica l’interruzione volontaria di gravidanza, né aiuta la donna una volta che esce dalla clinica ad affrontare quello che, secondo me, è un vero e proprio lutto, la morte violenta del proprio figlio. (Ibidem)
Se parliamo di diritti, se ci sbracciamo e sgoliamo tanto per diritti che in fondo non sono nemmeno tali, che ne è – si chiede giustamente l’uomo – dei diritti del nascituro?
(…) Se gli viene negato persino il diritto di vivere? Mi sembra che sia stato Giovanni Paolo II a dire ” Una Società che uccide i propri figli è una Società senza futuro”. Io sono perfettamente d’accordo con il suo pensiero». (Ibidem)
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